“Ci sono volte in cui non è semplice pensare alla solitudine, alla casa silenziosa. Poi però cerchi di andare oltre, di immaginare il futuro e sei felice, perché capisci che la crescita è qualcosa di bello e che potrà produrre buoni frutti. Il nostro percorso è questo: accompagnare i nostri figli, e anche noi, a un domani solido”. Così un genitore condivideva in primavera le sensazioni legate all’imminente autonomia abitativa del figlio. Tutto accadeva all’interno del progetto finanziato nella cornice del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Il figlio rispondeva così: “Non avere paura per me mamma, io sono contenta, e questa mia felicità ci manterrà sempre legati”.
Il progetto è dedicato ad adulti con disabilità lieve, residenti sul territorio braidese, offrendo opportunità per sperimentarsi in situazioni di autonomia condivisa con pari. Viene garantito supporto educativo per le autonomie del quotidiano, l’affiancamento di educatori nell’ ambito della formazione digitale, supporto psicologico per beneficiari e famiglie che affrontano il tema del distacco e l’uscita dal nido. “I tempi sono lunghi, così come la burocrazia, e tanti sono gli elementi ancora da definire. Eppure il progetto è innovativo sia per i beneficiari sia per l’equipe operativa composta, da professionisti provenienti da tre cooperative. Il modello di lavoro operativo è da costruire: sicuramente sarà una sfida”, dice la referente per la nostra cooperativa, Michela Ponchione. E prosegue: “Da ottobre 2023 la sfida è iniziata con tanti dubbi e poche certezze, talvolta con l’impressione di navigare a vista e di non aver ben saldo il comando della nave ma con in mente sempre il risultato finale: ambizioso ma raggiungibile. Da giugno 2024 possiamo dire di avere con noi tutti e 6 i beneficiari del progetto. Non è stato semplice individuarli e soprattutto non è stato semplice contaminare le famiglie e i genitori a scegliere di dar vita a pensieri lungimiranti nell’ottica del “dopo di noi”. “Sperimentarsi oggi per poi riuscire domani”, sembra quasi un concetto banale, ma si è rivelato in realtà così potente da mettere in moto pensieri, preoccupazioni e dinamiche di protezione, molto sbilanciate verso un convinto rifiuto di fronte all’opportunità”.
I due gruppi oggi sono composti da 3 donne e 3 uomini che si sperimentano settimanalmente con attività preparate dall’educatrici Michela, Chiara e Michela: regole di convivenza, come arredare una casa, come fare la spesa, come cucinare, come prendersi cura degli spazi comuni, seguire un’alimentazione corretta ed equilibrata. Come fare le pulizie e con quali strumenti, fare la lavatrice, gestire una cassa comune e spese personali. Prosegue Michela: “Durante questo percorso Claudio, Fabio, Andrea, Elisa, Jessica e Tiziana hanno potuto sperimentarsi in un alloggio palestra, nella città di Bra, nella convivenza e nell’organizzazione del quotidiano con il supporto delle educatrici. Come in ogni convivenza sono venute a galla caratteristiche personali e abitudini di casa difficili da integrare con quelle di altri, angoli da smussare e compromessi da sottoscrivere. La sfida della convivenza è la sfida della relazione, del saper stare e del saper essere, in un contesto nuovo da costruire e da connotare di senso”.
E conclude: “Senso è un altro termine che ci portiamo appresso da mesi, come operatori sociali ci interroghiamo sul senso educativo e sul modello di lavoro da costruire e condividere. Innanzitutto, è stato importante riconoscere a ognuno il proprio ruolo e la propria professionalità, perché solo riconoscendosi è possibile valorizzarsi e, in base al bisogno, indirizzare i beneficiari verso il professionista più corretto o permettere ai beneficiari di sapere a chi rivolgersi. Creare un’equipe multi-professionale con professionisti provenienti da realtà diverse richiede tempo ed energia per comunicare, contaminarsi, spiegare e motivare alcune scelte, conoscere il contributo prezioso di ognuno. Questo processo è iniziato e nei prossimi mesi vedrà inserirsi le figure di 4 oss (due della cooperativa Alice e due della cooperativa Progetto Emmaus) che si occuperanno di affiancare i beneficiari per una decina di ore a settimana nelle azioni pratiche del quotidiano”.
Infine, un’analisi del contesto. Il tessuto sociale del quartiere sa spaventare e intimorire per la multiculturalità, per la presenza di persone con svantaggio sociale di diverso tipo: “La scelta di creare due convivenze guidate nei condomini di Via Sobrero ci fa ancora una volta ripetere la parola “sfida”, ma anche responsabilità, integrazione, spirito di adattamento e saper stare in un contesto ricco di caratteristiche e dinamiche poco conosciute. Il comune di Bra, il servizio sociale e l’equipe operativa dovrà avere in mente anche questa sfida e dovrà saperla condividere con i beneficiari, mirando a costruire relazioni positive e di reciproco aiuto laddove possibile”.
Progetto Emmaus