Quando penso alle persone di Progetto Emmaus, penso che sono state la mia salvezza. Mi hanno aiutata molto. Ero in una posizione difficile: mio figlio aveva problemi, il padre era mancato. Contavo al cento per cento sulla Cooperativa. E lei c’era. Dal punto di vista pratico ed emotivo se domandavo aiuto ricevevo pronta risposta.
Mio figlio nacque nel 1965, la sua malattia emerse il secondo anno di università. Quando arrivò in Emmaus incontrò un porto sicuro a differenza dell’altro mio figlio che, a causa dell’assenza di una diagnosi, a lungo si sarebbe ritrovato a navigare in quelle che definirei “terre di nessuno”. Ad ogni modo, quando incontrai la Cooperativa non avevo più preoccupazioni o pensieri, non mi dovevo più chiedere: e adesso cosa faccio? Armando fu magnifico. Una persona di estrema umanità.
Tutti gli operatori hanno lasciato qualcosa di positivo. Pensando al passato e poi guardando mio figlio oggi, sembra di assistere a un miracolo. Perfino durante il lockdown forzato a causa dell’epidemia di Covid-19, Massimo e i suoi coinquilini non hanno patito l’isolamento. Sono rimasti chiusi in casa ad aiutarsi a vicenda. Ascoltavano musica, guardavano film. Sono amici da molto tempo e questa è la loro forza più grande. Mi sembra bellissimo.
Adriana Marino