Nutrire la vita mentale, accarezzare la psicosi CONTROPELO, non colludere con le difese psicotiche del paziente, crearsi nuove ipotesi, prevedere e preparare gli interlocutori a questo intervento, permettendosi di interpretare la crisi, la difficoltà, la fatica come aspetti positivi di questo processo…
Ridare dignità alla vita mentale dei pazienti, nominando ciò che la loro psiche non ha voglia di sentire, stuzzicando la loro energia vitale, evitando di interpretare banalmente: è una bizzarria, è un folle!
Questo è quello che ci ricorda e ci accompagna a fare il prof. Marcel Sassolas insieme al prezioso contributo del dott. Ugo Corino nel percorso di supervisione casi effettuato con i gruppi di lavoro della psichiatria della Cooperativa Progetto Emmaus, più alcuni uditori che non hanno voluto perdersi questa occasione formativa.
Partendo dalle elaborazioni e dal lavoro condiviso con P. C. Racamier, Marcel Sassolas condivide un’esperienza di più di trent’anni nella cura dei disturbi psicotici e ci sollecita ad avere come obiettivo la salvaguardia e la reintegrazione dell’attività psichica:
“E’ dunque essenziale ricordare instancabilmente qual è l’obiettivo della cura in psichiatria: non l’estinzione forzosa dei sintomi, accompagnata o seguita da un reinserimento sociale volontaristico del paziente, ma la salvaguardia e la reintegrazione della sua vita psichica, attaccata dai processi psicotici.” [La funzione curante in psichiatria alla luce dei concetti di Paul Claude Racamier- Marcel Sassolas]
Quindi ci forza ad andare oltre il livello dei sintomi per interessarsi ai processi psichici soggiacenti, per evitare il rischio del doppio diniego: negazione delle capacità del paziente (sociali e soprattutto di una vita psichica) e negazione della patologia, ma invece riconoscere entrambi ed esprimere questa convinzione sia con gli atti che con le parole.
L’azione parlante diventa centrale in questo processo di cura: “Così in una comunità terapeutica, lasciare a un paziente il libero uso della chiave della sua camera senza che noi ne disponiamo è un atto parlante che esprime la nostra convinzione che egli sia capace di gestire quello spazio materiale e il suo vissuto all’interno di quello spazio.
Allo stesso modo esigere che partecipi al gruppo di verifica che ogni settimana riunisce i residenti della comunità e i curanti che vi intervengono, e eventualmente sanzionarne l’assenza con un’esclusione temporanea, è un altro atto parlante che gli ricorda la dimensione terapeutica di questo soggiorno, dunque indirettamente l’esistenza in lui di disturbi psichici che tale soggiorno ha lo scopo di attenuare”.
Marcel Sassolas Psichiatra, psicoanalista, membro della Societé Psychanalytique de Paris e del Laboratorio di Gruppoanalisi, presidente dell’”Association Santé Mentale et Communautés” di Villeurbanne (Lyon) e, dal 1986, Direttore Scientifico dei “Cours sur les techniques de soin en psychiatrie de secteur”. Tra i molti suoi lavori, alcuni tradotti in italiano: Sassolas M. (1997), Terapia delle psicosi, Ed. Borla, Roma, 2001.
Ugo Corino Psicoterapeuta, gruppo analista e psicosociologo clinico. Presidente del Laboratorio di GruppoAnalisi, Membro A.S.P. (Associazione Studi Psicoanalitici). Insegna presso le Scuole di Specializzazione in psicoterapia S.P.P. di Torino e Coirag di Torino e Palermo. Ha pubblicato con M. Sassolas “Cura psichica e comunità terapeutica. Esperienze di supervisione. Processi di mentalizzazione e azioni terapeutiche”, Ed Stella, Rovereto, 2008.
Antonella Vietti
Grazie ad Anto per la riflessione e la sintesi… !!!
Ps: se qualcuno ha altri “racconti” e riflessioni da fare su altri argomenti, ben venga!!! Ciao!
E’ bello vedere come la formazione e la supervisione continuino ad essere uno dei pilastri del lavoro della coop… ciau a tutti!
Un giorno una persona, che allora era una mia responsabile, mi ha detto che chi dice di aver bisogno di supervisione ammette di non sapere…. bene io sono tra questi. Non so tutto, non sono mai arrivata e sopratutto quando sono dentro alle situazioni le vedo dal mio punto di vista ristretto e faccio fatica a vederle nel loro complesso. Quindi: ben vengano le supervisioni che ci aiutano ad essere efficaci nel nostro lavoro a volte così complesso…
Grazie Anto!
Saluti a tutti