“La montagna è una magnifica “stanza” multisensoriale, a disposizione di tutti. I ruoli si spostano dentro incastri diversi e ti domandi se le marmotte, le aquile, lo stambecco fanno parte del quadro o lo abitano insieme a te. L’unica, in realtà doppia, possibilità è decidere se stare dentro o fuori da questa natura non addomesticata”
La Bottega del Possibile
E’ in programma Mercoledì 27 settembre 2017 dalle ore 8:30 alle ore 17:00 il Seminario dal titolo “La montagna: una visione educativa dall’alto” . L’incontro formativo è proposto dall’Associazione di Promozione Sociale ‘La Bottega del Possibile’ all’interno del filone sulla domiciliarità e disabilità della loro annuale BORSA DEGLI ATTREZZI. Ad ospitare l’evento sarà l’Hotel Residence ‘Villa Glicini’ in Via Val Pellice, 68/a a San Secondo di Pinerolo (TO).
Progetto Emmaus sarà presente all’iniziativa portando l’esperienza dei Tartufi di montagna, il gruppo di montagna terapia nato negli ultimi due anni in cooperativa, quest’anno anche realizzato grazie al sostegno della Fondazione CRT. Il progetto è nato nel febbraio 2016 dall’incontro tra la voglia di mettersi in gioco delle persone che sono ospitate nelle nostre strutture e la passione per la montagna di alcuni nostri operatori, insieme all’incontro con il gruppo di montagnaterapia del servizio di psichiatria dell’ASL CN1 e la nostra comunità psichiatrica.
L’idea aveva preso forma per provare da un lato a rispondere all’esigenza di integrare i progetti terapeutico – riabilitativi – educativi proposti agli ospiti delle diverse strutture, con strumenti di cura da affiancare alla pura terapia residenziale. Così come in passato era già avvenuto per la nostra squadra di calcio a 5 che partecipa al Torneo Matti per il calcio, piuttosto che per il gruppo di dramma terapia o il gruppo Le buone carezze, in cui ci si confronta su temi riguardanti l’affettività, o il gruppo del progetto orto. Esperienze che vedono sempre la partecipazione di persone che vivono o l’esperienza della malattia mentale o sono portatori di disabilità intellettiva.
Gli obietti di questo progetto sono diversi: lavorare sull’autostima della persona sviluppando fiducia in sé, autocontrollo, flessibilità e spirito di adattamento, sperimentare una dimensione di gruppo e convivialità, recuperare il contatto con il proprio corpo e riconoscerne i segnali, esplorando e decodificando i propri vissuti emotivi.
L’attività viene generalmente proposta in base al Piano Terapeutico Individuale o Educativo della persona, con valutazioni effettuate da parte della Referente del Gruppo Montagna, il Coordinatore del Servizio residenziale, presso il quale la persona è ospitata, e lo Psichiatra di riferimento. Si parte dall’interesse e dalla disponibilità dei partecipanti, tenendo conto delle difficoltà, delle capacità relazionali e anche fisiche di ognuno, definendo quelli che possono essere dei traguardi raggiungibili, che non vadano ad aumentare il senso di frustrazione, più volte sperimentato nell’arco della vita. Questo implica un lavoro di gruppo in cui tutti devono rimanere su un piano di realtà, non solo individuale ma anche gruppale (la meta va raggiunta insieme, nessuno deve essere lasciato indietro), per poter andare a comporre insieme un calendario con delle mete raggiungibili e stimolanti allo stesso tempo. Il segreto è lanciare “sfide” affrontabili che non siano né troppo facili né inarrivabili. Il gruppo ad oggi vede la partecipazione di dodici persone: due operatori, quattro ospiti della comunità e sei dei gruppi appartamento, ma l’idea è quella di lavorare sul coinvolgimento di enti esterni, collaboratori, volontari o altre associazioni come il CAI, se non tirocinanti o ragazzi e ragazze del servizio civile interni alla cooperativa.
E’ in questo secondo anno di attività che il gruppo si è ritrovato coinvolto in un processo di identificazione dove tutti quanti hanno sentito la necessità di consolidare maggiormente l’esperienza alla quale stavano partecipando, chi da più e chi da meno tempo, proponendo di identificare il gruppo con un nome preciso. “Tartufi di montagna” è stata la decisione, perché in qualche modo si voleva far emergere la provenienza del gruppo, pensando quindi a qualcosa che fosse tipicamente albese: il rinomato Tartufo Bianco. L’immagine del tartufo è piaciuta anche per il suo connotato di prodotto molto prezioso, che però si trova solo scavando in profondità, e spesso non lo si trova scavando da soli ma facendosi aiutare.
In questo sta la vera identità del gruppo dove i vari componenti possono stare insieme, a prescindere dalla loro patologia o disturbo, sia esso psichiatrico o di disabilità psichica, perché alla fine gli obiettivi su cui si va a lavorare sono gli stessi. Certo è che la sensibilità deve essere diversa da parte di chi conduce il gruppo, e che l’entusiasmo di chi è alla sua prima esperienza diviene forza trainante per chi invece ha paura di sperimentare nell’ennesimo fallimento; così come fondamentale diviene l’esperienza di accompagnare il percorso dell’altro. Nelle nostre cordate non c’è una sola guida esperta, ma a turno, a seconda della situazione, ognuno può diventare guida dell’altro e può essere guidato. L’unione di psichiatria e disabilità (come per altri progetti trasversali di cooperativa) rappresenta una sfida.
L’evento formativo in programma sarà una buona occasione per conoscere e confrontarci con altre realtà che da tempo sperimentano metodologie e progettualità diverse.
Luana Giordano, Infermiera Professionale