Ciao Mariolino,
pensando a te non posso fare a meno di chiedermi qual è il senso della vita, la tua e la nostra. Diccelo tu che sei già partito sfavorito (sfigato, si direbbe adesso) o forse solo più lento nella corsa della vita. Forse era questo che dovevamo imparare, noi che corriamo sempre… Tu che sei nato fragile, vulnerabile, lento appunto, ma che sei stato circondato dalle mani tenerissime e tenaci di mamma Anita e da quelle forti di papà, che ti hanno protetto, sostenuto, accompagnato, e allora ce l’hai fatta anche tu a sfangarla, a vincere la tua gara.
O forse il senso era nell’allegria che inevitabilmente suscitavi con il tuo irresistibile sorriso sdentato, in quel tuo linguaggio improbabile, che ci costringeva a sforzarci per comprendere le tue frasi, fra il sacro e il profano, ad interpretare le parole strane che dicevi (che a volte solo Angioletta capiva, chissà come mai…). O magari il senso della vita è nella tua capacità di farti voler bene per forza, chiedendo baci e abbracci, ma ricambiandoli con altrettanta forza; nella tua capacità di amare alcune persone con determinazione, con disperazione a volte, e, guarda caso, erano quelle che riuscivano a capirti. Certo che eri unico, come tutti noi, ma unico. L’unico che potesse dire ad una donna che aveva delle belle gambe, senza che questa si offendesse! L’unico che voleva sposarne tante … facendoci ridere descrivendo già il vestito da sposa che avresti voluto che indossassero. Unico nelle tue solenni incazzature che esplodevano come temporali, per poi fare uscire il sole con la tua risata.
Oppure, il senso era in quel tuo nome: Mario; Mario come il nostro zio, l’eroe che a vent’anni fu ucciso nelle carceri di Alba dai fascisti e che ancora aspetta giustizia, e che, chissà perché, morì il 18 novembre ‘44, proprio lo stesso giorno in cui tu hai deciso di partire.
Diccelo tu se, come ha detto suor Nadia, il senso della vita è in quei tuoi splendidi occhi azzurri, chiari, trasparenti come cristalli, nei quali potevamo specchiare le nostre vite trafelate, inutilmente agitate e confuse. Occhi che si illuminavano e che, forse, vedevano lontano e che quando ti dicevamo “apri gli occhi”, ci folgoravano.
Diccelo tu se il senso della vita sta solo nel provare a viverla lo stesso, nonostante la fatica che facevi e che facevi fare…
Ma non importa saperlo; adesso cercalo tu il senso della tua vita. A noi hai regalato la voglia di cercare il nostro.
Adesso puoi correre, giocare, puoi volare, puoi cantare, puoi ridere delle nostre paure. Aspettaci Mario. Io voglio vederti correre.
Franco
Alba, 18 novembre 2019
Ringraziamo Franco per averci permesso di condividere questi pensieri di saluto a suo fratello Mariolino, che ci ha lasciato a novembre, e che ha vissuto diciassette anni della sua vita a Casa Maria Rosa, offrendoci la possibilità di conoscerlo. “Grazie Mario per la tua testardaggine, per averci ricordato ancora una volta che i limiti stanno negli occhi di chi guarda e tu sei stato bravissimo a superarli”.
Gli operatori di Casa Maria Rosa
Che emozione……grazie per il modo che avete di lavorare e per l’idea di mondo che portate avanti e che condivido con tutto il cuore.
E poi un ringraziamento speciale per l’amore e la pazienza dedicati a Mario e Angioletta.
Un abbraccio
Carmen
siamo noi che dobbiamo ringraziarvi per la fiducia che sempre ci avete dimostrato in questi anni. Un forte abbraccio da tutta Casa Maria Rosa.