Il modello operativo del territorio
La Cooperativa Sociale Progetto Emmaus riconosce la famiglia, la rete parentale allargata, il vicinato, il volontariato dei singoli e delle organizzazioni, insieme con i servizi sociali e socio-sanitari, come risorse indispensabili alla realizzazione dei progetti di educativa territoriale e domiciliarità che hanno l’intenzione di porre in giusta attenzione il divenire esistenziale della persona con fragilità, i suoi legami con i luoghi e gli spazi di vita, la continuità delle sue relazioni significative.
Evidenziamo l’importanza cruciale del coordinamento da parte del referente istituzionale, il Consorzio Socio-Assistenziale o l’Asl, e l’opportunità-necessità di riunioni d’équipe (psicologa, neuropsichiatra, assistente sociale, educatore, oss, non professional) al fine di orientare le risposte e accompagnare la persona e la sua famiglia (che vanno fattivamente coinvolti come soggetti attivi, insieme agli operatori, nella progettazione e realizzazione degli interventi) nella fruizione delle risorse disponibili.
La nostra esperienza in progetti sul territorio ci porta a constatare come talora, in mancanza di risposte articolate e coordinate in una reale logica di rete, possa sorgere più di frequente la richiesta di attivare risposte meramente assistenziali e di emergenza: al contrario, un lavoro di rete tra i servizi permette una pluralità di risposte a fronte delle complesse problematiche che spesso le famiglie si trovano a gestire .
Ciò significa, d’altra parte, modulare gli interventi secondo un’ ottica il più possibile flessibile: sono il servizio nel suo complesso e l’ intervento nello specifico che devono adattarsi alla persona, ai suoi tempi e spazi e non viceversa.
Sono parole chiave di tale intervento l’autonomia e l’integrazione.
Autonomia: Non si intende tanto l’ indipendenza della persona sotto tutti i punti di vista, quanto la possibilità di identificare i propri scopi ed interessi (dal dissetarsi, all’allacciarsi le scarpe, al frequentare il circolo a due passi da casa) e di provare a raggiungerli senza esser sostituito da altri, se non e nella misura in cui ciò è strettamente necessario, implementando in tal modo il proprio potere e la capacità di scelta e le possibilità di esercitarle.
Integrazione: “la partecipazione attiva alla vita della società, che permette all’ individuo di usufruire delle diverse opportunità che essa offre a ciascuno, e che egli può cogliere in base alle proprie capacità, ai propri interessi e alle proprie aspirazioni” (Enrico Montobbio).
Indice dei contenuti:
Il metodo
Gli obiettivi
Le azioni
Il metodo
Il riconoscimento delle capacità acquisite: perché la persona con fragilità divenga un soggetto sociale attivo, deve possedere abilità relazionali e non solo, che gli permettano di integrarsi all’ interno del gruppo sociale (famiglia e società) di riferimento e diventarne, nel limite delle proprie potenzialità, un membro effettivo. Tali abilità sono da intendere in un’ottica dinamica, sono cioè, una volta riconosciute (anche attraverso un “bilancio di competenze”), allenabili e implementabili.
La ricerca-azione è il presupposto per la co-progettazione e condivisione tra i vari attori del cambiamento sociale e prevede:
- il coinvolgimento di tutti i partecipanti a partire dai primi momenti del processo decisionale;
- la condivisione degli obiettivi;
- l’attribuzione a diverse persone delle responsabilità specifiche relative al progetto;
- la collegialità delle responsabilità.
Il counselling. Si tratta di un metodo di intervento professionale basato su abilità di comunicazione e di relazione dell’educatore professionale. Parte da una richiesta esplicitata o da un bisogno emerso, espressa da una singola persona, da una coppia, da una famiglia, che avvertono l’esigenza di:
- ricevere informazioni attendibili e comprensibili su un argomento importante per loro in quel momento
- Individuare le risorse interne ed esterne su cui possono contare per affrontare un evento o una situazione nuova o difficile.
- Valutare in modo più completo soluzioni, ipotesi, progetti in vista di una decisione.
Questa metodologia permette ai soggetti coinvolti di:
- Facilitare l’emergere di nuove soluzioni.
