La possibilità di “dire” è terapeutica perché consente alle interiorità di emergere, di allacciarsi allo sguardo altrui e di trovare contenimento, significato e ascolto. Per i neoassunti della cooperativa ormai da tempo è stato pensato un “rituale” in cui diventa possibile questo movimento utile a comprendere sé stessi in relazione al contesto di lavoro: a luglio educatori e operatori sanitari hanno partecipato al corso neo assunti. A causa del Covid gli incontri sono stati organizzati online, ma si sono potuti costruire momenti intensi dal punto di vista emotivo. E’ stata un’occasione per creare legami in un momento di incertezza, e di offrire un contenitore in cui potessero prender forma le sensazioni, le domande e le condivisioni.
Il corso è iniziato con la scelta da parte dei partecipanti di un oggetto che rappresentasse l’ingresso della persona in cooperativa: qualcuno ha scelto una penna, qualcun altro una stoffa rossa, un arcobaleno, il mare, un colibrì. Un modo per simboleggiare il percorso e lo stato d’animo correlato. Poi il coordinatore del gruppo ha raccontato la struttura di cooperativa, le aree e l’organizzazione. In entrambi gli incontri si è evitato un approccio scolastico classico è si tentato di rendere il momento partecipativo. “Abbiamo proposto la realizzazione di un disegno che rappresentasse “come ci si sente in cooperativa” e poi lo abbiamo mostrato sullo schermo. Abbiamo elencato le risorse e i limiti di Progetto Emmaus, e alcune delle parole emerse sono state: “Aperta, free, innovativa, operosità, libera, familiarità””, spiegano gli organizzatori del percorso Elena Boccon, Paola Settimo e Andrea Gosmar.
Tra i possibili limiti è emersa la “grandezza” della cooperativa: sebbene la dimensione possa rappresentare anche una risorsa che consente alla persona di sperimentare le proprie competenze in servizi e progetti eterogenei, il rischio è quello di non riuscire a conoscere l’interezza e la complessità delle varie aree. “Speriamo che questi incontri possano servire a trasmettere un senso di appartenenza e confronto tra persone che altrimenti non si incontrerebbero nella quotidianità professionale”. Sicuramente una delle qualità riconosciute da tutti i neoassunti è la figura dell’operatore unico, identità comune a tutti i lavoratori e che prevede che ognuno possa svolgere funzioni eterogenee, mantenere un’elevata flessibilità e sperimentarsi in un “fare insieme” dinamico in cui percorsi formativi differenti possano incontrarsi.
Infine, un concetto cardine emerso dagli incontri riguardava l’importanza del benessere dell’operatore: per ingaggiare e mantenere una relazione di cura efficace è fondamentale curare sé stessi, la propria interiorità e salute, in un contesto supportivo e capace di accogliere anche le incertezze, i momenti bui e le difficoltà del percorso.
Un secondo corso per neoassunti verrà organizzato in autunno, accompagnando i nuovi volti di Progetto Emmaus.