Nessuno potrà mai dimenticare quello che ha fatto Armando per i ragazzi più sfortunati e in particolare per gli psichiatrici abbandonati dalla società, spesso dalla famiglia per bisogno, per paura, considerati dagli altri pericolosi, degli alieni, a volte degli assassini apparentemente normali e quindi ancora più pericolosi. Nessuno comprendeva la malattia: vi era chi la considerava una “finzione” per non impegnarsi, chi gente pericolosa da cui stare alla larga. Armando ha dimostrato che tali persone sono come gli altri individui ma che ad un certo punto della loro vita a causa di un carattere più sensibile, e a causa di sofferenze, di shock, di isolamento, si sono ammalati nell’anima, nella loro affettività, non hanno saputo accettare la crudeltà della vita, della società, e sono andati in crisi diventando a volte persone irriconoscibili. No: Armando, con la sua intuizione e il suo impegno ha dimostrato che tali persone, se aiutate a organizzarsi una vita normale (gruppi appartamento) diventano “normali”, possono vivere con gli altri godendo di molte soddisfazioni e tanti di loro riuscendo a rientrare nella società dalla quale erano stati espulsi.
Armando ha creato i gruppi appartamento, uno, due, tre e altri ove i ragazzi vivono una vita normale, partecipano all’organizzazione della casa che sentono come propria, sono liberi – e sottolineo “liberi” – di entrare e uscire come fossero a casa loro, ma questa è casa loro. Alcuni vanno al lavoro, hanno le loro simpatie, fidanzate, affetti, e in questo sono aiutati da uno stuolo di operatori molto uniti tra loro e con un unico scopo: aiutare, capire, ascoltare, collaborare con i ragazzi.
Tali operatori sono chiamati a svolgere non un lavoro, ma una “missione”. Questo è sempre stato il primo punto richiesto prima di ogni assunzione. I ragazzi trovano nei loro “collaboratori” aiuto, comprensione, dialogo, affetto, stimoli (a volte anche rimproveri), senso di giustizia, molto importante per questi ragazzi vittime, spesso, di incomprensioni. Mi viene in mente Hitler, che aveva ordinato il loro sterminio considerandole “vite indegne di essere vissute”.
Un grande grazie ad Armando, Alberto e tutti i collaboratori. Resistere. Resistere. Resistere.
Giuliana Revello