Dimmi e io dimentico;
mostrami e io ricordo;
coinvolgimi e io imparo.
Benjamin Franklin
Noi siamo “Liberabolla”. Pensando al nome per il nostro gruppo ci sono venute in mente le bolle di sapone, perché hanno dimensioni diverse, alcune volano più in alto altre meno, alcune scoppiano prima e cadono a terra lasciando un segno anche se impercettibile, altre si avvicinano e diventano una sola e in libertà viaggiano, occupano lo spazio e ci fanno divertire.
Tutte queste bolle siamo noi, sono i ragazzi del gruppo “Liberabolla” che vorrebbero avere la libertà di volare, di autodeterminarsi, di cadere e riuscire a rialzarsi trovando nuove strategie ma siamo anche noi educatori che con la nostra professionalità abbracciamo queste bolle e le accompagniamo in percorso di crescita e sviluppo verso l’ autonomia.
Il nostro gruppo è uno spazio aperto ai pensieri di ognuno, dove i ragazzi possono attingere alle loro potenzialità e capacità di scelta, ai propri talenti e punti di forza, perché stare insieme è occasione per mettersi in gioco, sviluppare capacità e competenze e strutturare una parte considerevole della personalità sociale.
I ragazzi del gruppo, come altri loro pari con disabilità, presentano, soprattutto in questa fase adolescenziale, difficoltà nello stabilire e mantenere relazioni con i compagni. Tutto ciò riduce la qualità e la quantità delle loro esperienze preludendo anche un impatto negativo nei processi di adattamento alla vita adulta e difficoltà di integrazione sociale.
Il gruppo diventa quindi un buon terreno per sviluppare ed esercitare le life skills, ovvero “le competenze che portano a comportamenti positivi e di adattamento che rendono l’individuo capace di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni ”.
Il nucleo fondamentale delle life skills è costituito da una decina di capacità: la consapevolezza di sé, il senso critico, la gestione delle emozioni, il decision making, un’efficace gestione dello stress, il problem solving, l’empatia, la comunicazione efficace, la creatività e le relazioni efficaci.
Nel contesto di “liberabolla” tutte queste competenze sono chiamate in causa e si creano continue occasioni in cui sperimentarle e migliorarle.
Gli adolescenti del nostro gruppo fanno fatica ad affrontare in maniera costruttiva i problemi che incontrano nella vita di tutti i giorni, spesso queste difficoltà provocano stress e resistenza nell’affrontare percorsi alternativi ma cercano un luogo di appartenenza in cui creare delle relazioni sociali.
Maslow definisce queste necessità come bisogni sociali e di appartenenza affermando che ogni individuo ha bisogno di avere rapporti interpersonali soddisfacenti che garantiscano l’appartenenza ad un gruppo, l’accettazione e la comprensione del proprio modo di essere, l’affetto e il calore di una relazione sana, di sentirsi amato, di cooperare, di partecipare.
“Liberabolla” nasce con l’intento di soddisfare queste esigenze per questo abbiamo proposto ai ragazzi di risistemare gli spazi dove svolgiamo le nostre attività, per creare un ambiente accogliente e funzionale, che possa diventare il loro luogo di incontro; così ci siamo messi all’opera.
Attraverso questo lavoro faticoso ma appagante, i ragazzi sono stati i protagonisti della scena, hanno cercato i colori più adatti alle pareti, hanno progettato un piano per le attività, hanno svuotato i locali e ridipinto l’intero appartamento.
Vivere questo tipo di esperienza lavorativa ha facilitato la maturazione sociale, il senso di appartenenza e la coesione del gruppo stesso. Impegnarsi contiguamente per raggiungere lo stesso obiettivo ha consentito il costituirsi di una mentalità di gruppo facilitando così la socialità e la capacità di collaborare.
I ragazzi si sono sentiti protagonisti di un’attività importante e grazie al loro impegno, alla responsabilità e all’autonomia nel gestire alcune parti del lavoro, hanno sviluppato una buona capacità critica.
Responsabilità perché sono stati capaci di soffermarsi e riflettere sulle situazioni che nel progredire dei lavori si sono presentate e allo stesso tempo esprimere una propria posizione.
Autonomia perché nonostante i condizionamenti esterni di noi educatori, i ragazzi sono riusciti a gestire alcuni momenti del lavoro senza l’aiuto di un adulto, ad esempio: hanno dipinto alcune pareti da soli oppure hanno ripulito la stanza quando hanno finito di tinteggiare o ancora hanno ritirato in maniera adeguata il materiale utilizzato.
