I dialoghi della quotidianità sono il codice vitale con cui si costruisce il mondo, i mattoni invisibili di un continuo processo creazione. Una bambina della scuola Nostra Signora del Suffragio di Alba – che il 10 giugno ha festeggiato la fine dell’anno didattico – e una maestra parlano tra loro alla fine di due anni difficili per il mondo dell’infanzia – costretto a pesanti restrizioni e revisioni del proprio mondo sociale ed emotivo, causate dalle restrizioni per il contenimento del Covid.
“Alice, cosa avete fatto oggi a scuola??”
” Abbiamo fatto la crema di cioccolato!!!”
” La crema di cioccolato a scuola? ma dov’è la vostra scuola?”
” Oggi la nostra scuola era a Canove di Govone alla Nutkao, domani però sarà a Bra nella biblioteca civica e al museo del giocattolo. Le nostre maestre ci fanno vivere la scuola dentro e fuori le nostre Mura ci fanno conoscere il territorio ci fanno vivere nuove esperienze ci fanno incontrare persone interessanti e ci fanno viaggiare con la fantasia ma comodamente seduti sul treno!”
” E cosa farete prossimamente?”
“Beh siamo molto impegnati questa settimana perché stiamo organizzando la festa di fine anno, quest’anno si svolgerà nelle Colline di Giuca, il parco didattico”.
Testimonianza di leggerezza che racconta il tentativo di uscire dagli schematismi, di allacciare ponti col mondo esteriore. In un periodo sociale denso di preoccupazioni serve introdurre nuove modalità educative, più compatibili con le necessità del mondo odierno e meno orientate a rigidi schematismi. Serve dunque puntare sui più piccoli, sulle fasi iniziali dell’evoluzione umana raccogliere i frutti nel tempo lungo.
Spiega Doriana Cencio, responsabile dell’Area minori della nostra cooperativa: “Negli ultimi mesi abbiamo continuato a puntare sull’approccio maieutico e sull’educazione all’aperto soprattutto lavorando sulle dimensioni della condivisione, della cooperazione, dell’attendere e del rispettare i tempi e le unicità di tutti”. Per favorire l’inclusione e la creatività il progetto pedagogico della scuola tenta di coniugare apprendimenti, relazioni e affetti integrandoli in una prospettiva educativa che favorisca l’autonomia dei bambini e li renda protagonisti del loro sviluppo personale. Conclude Cencio: “L’apprendere ad apprendere, ossia diventare consapevoli delle proprie risorse, può cominciare in effetti a tre anni. Incentivare le autonomie dei bambini, far vivere loro esperienze dirette e pratiche, aiutarli a dare significato a ciò che compiono e ad apprendere “facendo insieme” è quanto proponiamo alle famiglie. Vivere in condivisione rispettando le caratteristiche e i tempi degli altri è un esercizio complesso soprattutto per noi adulti, sempre volti al fare “tutto e in fretta” e nella massima efficienza; invece i bambini hanno tempi diversi, si impara sbagliando e correggendosi insieme, ridefinendo la rotta ogni volta, perché se l’insegnante è un regista, il copione di ogni giornata spesso non corrisponde a quanto programmato”.
Progetto Emmaus