“Per me questa casa è protezione, appoggio, sostegno. Un luogo dove è possibile soddisfare i bisogni primari. Ringrazio le due Elena, che mi aiutano con pazienza ad esempio nel preparare il curriculum, ad ascoltare le difficoltà, a gestire i problemi. Sono contenta qui. La casa la paragono a un posto sacro: c’è un detto in Albania che dice “chi ha costruito una casa è come se avesse costruito una moschea”. Il valore dell’abitazione è paragonabile alla chiesa, alla moschea, perché è sacra”. Sono i pensieri di un’ospite di Viavai, il social Housing pensato per aiutare donne sole o con figli che provengono da situazioni di difficoltà economica, maltrattamento, migrazioni, solitudine. Gestito dalla nostra cooperativa in collaborazione col Consorzio socio assistenziale Alba Langhe e Roero e la Convenzione Gestione associata Servizi sociali ambito di Bra, il progetto è stato realizzato con il contributo della Fondazione Crc e l’1 luglio ha compiuto il suo primo anno di età.
Le donne accolte in Viavai, a seconda del progetto sulla persona condiviso con gli operatori dei servizi invianti, possono essere coinvolte in progetti di educazione finanziaria, gestione della casa, educazione alla convivenza in un condominio, supporto alle capacità genitoriali, supporto nella ricerca del lavoro, accompagnamento nella fase di uscita dall’housing e nella ricerca della nuova abitazione. Tutto si svolge in via Santa Barbara, in 7 bilocali e 1 alloggio con 3 camere da letto.
Racconta Elena Boccon, coordinatrice del progetto: “Durante questo primo anno sono state accolte 13 donne (5 vittime di violenza) e 9 bambini. Le accoglienze hanno avuto caratteristiche diverse tra loro: alcune brevissime per situazioni di allontanamento dal nucleo famigliare, una di queste è durata 10 giorni, altre più lunghe con progetti di autonomia più articolati. Tutte però caratterizzate da un’idea di passaggio verso altre soluzioni abitative”.
Le voci delle ospiti si susseguono, costituiscono una trama narrativa fatto di gesti quotidiani, di lotte silenziose ma non per questo meno intense: “Per me la casa è come il luogo in cui sono cresciuta. Si respira pace, il percorso mi sta aiutando a crescere e soprattutto a gestire lo spazio e la quotidianità. Sono lezioni preziose che mi porterò dietro quando avrò la mia casa. Oggi sono la persona che voglio essere. Piano piano il percorso di crescita prosegue e anche se non è ancora finito, questa casa è preziosa”.
E un’altra: “Sono stata ospite di Casa Viavai, per circa sei mesi ho soggiornato presso uno degli alloggi. Come tutti coloro che varcano la soglia di questa casa, la residenza è avvenuta in un frangente della mia vita molto doloroso, in cui ho avuto bisogno di chiedere aiuto ma soprattutto di un giaciglio per rigenerarmi. Il personale mi ha accolto con un abbraccio affettuoso è si è mostrato con me e mia figlia sempre disponibile. E’ importante sapere che c’è sempre qualcuno pronto ad ascoltarti con un sorriso cordiale e porgerti il fazzoletto quando le lacrime solcano incessantemente le guance. Posso dire che la casa e tutti i componenti di essa mi hanno aiutata a ritrovare la forza, la fiducia nella vita, la volizione di riprendermi la vita, chiudere una porta e proseguire oltre. Grazie a tutti”.
Elena Boccon prosegue osservando come “il ruolo dell’equipe di lavoro assolve diverse funzioni: presidiare la casa, la sua cura (anche da parte delle ospiti) e manutenzione; facilitare relazioni tra le ospiti e di queste con familiari, i volontari, i Servizi e il territorio; stimolare al raggiungimento di obiettivi e autonomie condivisi con gli operatori dei Servizi. Fanno parte delle funzioni del gruppo di lavoro la cura delle relazioni con i volontari, un bene prezioso del territorio, in particolare le volontarie della parrocchia di Cristo Re, che come in passato ancora oggi sono coinvolte attivamente in attività di gruppo e individuali con le ospiti della casa.
Conclude Alberto Bianco, presidente di Progetto Emmaus: “ViaVai Social Housing l’1 luglio ha spento la sua prima candelina, festeggiando con gli amici e le amiche in un aperitivo informale nel cortile della casa. Un grande ringraziamento alle volontarie della parrocchia di Cristo Re – che fanno parte della casa con la loro disponibilità e il loro servizio: oggi portano avanti in autonomia il momento settimanale con le ospiti. Obiettivo futuro è quello di costruire ed incrementare la rete sempre più ampia e funzionale alle esigenze della casa e di chi la attraversa (Caritas, Associazione Il Campo, Consorzi, scambi con altri housing).”
Progetto Emmaus