Sappi che tutte le strade, anche le più sole
Hanno un vento che le accompagna
E che il gomitolo, forse
Non ha voluto diventar maglione
Che preferisco non imparare la rotta
Per ricordarmi il mare”
Gianmaria Testa – cantautore
Cari amici e amiche,
Nel pensare al 2021 di Progetto Emmaus vengono in mente i semi. In un periodo sociale ancora incerto e tumultuoso abbiamo tentato di lanciarne molti. Come fa l’agricoltore: nonostante il maltempo e con fiducia nel successivo maturare. Vogliamo condividere con voi le voci di alcuni di questi semi.
Il primo “seme” si chiama 8Pari, il vino sociale realizzato dai colleghi di cooperativa B col supporto degli operatori. Quest’anno il progetto è cresciuto molto. Racconta il gruppo di lavoro: “8Pari è il nome di un vino che nel suo codice genetico trasmette un messaggio assente nelle ordinarie bottiglie. E’ un atto che antepone il soggetto all’oggetto, che considera valore il processo necessario a produrre e non il prodotto stesso, pur mantenendo una qualità artigianale molto elevata. In un mondo dominato da logiche opposte, in cui domina l’interesse per l’oggetto a prescindere dalla componente umana che lo genera, si tratta di una pedagogia ribelle e di una difesa immunitaria verso l’anomia e l’esclusione”.
Un secondo seme riguarda i bambini. La sua voce è quella delle insegnanti della nostra scuola dell’infanzia di Mussotto d’Alba: “Mai come oggi, in un momento di trasformazione sociale su molteplici livelli, diventa necessario ripensare le modalità pedagogiche e i modi con cui i bambini apprendono, crescono, formano sé stessi e quindi gettano le basi per il futuro. Qui da noi già da anni si parla di “asilo outdoor”, “pedagogia maieutica”, aperture collaborative con progetti esterni, educazione intrecciata alla natura: metodologie didattiche che rendono protagonista il bambino piuttosto che percepirlo come un fruitore passivo di stimoli”.
Un terzo seme che sentiamo di condividere riguarda le persone, i neoassunti della cooperativa – che hanno partecipato a uno speciale momento formativo. I senior raccontano: “La possibilità di “dire” è terapeutica perché consente alle interiorità di emergere, di allacciarsi allo sguardo altrui e di trovare contenimento, significato e ascolto. Per i neoassunti della cooperativa ormai da tempo è stato pensato un “rituale” in cui diventa possibile questo movimento utile a comprendere sé stessi in relazione al contesto di lavoro: il corso neo-assunti”.
Poi c’è il lancio del Social housing ViaVai, per aiutare donne sole o con figli che provengono da situazioni di difficoltà economica, maltrattamento, migrazioni, solitudine. ViaVai offre una casa e un’occasione per ricostruire gli strumenti utili a ripartire. Dice la coordinatrice del progetto: “Uno degli obiettivi primari del percorso è quello di rinforzare la territorialità e il senso di comunità, ovvero creare sinergia tra i vari luoghi di accoglienza del territorio: questo consentirà di attivare soluzioni calibrate sullo specifico momento di vita della persona. L’obiettivo ultimo è intervenire in modo integrato e flessibile sulle varie contingenze”.
Un altro seme lanciato a maggio si chiama La valigia di Arlo, come il personaggio del cartone animato. E’ un progetto territoriale dedicato ai giovani tra i 16 e i 24 anni che stanno sperimentando difficoltà nel proprio mondo interiore. I ragazzi possono partecipare ad attività artistiche, sportive, agricole, espressive, abitative, socializzanti, a viaggi e incontri. “Per la prima volta mi sono sentito che potevo decidere io sul mio futuro, sulla strada da intraprendere”, ha detto uno dei partecipanti al progetto.
Ci sono poi state le giornate di formazione della cooperativa, in cui abbiamo condiviso narrazioni. Momenti preziosi, di reale incontro tra generazioni, sogni, fatiche, destini. Dice un’educatrice professionale: “Abbiamo bisogno del passato, del presente ma specialmente di tanto immaginario futuro e di sogni ad occhi aperti. Innovazione o ritorno al passato? Credo entrambe. In questo lavoro in cui spesso ci si trova scoperti e con poche armi a disposizione, avere uno scudo come quello dei valori di riferimento aiuta ad orientarsi. Perché qualsiasi siano le scelte, le posizioni e i trabocchetti del mestiere, se si rimane fedeli al proprio ideale si sbaglia meno”.
Non possiamo scordare il convegno organizzato in autunno per celebrare i 25 anni di cooperativa e in cui abbiamo ospitato la psico-sociologa Franca Olivetti Manoukian. Che ha spiegato: “Continuare il cammino richiede di ricollocarsi in un contesto incerto, intriso di potenzialità e insieme di ripiegamenti e chiusure. Implica al tempo stesso riconoscere la vita vissuta fin qui. Ri-conoscere significa vedere quello che si è guardato per poter apprendere qualche cosa di diverso e nuovo che non si era considerato”.
L’ultimo seme che condividiamo è un articolo scritto da un gruppo di operatori e pubblicato a novembre dall’editore Franco Angeli, nella prestigiosa rivista Welfare ed Ergonomia. Dice uno degli autori: “Nel testo abbiamo tentato di raccontare il vino 8Pari con una voce differente, che alcuni definirebbero “tecnica” o scientifica, ma per noi è un modo di dare una dignità aggiuntiva al rituale di tutti i giorni, al gesto dell’agricoltore, alle fatiche dei lavoratori, agli ideali di cura e inclusione”.
Infine ci sono i semi lanciati in passato e già germogliati, e che continuano a dare frutti: ospiti, operatori, servizi e familiari delle strutture. Viva l’innovazione, ma ricordiamoci chi siamo. Crediamo che la zolla su cui stiamo sia sempre da curare e mai da dare per scontata, pur continuando a guardare il cielo.
Queste sono alcune delle voci di chi ogni giorno abita la cooperativa. Ce ne sono molte altre, che lo spazio di questa lettera non sarebbe sufficiente a racchiudere.
Abbiamo scelto questo modo di farvi gli auguri di Natale: donarvi un pezzetto di noi, delle parole dette e dei pensieri scaturiti, delle sementi sparpagliate negli ultimi mesi. Un sereno 2022 a tutti voi amici, colleghi, famigliari, utenti e volontari.
Alberto Bianco
… Dalla Fondazione Emmaus per il Territorio Onlus
L’Anno 2021 è stato l’anno della ripartenza. Riprendere a pensare, progettare e sognare è un dovere di tutti noi. La tappa albese del percorso “Pensiamoci per tempo” è stato anche un atto dovuto, mettendo al centro la resilienza e la ripartenza di tutti gli stakeholder. Fondazione Emmaus per il territorio onlus è stata al fianco di operatori pubblici e privati, famigliari, cooperative da tutto il Piemonte. Una delle prime occasioni per rivedersi in presenza e riprendere il filo del discorso interrotto con l’arrivo della Pandemia. L’anno termina con un rilancio del Dopo di Noi con le famiglie albesi per capire insieme cosa provare a realizzare nel corso del 2022. In attesa che nuove energie e risorse, uscendo dal periodo di crisi, permettano la ripresa dei lavori di Casa Nada. Armando Bianco
E’ POSSIBILE SCARICARE LA LETTERA CLICCANDO SULLE IMMAGINI SUI SOTTO: