“Bisogna parlare ai bambini, ai vecchi, non è mai troppo presto né troppo tardi per parlare a un altro essere umano. E infine ci vogliono i baci, cioè l’amore, la sensazione di contare per qualcuno” P. Guillet
“Se la Langa è così, che io mangia o io beva voglio cantar!”: è anche così che i nostri anziani provano a dirci che ci sono! Che sono ancora attivi! anche se con qualche acciacco, anche sein carrozzina o con qualche amnesia, i nonni hanno ancora molto da raccontarci!
Vorrei provare a chiedervi quali immagini o pensieri vi vengono alla mente pensando all’anziano, e più nello specifico all’anziano in una casa di riposo; probabilmente : solitudine, malattia, morte, isolamento. Io invece voglio rilanciare con: vita, risate, divertimento, canto,condivisione, gruppo, perché la vita per un anziano inserito in una casa di riposo è anche questo!
In un tempo non troppo lontano il “vecchio saggio”, in quanto capostipite della famiglia, ricopriva un ruolo ben definito all’interno di quella stessa famiglia e della società: era riconosciuto come custode di un sapere che andava tramandato, era colui che deteneva la memoria, il sapere, a cui adulti e bambini guardavano con ammirazione. La società di oggi purtroppo rischia di vedere nell’anziano non più una risorsa, ma un peso, in quanto non più produttivo. È necessario invece ridare valore ed importanza a questa fase della vita, concederci il tempo di ascoltare ed apprendere da chi con il sudore e la fatica ha vissuto in un tempo ed una realtà che ora ci sembrano così lontani!
Saggezza fatta di cose semplici, genuine che ti arrivano però in maniera immediata e diretta dalle loro parole, dai loro racconti, dal trasporto con cui parlano di sé e delle loro “storie di vita”. Storie che ti permettono di fare un tuffo nel loro passato, che nel racconto diventa anche nostro.
Porsi in ascolto empatico dà loro modo di raccontarsi, di sentirsi gratificati, di rafforzare l’autostima, di ritrovare e riconfermare la loro identità e di trasmettere il loro sapere. Un sapere, una saggezza che è quella di chi è cresciuto portando gli animali al pascolo, di chi faceva merenda con pane e salame e un buon bicchiere di vino sotto una “cersera” , di chi cantava “Se la langa è così” tra un filare e l’altro, di chi ha combattuto in prima linea ed ha imparato i numeri da 1 a 10 in inglese perché ha avuto l’onore di combattere al fianco degli americani o di chi ha visto per la prima volta una persona di colore tra quegli americani e te lo racconta con lo stupore e la sorpresa di quel tempo. E poi di chi tra una mazurca e una polca trascorreva le feste di paese in balera o di chi partecipava cantando e mangiando al “cantèj’euv”, e poi ancora di chi per scaldare le gelide notti d’inverno dava una mano ai vicini e prestava lo “scaldau” perché i figli potessero andare a letto tra lenzuola e coperte meno fredde.
Come poter dare valore a tutto ciò? In una residenza per anziani sono numerose le figure professionali che si prendono cura dell’anziano e tra queste vi è l’educatore. Qualcuno potrebbe domandarsi qual è la funzione di un educatore in casa di riposo. Ebbene, se partiamo dal concepire l’anziano come soggetto attivo e custode di risorse, come persona che deve esser reso partecipe di ciò che si fa per e con lui, ecco che l’educatore gioca un ruolo determinante nel permettere ad ogni anziano di “condurre fuori” le proprie risorse e capacità residue. L’educatore può pertanto dare valore a tutto ciò che, poco fa, ho provato a descrivere e lo può fare mediante le tecniche di animazione e la Palestra di Vita (PDV).
Fare animazione non è improvvisazione o intrattenimento. L’animazione è quell’insieme di azioni pensate e progettate volte a far si che l’anziano si senta soggetto attivo e ancora abile! Solo coinvolgendo in maniera attiva l’anziano è possibile lavorare perché possa riscoprire le proprie risorse. Noi fungiamo da stimolo, siamo i conduttori di un “programma” i cui veri attori sono e devono essere loro: gli anziani! Ho voluto utilizzare il termine programma ricordando come, al termine di una Palestra di Vita una signora mi disse: “Bello! Mi sembra di essere in una trasmissione,un programma televisivo dove però ognuno di noi è un partecipante!” ma che cos’è la Palestra di Vita?
La PDV è un metodo di lavoro bio-psico.socio.educativo che si usa con gli anziani, è un’ attività di gruppo che può essere estesa ad gruppo allargato o a piccolo gruppo o multisensoriale, e in questi ultimi due casi l’attività coinvolge persone con decadimento cognitivo medio o grave.L’attività può essere condotta da 1 operatore formato mediante il corso di perfezionamento in psicologia dell’invecchiamento e si pone come finalità il miglioramento della qualità della vita degli anziani e di chi se ne prende cura. Per poter fare ciò la PDV prevede la strutturazione di momenti quali la valutazione dello stato di salute, la terapia dell’orientamento nella realtà (ROT), l’allenamento mentale, l’auto-mutuo-aiuto, i momenti di educazione alla salute e gli incontri con il territorio, la psicomotricità, il giornale vivente e l’utilizzo del canto come rituale d’inizio e di fine attività. La realizzazione della palestra di vita è pensabile in un clima ed un setting di fiducia dove l’anziano si senta realmente accolto ed ascoltato.
La PDV è ad oggi riconosciuta come terapia non farmacologica e gli studi condotti nel corso degli anni hanno dimostrano che tra coloro che partecipano alla PDV si è riscontrato un miglioramento del tono dell’umore, nello specifico gli anziani si mostrano più sereni. Si è rilevato inoltre un incremento delle relazioni amicali e una riduzione dei disturbi comportamentali. Al di là degli studi condotti, per quella che è la mia esperienza diretta con la PDV e più in generale con il lavoro educativo in casa di riposo, posso evidenziare come nel corso dell’ attività vi sia da parte di ogni singola persona la voglia, anche a 90 e più anni, di raccontarsi, di mettersi in gioco, di stupirsi e divertirsi! Ed è in questi momenti che la malattia o la solitudine si fanno un po’ da parte e lasciano spazio alla vita, al sorriso e perché no ad una sana risata! Risata che rende meno amaro lo stare lontano dalla propria di casa, dai propri affetti.
L’animazione e la Palestra di Vita possano inoltre essere per l’educatore due importanti strumenti di lavoro per la creazione di una rete con il territorio, rete che garantisca all’anziano di sentirsi ancora vivo ed ancorato con il “mondo fuori”. Le attività educative che si realizzano in struttura possono essere quella finestra che si apre sul mondo, finestra dalla quale l’anziano può curiosare e mantenere un legame con la realtà che lo circonda.
Nel corso del lavoro svolto in casa di riposo ho provato, nel mio piccolo, ad aprire delle finestre, a fungere da collante o ponte con il fuori per dar loro la possibilità di dare uno sguardo al presente senza mai perder di vista le loro storie, il loro passato. Un passato intriso di vita! Un passato in cui mi hanno permesso di curiosare, di entrare e di apprendere. È stato ed è tuttora per me arricchente l’ascolto di quel passato! Ci tengo, pertanto, a ringraziare ogni anziano incontrato perché mi sono stati regalati momenti e frammenti di vita!
Sara Bongioanni