Dopo una lunga chiacchierata, finalmente, decidiamo quale ricordo condividere per l’Emmaus Book: un aneddoto semplice, di una giornata entusiasmante e difficile allo stesso tempo.
Entrambe appena arrivate a Casa Maria Rosa, ci aspettava in comunità una domenica piena di cose che non sapevamo fare: non conoscevamo bene i ragazzi e le modalità per comunicare con loro. Era la prima volta in cui non eravamo affiancate da un operatore “esperto”: questo ci spaventava ma ci restituiva anche molto entusiasmo e grinta. Avevamo voglia di imparare, di essere attive e presenti nel lavoro, ma soprattutto volevamo rappresentare un buon riferimento educativo e di svago per i ragazzi. Decidemmo con loro di andare a Bra, alla Madonna dei Fiori, a fare un pic-nic per pranzo. Insieme preparammo panini e bevande, probabilmente dimenticando tantissime cose che erano importanti. Ma avevamo voglia di partire.
Trascorremmo una bella giornata, i ragazzi erano felici, c’era un bel sole di inizio settembre. Chiacchierammo, in un momento di libertà e serenità fatto di tantissime risate. Eravamo inesperte ma non ci importava, non vedevamo ancora le difficoltà. Pensavamo che tutto fosse facile da superare e in ogni caso i ragazzi erano e sono sempre stati la nostra priorità.
Il partire, organizzare una giornata, preparare l’occorrente ci sembrava un aspetto che non poteva prescindere dal lavoro, la partecipazione attiva dei ragazzi e la voglia nostra e loro di andare rappresentava lo stimolo quotidiano. Ricordiamo comunque un po’ di stanchezza derivata dalla responsabilità del gestire quella che ci sembrava una piccola grande famiglia – quel giorno affidata a noi.
Nel tardo pomeriggio il rientro: dovevamo ancora sistemare la comunità lasciata completamente sottosopra durante i preparativi per la partenza, e poi preparare la cena. Il turno sarebbe dovuto finire alle 20, sicuramente eravamo già in ritardo sulla tabella di marcia ma come sarebbe accaduto molte altre volte negli anni successivi… ci eravamo fatte prendere da tutta quella allegria.
Saliti sul furgone per ritornare ad Alba, in quel Ducato che ci sembrava così grande da guidare, non riuscivamo a capire come funzionasse la pedana per caricare le carrozzine: ci sembrava bloccata. Eravamo spaventate, pensavamo persino di averla rotta ma i ragazzi non si lasciarono intimorire, sicuri che in qualche modo ce la saremmo cavata. Non sapendo come fare chiedemmo aiuto a una persona a noi cara, che venne appositamente per darci una mano per capire come sbloccarla: dopo un bel po’ ci riuscimmo. Ora ridiamo su questo, ma non ricordiamo se l’avessimo raccontato ai nostri colleghi… probabilmente no!
Quella sera, come quasi tutte le domeniche in cui eravamo in turno insieme, non riuscimmo a uscire puntuali. Ma il rispetto del tempo “formale” non rappresentava la cosa più importante. Eravamo stanche, ma felici di aver fatto, anche se nel nostro modo un po’ confusionario, il meglio possibile per passare una bella domenica estiva con i ragazzi.
Federica Mortara e Irene Castiglione