Il lavoro ha permesso di vedere il gruppo nella sua evoluzione, queste fasi di sviluppo puntano ad un adattamento che trasforma le relazioni interpersonali in relazioni sociali.
Le relazioni sociali poi sono state alimentate da altri momenti di condivisione quali il pasto e le uscite sul territorio.
I pasti sono stati un ottimo momento di aggregazione, che ha permesso di lavorare sul nostro obiettivo principale ovvero non creare un gruppo formale bensì un gruppo che nonostante alcune accezioni di formalità, quali la presenza dell’educatore e un contesto strutturato, potesse avere le sembianze di un gruppo spontaneo. Il gruppo formale creato all’inizio ha proposto l’incontro tra individualità ma la spinta motivazionale ha permesso l’incontro dei ragazzi anche in momenti non strettamente legati all’orario del gruppo.
In modo particolare alcuni ragazzi si incontravano alcune ore prima dell’inizio del gruppo, facevano la spesa in autonomia e poi si occupavano della preparazione del pasto, mettendo in atto quelle che l’Oms nella definizione delle life skill nomina decision making.
Le capacità decisionali aiutano ad affrontare in modo costruttivo le situazioni che implicano una decisione. Secondo Galimberti la decisione è la formulazione di un giudizio in merito all’attuazione o meno di un’azione. Questo processo non è di per sé spontaneo, ma presuppone una valutazione delle conseguenze che seguiranno l’azione stessa. Nel nostro caso la decisione è “piccola” perché riguarda cosa mangiare e come preparalo ma è un gradino che non è stato facile raggiungere nell’immediato.
Il compito dell’educatore è stato quello di fornire gli strumenti che hanno permesso ai ragazzi di prendere la decisione giusta e di essere consapevoli delle loro azioni.
Il senso di autoefficacia sta continuando a crescere di pari passo con questo atteggiamento poiché ogni decisione è presa come individuo autonomo che porta la propria individualità all’interno del gruppo.
Se vi è maggiore consapevolezza, diventa possibile una scelta più informata, più libera, più consapevole. Questa consapevolezza riguarda non soltanto gli stimoli esterni, ma anche le proprie idee, i sogni, il flusso continuo dei sentimenti, sensazioni ed emozioni, a sua volta, l’autostima ne riceve nutrimento.
Piaget riconosceva molta importanza alle relazioni con i coetanei in continuo aumento soprattutto in adolescenza e nei momenti di gruppo perché diventano una fonte primaria di vicinanza e sostegno affettivo.
L’autostima, la vicinanza, il senso di autoefficacia sono state alimentate anche da momenti di condivisone con il territorio, le uscite ad esempio come il cinema all’aperto oppure le merende nei locali di Bra ma soprattutto la condivisione di uno spazio di lavoro con gli artigiani del territorio.
Un falegname, infatti, ci ha ospitati nel suo laboratorio, ci ha aiutati a lavorare il legno che servirà per realizzare il divano in pallet che i ragazzi hanno pensato di costruire per l’arredo del nostro nuovo ambiente di lavoro.
È necessario, dunque che il processo verso il benessere della persona sia radicato nel territorio e che tutte le risorse del territorio si attivino per generare insieme progetti comuni.
Tutta questa fatica e energia impiegata per sistemare i locali ha permesso la conquista di alcune abilità, il saper fare, ma allo stesso tempo il sostegno alla costruzione di un’identità personale ovvero il saper essere, in cui gli adolescenti si percepiscono tali e traggano dall’essere grandi le motivazioni per comportarsi di conseguenza.
A metà settembre ci sarà l’inaugurazione ufficiale del nostro ufficio braidese e la comunità locale è invitata a partecipare perché “Liberabolla” vuole avere un senso di appartenenza nella società e questo significa radicamento al territorio inteso come spazio, luogo di partecipazione e sviluppo della propria identità, all’interno della comunità.
Federica Mortara
Bibliografia
A. Palmonari, Gli adolescenti, Il Mulino 2001
P. Marmocchi, C. Dall’Aglio e M. Tannini, Educare le life skills, Erickson 2004
A. H. Maslow, Motivazione e personalità, Armando editore 2010
K. Lewin, Teoria dinamica della personalità, Giunti 2011
U. Galimberti, Il segreto della domanda, Apogeo Education 2008
J. Piaget, La psicologia, Laterza 1996
P. Amerio, Psicologia di comunità, Il Mulino 2000
A. Contardi, Verso l’autonomia, Carocci Faber 2006