“O è Natale tutti i giorni (o non è Natale mai)” è una canzone di Luca Carboni le cui parole sono state scritte sulla musica della splendida More Than Words degli Extreme.
Credo che questa sia la vera mission di chi sceglie la professione educativa: lavorare perché ogni giorno ci sia una rinascita, un cambiamento nella vita di chi ci si prende cura, sia questi un minore, un disabile o un paziente psichiatrico.
Questo presuppone, però, fare propria un’idea del Natale che poco o nulla ha a che fare con quel vecchio e stanco signore che, con la sua bella e rassicurante barba bianca, il suo rosso vestito così naturalmente inconfondibile e originale, promette a tutti di portare, in una notte, tutta la felicità del mondo, chiedendo in cambio una semplice letterina su cui scrivere i propri desideri. A viverlo così, il Natale è tutto troppo semplice, bello e deprimente: scrivo una lettera che molto si avvicina ad un elenco della spesa, la spedisco, aspetto il 24 dicembre, se mi ricordo vicino all’albero lascio due biscotti e un bicchiere di latte per quel povero vecchietto che è in giro per tutta la notte e il 25 al mio risveglio troverò tutto, o quasi, quello che avevo chiesto rendendomi conto che, appena scartato i regali, questi avranno perso molto del loro valore e capirò quanto l’attesa sia stata di gran lunga superiore alla sorpresa.
Altra cosa è considerare il Natale, credenti o meno che si sia, come l’evento di una nascita che si ripete ogni anno, come segno che sempre si può ri-nascere e cambiare il proprio destino. Ecco allora che la nascita presuppone un’idea, un progetto iniziale che deve essere pensato ed elaborato; implica una preparazione che può essere più o meno faticosa, più o meno lunga, per accogliere il cambiamento. Più di tutto implica che ci si metta in gioco in prima persona, che non si rimanga in una posizione di attesa, ma si diventi protagonisti del cambiamento.
Infine arriva il giorno tanto atteso, il giorno di Natale quando ti trovi di fronte ad una vera e propria nascita o ri-nascita che stravolge e fa vacillare tutte le tue certezze, che ti fa capire che il bello deve ancora arrivare perché inizia una nuova vita tutta da vivere e da scoprire.
Mi rendo allora conto che seppur ormai giunto all’età di quarant’anni non posso che continuare a credere nella magia del Natale, non certamente a quella di Babbo Natale, ma a quella che porta con sé la nascita di un bambino, con la rivoluzione e lo stravolgimento che ogni nascita porta con sé.
Tutto questo con la consapevolezza che quella nascita non è che l’inizio di un nuovo cammino che porterà con sé altri cambiamenti, altre fatiche e tante grandi e piccole rivoluzioni nella vita quotidiana. Questo perché un cambiamento non è dato una volta per tutte, ma richiede un impegno quotidiano per mantenerlo e migliorarlo. Per questo penso che chi si occupa di percorsi di cura debba credere che Natale può avvenire tutti i giorni perché nella relazione con l’altro, che sia una relazione terapeutica, educativa, di aiuto, l’evento della rinascita possa attuarsi in tutta la sua straordinaria potenza rivoluzionaria.
Massimiliano Vullo