Ecco l’articolo apparso martedì scorso sulla Gazzetta d’Alba, in cui Alberto Bianco, Coordinatore dei servizi di Progetto Emmaus sintetizza la sua visione della situazione attuale.
Parliamo con Alberto Bianco, psicologo e coordinatore dei servizi della cooperativa Progetto Emmaus.
Come va, Bianco?
«La cooperativa continua a essere in affanno. Si soffre per carenza di liquidità a causa dei tempi lunghi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. A fronte di un buon bilancio 2012, abbiamo dato fondo a tutte le riserve: ogni mese si deve aspettare fino al’’ultimo giorno utile, bilanciando entrate e uscite con la banca per pagare gli stipendi. Abbiamo aderito con fiducia all’iniziativa “sbloccacrediti” di Finpiemonte. Il primo trimestre del 2013, però, ci consegna una fotografia che evidenzia uno scenario di progressivo arretramento. Non ci sono state nuove ammissioni nei servizi residenziali gestiti dalla cooperativa. La prospettiva è di un anno duro».
Cosa fate per reagire?
«La situazione mette in crisi la capacità d’investire, in un momento in cui sarebbe strategico diversificare i servizi. Questo perché, nel cambiamento del welfare, abbiamo bisogno di innovazioni di processi e servizi. Per cooperative come Progetto Emmaus è fondamentale iniziare a superare il concetto di “mono-committenza” da parte del pubblico e immaginare altri orizzonti, diversificando l’offerta. Questo processo ci spinge a progettare, ipotizzando alcune trasformazioni o conversioni».
Come cambia in periodo di recessione il nucleo di mutualità, vero fondamento di una cooperativa?
«È questo il momento in cui riscoprire forme nuove per declinare la mutualità e attivare l’essere socio, lavorando sull’appartenenza e su strumenti di solidarietà interna: tra colleghi, con gli utenti e con i familiari, con le altre cooperative e gli attori del welfare locale».
m.v.