Ero una maestra di asilo prima di diventare Oss.
Tutti mi dicevano che lavorando con i bambini lavoravo per la vita e che la disabilità e gli anziani mi avrebbero fatto conoscere l’altro lato di questa nostra esistenza: quello della sofferenza e dell’inesorabile viaggio verso la fine.
Tra un mese compirò un anno in Cooperativa Progetto Emmaus: un anno in qualità di Oss del territorio.
In pratica vado a casa delle persone, le assisto ed entro nel loro mondo, conosco le loro abitudini e le loro famiglie, e lì vengo fagocitata.
Non sempre è semplice perché la linea di confine tra il lavoro e l’affezione è molto sottile, bisogna saper “staccare” come dicono giustamente tutti.
Non ci sono bambini in quelle case, non ci sono piccole manine arrampicatrici o tenere vocine, Vero.
Ho trovato un mondo diverso, Vero, ma io i bambini continuo a vederli: vedo persone che sono state piccole e poi giovani, conoscendole, giorno per giorno riesco ad immaginarmele 50 – 60 anni fa mentre correvano, sognavano e non pensavano alle cose “da grandi”, persone anziane, Vero, ma con ancora tutto questo ancorato alla loro mente, al loro corpo, al loro cuore.
Vedo disabilità di vario genere, Vero, ma più passa il tempo più mi rendo conto che “disabile” significa scoperta, arricchimento, rinnovo… proprio come era lavorando con i bambini.
La mia speranza è quella di poter dare il meglio di me stessa ogni giorno con ognuno di loro, ma una cosa è certa più di questa: i miei utenti sono stati un dono e mi hanno permesso di ritrovare me stessa, quella bambina che osservava il mondo con occhi di gioia e speranza. In pratica non ho mai smesso di lavorare con la Vita.
Siamo stati tutti creati in dono per gli altri.
Francesca Rosso Oss di Territorio