Questo il titolo della terza edizione del convegno nazionale di IMMAGINABILI RISORSE che si è tenuta ad ottobre a Milano. L’iniziativa è partita nel 2011 con la rete Includendo facendo tesoro di esperienze e riflessioni di numerose realtà del centro nord Italia; proposta come laboratorio di ricerca – azione strutturato attorno alle strategie ed alle metodologie efficaci per una reale inclusione sociale delle persone con disabilità nei contesti territoriali, nel 2015 si costituisce come gruppo di lavoro che prosegue le riflessioni intorno alle “Immaginabili Risorse”. Ogni anno la rete organizza un momento di incontro collettivo e di riflessione, accanto al lavoro costante di analisi, condivisione e valutazione di esperienze e buone pratiche che viene portato avanti dal gruppo, a cui partecipiamo attivamente.
Iniziato con una toccante presentazione dei “ladri di carrozzelle”, gruppo musicale fondato dalle persone con disabilità nel 1989, il convegno si è svolto presso l’Università Cattolica di Milano nell’arco di due giorni durante i quali sono stati organizzati dei momenti di plenaria, con esperti in materia di filosofia, servizi pubblici, docenti universitari, membri di oltre sessanta tra associazioni e cooperative del centro-nord Italia.Basata sulla ricerca d’azione e strutturata attorno alle strategie ed alle metodologie efficaci per una reale inclusione sociale delle persone diversamente abili, la conferenza di quest’anno ha visto partecipi otto colleghi di cooperativa che hanno partecipato ai laboratori metodologici che hanno affrontato diverse tematiche riguardanti il valore sociale della disabilità. Alcuni degli argomenti affrontati sono stati:
- COHOUSING, in cui si è cercato di ragionare sull’autonomia abitativa portando esperienze pratiche di varie cooperative ed associazioni; anche la nostra cooperativa è stata protagonista di questo workshop grazie a Davide Crudi e Michela Ferrero, che hanno parlato dei gruppi appartamento come modello di lavoro;
- FARE COMUNITA’ LOCALE, che ha affrontato il tema dell’attivazione ed integrazione del “soggetto fragile” nella rete sociale come mezzo per favorire la partecipazione e l’inclusione sociale;
- SVILUPPARE PROSSIMITA’ COMPETENTI NEL TERRITORIO, che ha visto come argomenti principali la formazione e l’allenamento del territorio e delle comunità locali all’inclusione, attivando, per es. gli esercizi commerciali come rete/risorsa di inclusione sociale;
- GENERARE E GESTIRE RISORSE ECONOMICHE, in cui si è parlato di quanto sia urgente ed importante rispetto alla futura sopravvivenza delle cooperative sociali, cominciare a ragionare con il mondo delle imprese e considerare il lavoro come forma di autonomia delle persone con disabilità, anche rispetto al “dopo di noi”. E’ estremamente necessario formare ed accompagnare le imprese in questo percorso e cominciare a ragionare su termini come Profit e Marketing, necessari più che mai ai giorni nostri per far conoscere il lavoro fatto e favorire questi processi anche in territori geograficamente distanti tra loro.
Le due giornate sono state ricche di stimoli e di esempi positivi e concreti di come sia possibile realizzare l’integrazione sociale della disabilità come valore e risorsa. L’inclusione sociale è promuovibile in un’ottica di reciprocità, che è attivabile in una dimensione generativa, nella quale i servizi producano valore sociale per le comunità nelle quali esistono e sono collocati. Questa formazione ci ha permesso di riflettere sull’importanza di favorire processi partecipativi, in cui le persone con disabilità e i loro familiari, insieme agli operatori, possano co-progettare e co-costruire gli interventi e le proposte che li riguardano.
Il modello di lavoro con le persone che presentano disabilità deve avere come focus principale quello della competenza della persona e deve considerare il territorio come risorsa e fonte di soluzioni possibili, che apra spazi ed orizzonti creativi inaspettati. E’ necessario quindi abbandonare l’ottica puramente assistenziale, basata sulla mancanza, e piuttosto concentrarsi sulle competenze/capacità, investendo profondamente sul territorio come risorsa e considerarlo fattore imprescindibile di realizzazione personale e collettiva.
In questo frangente, coloro che operano nel sociale, devono essere considerati come <<veicoli per generare energia sociale>>. Occorre quindi superare la concezione secondo la quale le persone con disabilità siano solo destinatarie di risorse e di cure. I servizi, attraverso gli operatori, devono proporsi come produttori di valore sociale, restituendo ove possibile, alla collettività, il valore connesso all’esistenza stessa delle persone con disabilità. Andando in questa direzione, la reciprocità implica scambio con il contesto, osmosi tra servizi, persone con disabilità e comunità. E’ necessario che l’operatore ponga se stesso insieme alla persona con disabilità in una condizione di rischio, di partecipazione e messa in gioco di sé in una dimensione più ampia e offra se stesso come accompagnatore di un’altra persone maggiormente (forse) fragile nella comunità. Il ruolo dell’operatore diventa quindi quello di mediatore nei contesti di vita della persona, aiutando i contesti a maturare una visione, modalità e strumenti relazionali diversi e affiancando la persona con disabilità nell’interazione. In questa dinamica l’operatore lavora affinché la persona metta in campo le proprie competenze e abilità, affrontando ed imparando a riconoscere e a gestire i propri limiti.
Delineando una nuova definizione di “operatore inclusivo”, lo potremmo denominare “enzima cre-attivo” oppure “attivatore appassionato di relazioni connesso al piacere di vivere” o, secondo la definizione di Andrea Marchesi “addetto al generatore di energia sociale”.
Processi reali di crescita e cambiamento avvengono solo se accompagnati da analoghi processi di crescita e cambiamento a cui si dispone l’operatore stesso insieme alla persona con disabilità, dove potenzialità, fragilità e vulnerabilità vengono messe in gioco da parte di entrambi in un ambiente da scoprire e attraversare insieme. Affinché si inneschino dinamiche di reciprocità, è utile considerare anche il benessere degli operatori. Gli operatori, come l’organizzazione hanno bisogno di cure. Oltre a valorizzare le competenze nel contesto organizzativo è funzionale, cioè, creare occasioni crescita degli operatori anche e proprio partendo dal loro benessere sul luogo di lavoro.
Quello che vogliamo per il fuori, per le nostre comunità, dobbiamo praticarlo anche per il dentro, per le nostre organizzazioni. E’utile essere portatori di coerenza tra ciò che desideriamo costruire per la vita delle persone con disabilità e ciò che costruiamo nelle nostre organizzazioni. Le conseguenze organizzative di tale cambiamento e le implicazioni per l’operatore (ma non solo) ci conducono ad indicare quale prospettiva la destrutturazione dei servizi, poiché la destrutturazione e la rottura della linearità aiutano ad innescare dinamiche inclusive e generative. Lo “spacchettamento” dei sevizi può consentire di passare da una loro gestione tradizionale ad una organizzazione per progetti rispondenti all’approccio inclusivo.
Questi momenti di formazione sono fonte di enormi spunti di riflessione ma anche di buone prassi ed esempi attivi. E’ di fondamentale importanza che ogni operatore si faccia portatore di questi messaggi positivi ed innovativi, ciascuno all’interno dei propri servizi, per guidarli in una riflessione allargata di cooperativa e farne tesoro quotidianamente nel proprio lavoro.
Jessica Bottigliero