Nutrirsi non sottende minimamente l’idea della privazione, di uno “slalom” tra i divieti, bensì l’idea di una scelta al positivo. E’ scegliere ciò che è meglio per il mio essere uomo.
Lorenzo Bracco, fisiatra e fisioterapeuta, fondatore della DNE (Dieta della “Nicchia ecologica”).
La riabilitazione passa anche attraverso il rapporto con il cibo?
In parte sì, per alcuni degli ospiti delle nostre comunità e dei nostri gruppi appartamento il rapporto con il cibo è molto particolare, per diversi persino distorto a causa della malattia mentale. Il cibo spesso è per loro uno strumento, ahimè inadeguato, con cui tentano di colmare dei vuoti che hanno dentro. Altre volte per noi è strumento di riabilitazione utilizzato per lavorare sulla cura del sé, per riattivare capacità pratiche e abilità sociali (fare la spesa) non utilizzate da tempo o mai apprese.
Il cibo diviene quindi uno strumento importante nel percorso terapeutico e riabilitativo dei nostri ospiti: da qui l’idea di pensare e progettare un percorso di educazione al cibo attraverso il quale educarli ad una relazione con il cibo più sana, più lenta e meno vorace. Sicuramente pensare un progetto di tale natura rivolto a pazienti psichiatrici e persone disabili non è cosa semplice, perché il rischio dell’infantilizzazione degli argomenti da un lato o la loro elevata astrattezza dall’altro può condurre a rendere il corso non usufruibile dagli stessi allievi.
Con questi due pericoli è riuscita con destrezza a cimentarsi la docente Maria Grazia Vincoletto dell’associazione Slow Food, proponendo temi importanti ma sempre partendo dalla pratica, rendendoli così accessibili a tutti i partecipanti al corso. Siamo solo all’inizio del percorso ma la sfida sembra già vinta, sia quella di pensare un percorso di tale natura rivolto a persone con problemi legati alla malattia mentale e/o a problemi psichici, sia quella di educare queste persone a una miglior relazione con il cibo.
Una dieta corretta significa scegliere di rispettare la nostra persona ad un livello olistico: definisce un modo di comportarsi, di vivere nel rispetto della nostra specie, della nostra psiche, delle nostre emozioni.
I nostri ospiti infatti devono fare i conti tutti i giorni con problemi extrapiramidali legati ai farmaci che assumono. Questo significa che, oltre alla malattia, il loro organismo è sempre impegnato a “combattere” contro qualcosa. E allora perché non cercare un rimedio nell’alimentazione sana ed equilibrata?
Il cibo è il principale componente del nostro organismo: una buona e naturale alimentazione determina lo sviluppo di cellule sane; un cibo sintetico è insalubre perché peggiora la qualità vitale delle nostre cellule.
Cucinare e mangiare ogni giorno cibi differenti è stimolante per l’essere umano, gli infonde piacere e migliora l’autostima (caratteristica spesso minata a causa della malattia). Ad ogni cambio di ingrediente il cervello passa dalla dimensione di routine a quella di ricerca: la percezione del colore, del sapore, della forma, della consistenza di alimenti sempre diversi fa stare bene, proietta verso l’esterno, infonde sicurezza e decisione.
Il solo maneggiare frutta e verdura permette di entrare in contatto con i principi attivi extranutrizionali e terapeutici degli alimenti, ovvero sostanze dal benefico effetto.
Il profumo della mela, ad esempio, ha la capacità di rilassare e abbassare la pressione: è sufficiente annusarla.
Un percorso pensato:
- per riattivare i cinque sensi con persone che hanno una dispercezione della realtà in cui vivono;
- per prendersi cura di sé attraverso il cibo;
- per far comprendere come la dignità della persona passi anche attraverso il cibo: ‘ciò che mangio e come lo mangio’;
- per far capire che il concetto di sano non sempre coincide con bello ma piuttosto con giusto.
In tutto ciò bisogna sottolineare come la risposta dei nostri ospiti, seppur inizialmente molto resistenti alla novità, è stata molto buona e la classe ha partecipato in modo attivo alle esercitazioni proposte, mostrando un notevole interesse e una capacità di mettersi in gioco molto elevata.
Grazie quindi a Slow Food che ha accettato la sfida di organizzare questo corso, grazie alla docente che si è buttata in questa esperienza con molta professionalità e voglia di fare, grazie agli ospiti della cooperativa Sociale Progetto Emmaus che hanno accettato la sfida e agli operatori che li stanno accompagnando in questo percorso.
Michela Ferrero e Massimiliano Vullo
Per ulteriori informazioni consultare il sito: http://www.slowfood.it/educazione/