Chi sperimenta difficoltà sovente viene reputato inabile, inidoneo a un mondo in cui tutti sembrano inseguire la prestazione ottimale, l’eccellenza e l’infallibile. Invece la difficoltà è caratteristica opposta: di chi ha saputo conservare la capacità di sentire, di chi mette in crisi i paradigmi dominanti, di chi non si accontenta di sistemi omologanti e assillati dal risultato.
Secondo queste linee “filosofiche” si è mosso Il progetto La Valigia di Arlo, dedicato ai ragazzi di età compresa tra i 16 e i 24 anni e realizzato da numerosi partner con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito del bando “Salute, effetto comune”.
L’obiettivo del percorso iniziato a maggio del 2021 è trovare gli strumenti adatti ai giovani per esprimere le proprie potenzialità e nuovi modi di abitare il proprio mondo interiore in un periodo storico denso di difficoltà.
Movimento corporeo, sostegno all’abitare, scrittura creativa, teatro, registrazione e produzione musicale, fotografia, sport, canto e improvvisazione, attività agricole, stampa naturale, sartoria artigianale, viaggi di gruppo: sono solo alcuni degli strumenti che verranno creati in base alla singola persona, alle sue preferenze e particolarità. La valigia di Arlo prevede anche un “vagone” su cui possono salire le famiglie dei ragazzi coinvolti, con la possibilità di confrontarsi, dare spazio alle emozioni e creare un luogo di apprendimento e di ascolto per gestire meglio la quotidianità.
A oltre sei mesi dalla partenza il progetto ha iniziato ad accogliere i primi ragazzi e i loro famigliari. Sono stati attivati gruppi di arte e musicoterapia, attività individuali e percorsi socializzanti. E’ il partecipante a scrivere – con il supporto dell’operatore – il proprio progetto di sviluppo, identificando bisogni e desideri, inclinazioni e predilezioni.
Un vero rovesciamento di prospettiva: la persona tiene le redini e non più il sistema sanitario circostante. Il periodo “critico” di vita diventa un’opportunità rigenerativa e trasformativa, terreno su cui impostare nuovi tragitti evolutivi.
Spiega Elisa Colombi, responsabile del servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’Asl Cn2 (partner del progetto): “Nel periodo storico che stiamo vivendo e che ci sta profondamente segnando gli adolescenti e i giovani insieme ai propri nuclei familiari attraversano un periodo di forte difficoltà in termini di sofferenza e di disagio, che ci attendiamo possa protrarsi nei prossimi anni.
La situazione di allarme, più volte segnalata dagli specialisti a livello nazionale e mondiale, era già in essere prima della pandemia ma è stata ulteriormente e gravemente potenziata dal “trauma sociale” conseguente”.
E aggiunge: “Per intervenire abbiamo bisogno di adulti consapevoli dei punti di forza ma anche delle fragilità che questo periodo storico porta con sé, e di adulti autorevoli che traccino sentieri e si facciamo carico della complessità dei nostri adolescenti, stando loro accanto in prima persona, condividendo perché no anche le proprie ansie e paure ma anche la fiducia di poterle affrontare”.
Infine, conclude Colombi, “abbiamo bisogno di adulti che sappiano che si vince solo insieme, che sappiano creare ponti e dare significato ad ogni pietra di quel ponte: la “comunità educante” è fatta dai genitori, dai nonni, dai coetanei, dalla scuola, dalle parrocchie, dalle associazioni sportive, dagli enti sanitari e sociali, dal privato sociale. La capacità di mettere insieme le risorse di ogni attore della rete per creare percorsi di prevenzione e di cura rappresenta la ricchezza più preziosa di una comunità, che lavora per proteggere e sostenere il proprio futuro”. Per chi fosse interessato a conoscere i dettagli o ad avere informazioni aggiuntive può scrivere all’indirizzo arlo@progettoemmaus.it.
Progetto Emmaus