Lavorare con i bambini significa dialogare con la delicatezza, con il sogno e con il “non ancora”. Significa immaginare nuovi mondi e maneggiare ogni giorno emozioni profonde e relazioni intime.
In questo universo c’è chi implementa e sperimenta nuove forme di apprendimento: nella scuola dell’infanzia Ns del Suffragio di Mussotto d’Alba gestita dalla cooperativa sociale Progetto Emmaus si parla già da anni di “asilo outdoor”, “pedagogia maieutica”, aperture collaborative con progetti esterni, educazione intrecciata alla natura: metodologie didattiche che rendono protagonista il bambino piuttosto che percepirlo come un fruitore passivo di stimoli, e che identificano il contesto esterno non come un semplice scenario da abitare ma come un organismo vivo, con cui scambiare emozioni e apprendimenti.
Ci raccontiamo così…
Per condividere con la comunità e i genitori queste linee di pensiero, la scuola propone una giornata “aperta”: l’appuntamento è sabato 22 gennaio, con orario dalle ore 10.30 alle ore 12.30 e nel pomeriggio dalle 15 alle 18.30. Durante questo incontro sarà possibile conoscere le insegnanti, visitare la scuola e partecipare ai laboratori creativi condotti da Le Colline di Giuca, con letture animate e costruzione di oggetti. In caso di interesse è possibile contattare telefonicamente la scuola al numero 349.106.6623 o alla mail infanzia@progettoemmaus.it.
Raccontano le insegnanti: “La specificità del progetto della Scuola dell’Infanzia risiede nell’esigenza di coniugare apprendimenti, relazioni e affetti (cognitività, socialità ed emotività) integrandoli in una prospettiva educativa che favorisca l’autonomia dei bambini e li renda protagonisti del loro sviluppo personale”.
L’apprendere ad apprendere, ossia diventare consapevoli delle proprie risorse, può cominciare in effetti a tre anni. L’insegnante non deve però limitarsi alla trasmissione delle informazioni, ma essere in grado di favorire una progressiva riorganizzazione del vissuto e del pensiero dei bambini, in un processo circolare in cui essi diventano protagonisti. “Per realizzare questi obiettivi pedagogici”, proseguono le insegnanti della scuola, “la progettazione resta aperta, e nell’agire si ridefiniscono gli obiettivi che potranno essere riprecisati o integrati con altri emersi durante l’esperienza. Gli insegnanti accolgono, valorizzano ed estendono le curiosità, le esplorazioni, le proposte dei bambini e creano occasioni di apprendimento per favorire l’organizzazione di ciò che i bambini vanno scoprendo”.
L’organizzazione di momenti di condivisione (festa dell’accoglienza, festa dei nonni, festa di Natale, ecc.) che coinvolgono tutte le sezioni e lavorano sul “senso dello stare insieme” promuovono lo sviluppo delle abilità sociali, aiutano gli alunni a sentirsi parte di una comunità e a sviluppare le prime competenze di cittadinanza. Il focus di questo modo di fare scuola non è tanto il semplice “uscire”, ma il riflettere sulle esperienze svolte in esterno, concludono le insegnanti, “cosa che comporta una connessione continua delle varie fasi, fatte di uscite e rientri, teoria e pratica, previsione e progettazione delle esperienze, momenti di monitoraggio, valutazione critica e documentazione.
È in questo contesto concettuale che prende forma la pedagogia maieutica. Il significato può essere sintetizzato in un’idea: “Fare esperienza insieme agli altri e affrontare in gruppo i problemi che rendono capace di imparare autonomamente”. Il presupposto fondamentale è che chi impara deve attivarsi, sviluppare le proprie risorse.