Tutte le persone che accompagniamo nel loro percorso individuale all’interno delle strutture, ci insegnano qualcosa. Nel corso di questo lungo periodo di pandemia, però, abbiamo avuto la conferma che possono insegnarci molto più di un semplice “qualcosa”. Questo cambio radicale di vita credo abbia portato tanti di noi all’insofferenza e a tanti momenti di sconforto.
Ricordo di essermi chiesta tante volte: “Riusciremo a gestire i turni a contatto con le persone che risulteranno positive? … Sarà facile continuare con il nostro lavoro prettamente educativo? … Quanto ci costerà provare a lasciare fuori dalla porta d’ingresso delle strutture le nostre ansie e preoccupazioni legate a questo momento? … Continueremo ad accogliere l’emotività degli ospiti senza mostrare la nostra frustrazione? … ” .
Ho poi avuto modo di lavorare a contatto con cinque ospiti che vivono in un gruppo appartamento, risultati positivi e fortunatamente asintomatici, che per più di due settimane sono stati costretti a stare chiusi nelle loro stanze. Hanno dovuto vedere gli operatori trascorrere i turni con loro in vesti diverse: camici, mascherine, visiere e guanti. Hanno sospeso ogni tipo di uscita e di contatto con l’esterno, come giustamente è opportuno fare in queste situazioni.
Ma le risposte a tante delle mie domande me le hanno date loro.
Oggi è sabato, entro in gruppo e sento provenire dalle loro stanze il suono di una canzone: “… tu sola dentro la stanza e tutto il mondo fuooooriiii…na na na naaaa…!!! ” e le loro voci che intonano la canzone; qualcuno di loro vorrebbe ancora dormire e grida al compagno di abbassare quella musica!
Porto a tutti un caffè caldo che pensavo servisse a farli alzare dal letto, ma questa mattina ci ha pensato la musica. Scherzosamente chiedo loro da dove provenga quella spensieratezza mattutina.
DJ spiega che oggi pioverà e bisogna fare qualcosa per rallegrare la loro giornata perché il giochino passatempo sul cellulare oggi non basterà. Aggiunge che vorrebbe partecipare al programma televisivo “The voice” e per questo è importante allenarsi! Come contraddirlo! Mi chiede quando potrà riprendere con la sua attività di borsa lavoro e io una risposta, per ora, non ce l’ho.
L. invece, non perde l’occasione per sottolinearmi quanto sia spassoso riposare quasi tutto il giorno, non andare a lavorare e non dover svolgere le mansioni di casa. Meglio essere serviti e riveriti dagli operatori che ormai con le loro divise somigliano più a dei Puffi azzurri con qualche sfumatura di bianco, ma cucinano molto bene.
V. non perde occasione per ricordarmi quanto sia snervante non poter vedere le sue amiche, ma soprattutto il suo fidanzato. “Stiamo insieme da anni e mi dice sempre che gli manco tanto e che quando ci potremo vedere, passeremo tanto tempo ad abbracciarci. E poi noi, per stare bene abbiamo bisogno di vederci! Ho male al ginocchio, ho anche il mal di schiena che non mi fa dormire… e poi se non esce il sole il mio umore rimane grigio! Ma è inutile che io te lo dica perché tanto non lo puoi capire. Non puoi capire quanto sto male. Anzi, è proprio meglio che non lo dica perché poi mi metto a piangere e io non voglio piangere perché so che sono stata fortunata e che ci sono persone all’ospedale che stanno molto male!”
E tra me e me, invece penso che la capisco bene, perché anche io a volte ho paura di lasciarmi prendere troppo dall’ansia quando penso che, trascorso questo periodo, CI SARA’ TANTO DA RICOSTRUIRE; forse troppo. E non solo all’interno di queste piccole realtà.
S. preferisce nascondersi fra le coperte perché di parlare di prima mattina con un’operatrice che neanche conosce così bene non ne ha proprio nessuna voglia. Magari più tardi.
M. mi mostra la sua vecchia radio che intanto continua a trasmettere musica nonostante le lamentele dei compagni. Non ha tempo né voglia di ascoltare le lamentele questa mattina. Ci sono cose più importanti a cui pensare: fare cruciverba e leggere le sue riviste con un sottofondo musicale… un po’ rock. Inizia a sgridare i compagni perché reputa che sia impossibile che tutte le mattine debba pensarci lei alle lavatrici!
“Giulia, devi sapere che qui non ci sopportiamo più tanto perché non vediamo l’ora di poter uscire. Anche perché io ho le mie commissioni da fare… andare al negozio di telefonia, fare una passeggiata con un’amica, sentirmi libera di muovermi quando e dove credo. Non è che si può stare così per troppo tempo… che i miei impegni sono importanti!”.
Credo che le risposte a tutte le domande che mi ponevo da mesi me le abbiano date loro, in una sola mattinata.
E a fine turno torno a casa con la SPERANZA che torneremo a relazionarci con loro senza il pensiero che ci deve dividere quello scomodo, ma utile, metro di distanza. Torno a casa anche con la CERTEZZA che queste persone, sanno essere più forti di me e forse devo imparare un po’ da loro cosa sia realmente la leggerezza che ci salva e che pensavo di conoscere.
Giulia Rosso