“Da tre o quattro anni ero presidente del Comitato difesa malati psichiatrici (Di.A.PSI), un gruppo di volontari che operava per aiutare ragazzi altrimenti sprovvisti di servizi. Un giorno vidi, nell’ufficio che avevamo in vescovado, arrivare Armando. Mi bussò alla porta e ciò che accadde in seguito sarebbe stato destinato ad aprirmi il cuore.
Armando era interessato alla condizione dei malati psichici, riteneva che la situazione fosse vergognosa e i ragazzi in città allo sbando, le famiglie prive di qualsiasi punto di riferimento. Nell’immaginare alternative e possibilità visitammo altre comunità e constatammo “cosa non volevamo fare”, quali pratiche e attività a nostro avviso non corrispondevano alle esigenze degli utenti. Osservando gli atri costruivamo poco a poco un’idea di quello che avremmo voluto essere, ispirandoci agli elementi positivi e allontanandoci da quelli negativi.
Ci parlammo e dicemmo: se creiamo un servizio residenziale per i ragazzi, dovrà essere localizzato nel centro storico e non in periferia. Si trattava di un pensiero rivoluzionario. Armando con quei primi discorsi mi aprì il cuore. Oggi ad Alba tutto è cambiato, la città è animata da progettualità e strutture per ragazzi disabili, gruppi appartamento, decine di operatori. Una vera trasformazione, che grazie a Progetto Emmaus ha potuto accadere.
Ricordo che quando veniva assunto qualcuno in Cooperativa veniva detto, con disarmante semplicità: “Questo non è un lavoro come gli altri”.
Giuliana Revello