Il progetto “Il sapore delle cose” nasce dalla riflessione che l’alimentazione sia diventata un ambito sempre più complesso da gestire nella vita quotidiana. Spesso c’è la difficoltà ad avvicinarsi con gusto al cibo, con la tendenza a consumare piatti poveri, o addirittura senza un’adeguata preparazione.
Incontrare gli ospiti della Comunità Emmaus, dei Gruppi appartamento “2Passi” e “Si può fare” e condividere con loro l’esperienza del laboratorio di educazione alimentare è stato per me un momento molto piacevole e costruttivo; alcuni di loro hanno espresso la voglia di mettersi in gioco per recuperare l’aspetto piacevole dell’alimentazione.
Tale progetto di esperienza alimentare è stato proposto con l’obiettivo di permettere ai partecipanti di riappropriarsi del gusto (che ha un ruolo importante nella scelta dei cibi), di migliorare lo stile alimentare, la qualità del vissuto, nonché la conoscenza di sé stessi attraverso questo aspetto di vita. L’iniziativa è stata realizzata grazie al sostegno della Fondazione CRT, all’interno del progetto ‘Durante e Dopo di Noi: prove tecniche di inclusione’, finanziato nel Bando Vivo Meglio 2016.
Nonostante la notevole quantità di informazioni nutrizionali e la loro facile reperibilità, continuano non solo ad esistere ma ad aumentare le patologie legate ad un comportamento alimentare sbagliato. Ciò dimostra che le sole informazioni non bastano, ma occorre fare esperienze nuove e funzionali al recupero di un comportamento corretto e salutare. La complessità che sta dietro all’atto del mangiare sicuramente non risparmia chi ha difficoltà psicologiche e disturbi psichiatrici. Stili di vita non corretti e uno scarso grado di attenzione alla salute, con scelte e comportamenti alimentari incongrui, complicano le cose, oltre al ruolo che ha il cibo per tutti noi, e in particolar modo per le persone con un disturbo psichico, nel gestire le emozioni e l’assunzione di alcune terapie che hanno come effetto indesiderato l’alterazione della fame e del senso di sazietà.
Nelle scelte alimentari entrano in gioco molteplici fattori: le preferenze gustative, le abitudini/pressioni sociali/motivazioni religiose, la complessità di preparazione dei piatti, la facilità di approvvigionamento, le patologie che richiedono norme dietetiche specifiche, il costo, le informazioni/conoscenze sugli effetti salutari di un determinato elemento, le emozioni ed altre motivazioni. Tra questi il gusto risulta il principale determinante delle scelte alimentari, seguito dall’abitudine a consumare un certo cibo.
Il progetto si proponeva quindi di stimolare la curiosità verso un altro modo di mangiare, recuperare l’esperienza del piacere e del gusto nell’azione dell’alimentarsi, e promuovere un atteggiamento più adeguato verso gli alimenti. Gli incontri hanno permesso di aumentare l’attenzione e la consapevolezza durante i momenti del pasto, scoprire le proprie modalità di stare a contatto con il cibo, potenziare l’esplorazione dell’alimentazione attraverso i cinque sensi, porre attenzione sui propri gusti alimentari e rallentare i tempi nel consumo dei cibi.
Insieme si è cercato di focalizzare l’attenzione sulle proprie modalità di nutrirsi e sulla piacevolezza del gustare il cibo, godendo delle sue proprietà sensoriali. “L’atto del mangiare non è così semplice come sembra: racchiude in sé molti significati, simboli, esperienze e ricordi. Quando cerchiamo qualcosa da mangiare siamo influenzati da tanti fattori e non sempre sono quelli ideali per la nostra salute. Purtroppo la frenesia del quotidiano ed il “bombardamento” pubblicitario a cui siamo sottoposti quotidianamente ci portano a scelte e comportamenti alimentari inadeguati, come consumare pasti veloci, spesso ricchi di zuccheri, grassi e carboidrati, ma dagli scarsi valori nutrizionali, mettendo a rischio la propria salute fisica e mentale. Mangiare di fretta fa si che si presti poca attenzione ai cinque sensi perdendoci tante caratteristiche dei cibi, le sfumature del sapore, i profumi, le particolarità tattili. Recuperando tutto questo, il cibo ci appare più gustoso e interessante”.
Questa è la cornice che ha accompagnato tutto il percorso intrapreso, costituito da cinque incontri pomeridiani tra i mesi di aprile e maggio 2017. Nei primi tre incontri abbiamo svolto attività che prevedevano assaggi al buio di ingredienti di base ed alimenti complessi al fine di esercitare, sperimentare ed esplorare i sensi; giochi volti all’approfondimento della conoscenza tra i partecipanti basati sulle preferenze alimentari ed al rinforzo del lavoro di gruppo, della cooperazione e condivisione. Gli ultimi due incontri sono stati dedicati alla preparazione di un dolce (dalla scelta al supermercato degli ingredienti più adatti, alla loro lavorazione in cucina).
“È stato bello vedere come l’iniziale diffidenza e titubanza verso le attività si siano poi trasformate ad ogni incontro in interesse, condivisione e divertimento. I partecipanti hanno saputo mettersi in gioco ed usare lo spazio del laboratorio per rafforzare le relazioni e condividere un aspetto di vita già sperimentato assieme nel quotidiano, ma con un’attenzione diversa. La collaborazione degli operatori è stata una preziosa risorsa per me e per i partecipanti che sono stati accompagnati nell’esperienza con attenzione e cura, nel rispetto delle loro caratteristiche individuali”.
E’ stata un’occasione per vivere con piacere, curiosità nuova e anche un po’ di leggerezza e divertimento, un aspetto quotidiano spesso sottovalutato.
Maria Teresa Giordano, Psicologa Psicoterapeuta