- Valorizzare le risorse e accrescere l’autonomia e la capacità di scelta.
Obiettivo del counselling non è cambiare un modo di essere, ma il modo di fronteggiare il problema, raccogliere nuove informazioni, ampliare le ipotesi, scoprire punti di vista.
L’Animazione relazionale: privilegia le potenzialità espressive e creative della persona, la dimensione di gruppo, la relazione e la comunicazione, facilitando livelli di partecipazione meno impegnativi da parte di soggetti che presentano maggiori problemi ad integrarsi nel gruppo.
La Pedagogia Attiva: richiama la centralità dell’attività nelle sue diverse forme, dell’esperienza, delle iniziative all’interno dei cosiddetti Laboratori Pedagogici.
L’Integrazione con il territorio. Il territorio non è solo oggetto di attività specifiche (uscite, eventi, …), ma uno stile: in ogni laboratorio si cercheranno possibilità di aggancio esterne o come risorse o come possibili ricadute (spettacolo teatrale, proiezione dei video prodotti, utilizzo di spazi pubblici quali scuola, biblioteca, luoghi di ritrovo, …).
Il lavoro di rete. Presuppone attività di collegamento non solo tra servizi ma anche con i volontari, le associazioni, le scuole…. Parlare di lavoro di rete è parziale e riduttivo, in quanto non si tratta solamente di una modalità operativa, di un modo di lavorare; fondamentalmente la rete è una mentalità, un modo di pensare per meglio comprendere la pratica del lavoro sociale, la realtà con cui si viene in contatto. Non si considerano gli individui da un lato e la comunità dall’altro come oggetti da modificare, ma come elementi interdipendenti del sistema sociale, in una relazione nella quale il modificarsi dell’uno consente il modificarsi dell’altro.
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Gli obiettivi
- Costruire spazi neutri di incontro e confronto tra persone (con disabilità e non), che possano entrare in relazione attraverso attività aggregative, culturali ed espressive. Particolare attenzione verrà dedicata al privilegiare situazioni di gruppo accoglienti, stimolanti ed in grado di sviluppare nuove dinamiche relazionali che possano arricchire la rete sociale degli utenti disabili: parallelamente si cercherà di creare una maggiore consapevolezza delle capacità e dei limiti e della loro possibile conversione in elementi di forza per la progettazione di percorsi di autonomia.
- Realizzare percorsi di socializzazione primaria ed integrazione all’interno della comunità locale, progetti individuali di inserimento socializzante, e di accompagnare la famiglia nel sostenerne i percorsi di autonomia.
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Le azioni
- Attuare interventi diretti alla persona destinataria del progetto che vive una situazione di difficoltà e disagio con parziale o totale mancanza di autonomia, che le permettano di permanere nel proprio nucleo famigliare o nella propria residenza evitando i rischi di emarginazione e limitando il rischio di istituzionalizzazione; altrettanto sviluppare, ove importante, le necessarie abilità per poter compiere un distacco ed una crescita, anche emotiva, dal nucleo familiare.
- Attuare prestazioni d’ aiuto per il governo della casa, per il soddisfacimento dei bisogni essenziali, per consentire l’ accesso ai servizi territoriali di cui la persona necessita, in una logica orientata alla costruzione di percorsi di inclusione sociale delle persone con disabilità.
- Attuare interventi in collaborazione con la sanità, nel contesto di programmi e progetti assistenziali e/o educativi personalizzati, coordinati tra i vari soggetti volti a sostenere e a favorire l’ autonomia delle persone e la loro permanenza nell’ ambiente famigliare, o promuoverne le necessarie abilità per una crescita personale in autonomia;
- Prevenire situazioni di grave non autosufficienza, favorendo il recupero delle capacità residue di autonomia e relazione;
- Sostenere il nucleo famigliare nell’ assistenza domiciliare delle persone disabili, offrendo loro competenze specifiche e supporto specialistico e relazionale nel lavoro di cura. Assicurare un aiuto professionale all’utente o al suo “care giver”, cioè famiglia o altra persona che si prende cura con continuità del suo benessere;
- Favorire occasioni di formazione degli operatori coinvolti, specificamente mirata sul progetto individuale.
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