Il progetto Aiutatemi a volare nasce a seguito di un’attenta riflessione – inizialmente condivisa tra l’Associazione La Bottega del Possibile e i Servizi Sociali di Bra della ASL CN2 – in merito ai bisogni e alle possibilità oggi esistenti delle persone disabili, che vorrebbero vivere in modo autonomo in una loro casa, senza dover ricorrere a strutture residenziali. È realizzato in collaborazione con la Psicologia dell’ASI. CN2, la Cooperativa Progetto Emmaus (per la gestione educativa e assistenziale), la Cooperativa La Tenda (per il reperimento dell’abitazione) e grazie al finanziamento della Fondazione CRC.
Gli interventi attuati hanno coinvolto le persone con disabilità, i loro famigliari e la comunità locale (volontari, associazioni, cooperative, enti vari). Con questa iniziativa si è voluto sostenere concretamente l’esigenza di cittadini con disabilità lieve o medio-lieve di poter sperimentare un percorso di vita autonomo e al di fuori del nucleo famigliare, o di una struttura comunitaria, nonostante le loro difficoltà. Il progetto ha cercato di ottimizzare i servizi e di razionalizzare le risorse economiche disponibili per perseguire una migliore qualità della vita (l’esperienza ci dimostra che le persone acquisiscono maggiore dignità, ma anche che i servizi riescono a risparmiare!).
Per prima cosa si è badato ad aiutare le persone nello sviluppo di abilità, anche elementari, indispensabili per affrontare la vita quotidiana (come si gestisce il denaro, come si pagano le bollette, come si cucina, come ci si comporta in modo corretto per garantire la sicurezza e gestire le emergenze): aspetti fondamentali per riuscire a controllare le persone e creare con loro le condizioni logistiche e concrete per l’attuazione di un progetto di vita indipendente. Per questo è stato avviato un Corso verso l’autonomia, cui hanno partecipato dieci persone con disabilità, che sono state aiutate ad acquisire le abilità concrete per vivere in modo autonomo in collaborazione con persone esperte del territorio e operatori. Sono state poi verificate le abilità acquisite o ancora da sviluppare: questo per aver chiare le reali possibilità di ciascuno, punto di partenza indispensabile per rendere il progetto sostenibile. In questa fase, è stata valutata anche la loro capacità di potenziale indipendenza economica.
A seguito di queste prime fasi, nell’ambito del gruppo è emersa una prima disponibilità: due donne hanno scelto di vivere insieme in una casa autonoma. Un risultato molto importante, una scelta che le ha rese protagoniste, capaci di scegliere con chi vivere. A maggio 2014 è iniziata la loro convivenza, avviata con la presenza in alcuni momenti degli operatori (educatori professionali e operatori socio-sanitari) insieme alla psicologa: la casa è stata da loro stesse organizzata e sistemata, pur con la partecipata supervisione di esperti. Ciò ha consentito loro di essere aiutate soprattutto nella prima fase di avvio e di poter contare su un sostegno competente e sempre reperibile. Si è lavorato insieme (le persone coinvolte e tutti i soggetti nominati) per trovare occasioni di partecipazione e integrazione con il territorio e, parallelamente, opportunità di relazione con persone e volontari e con la comunità in generale (l’appartamento è proprio nel centro di Bra!).
Il finanziamento ha consentito di sostenere economicamente le spese per l’avvio della convivenza e la presenza degli operatori coinvolti, dando la possibilità di poter meglio definire quali sono le risorse necessarie e la condivisione dei costi da parte delle conviventi. Nel prossimo futuro la “convivenza in autonomia” coinvolgerà altre due persone. Quanto realizzato finora ci dà la possibilità di fare alcune riflessioni sull’importanza della realizzazione di servizi innovativi che consentano alle persone di costruire una propria vita rimanendo a casa loro, pur con alcuni aiuti professionali ed economici che possiamo definire più “leggeri”, ma non per questo poco importanti.
La collaborazione tra servizio pubblico, privato sociale, comunità locale e le protagoniste del progetto è stata molto efficace e permette oggi di rendere pubblica un’esperienza concreta, che potrà essere realizzata anche a favore di altre persone. Superare un approccio assistenziale, che non sempre riconosce le potenzialità delle persone e rischia di produrre dipendenza e cronicità, ha richiesto e richiede anche un cambiamento culturale che riconosca finalmente alle persone con disabilità una dignità in quanto cittadini e la possibilità di essere parte attiva e risorsa per sé e per gli altri! “Vola solo chi osa farlo… ” diceva qualcuno, ma “si può osare di più” se tutti insieme ci aiutiamo!