Un video, la storia di Giulio e un percorso di crescita
“Sono qui da novembre 2020, a seguito del passaggio in un un’altra comunità e di un gesto estremo. Da quando sono qua ho subito un ricovero perché la terapia non era adeguatissima, ma sono sempre riuscito ad affrontare la vita col sorriso”. Sono le parole di Giulio Ronco, ospite della Comunità Emmaus e pronunciate a maggio, quando un’equipe di Rai 3 ha realizzato all’interno della struttura un video-racconto nell’ambito di un ampio progetto di sensibilizzazione sul tema della salute mentale. L’obiettivo era in particolare quello di raccontare i percorsi di autonomia intrapresi nelle strutture nel continuo rapporto tra dentro e fuori, tra vita di comunità e attività e uscite nel mondo esterno. Giulio prosegue: “Il primo mese in Comunità per me è stato duro, perché in quel periodo si possono ricevere visite dall’esterno ma non abbiamo ancora le chiavi, il periodo di prova prevede una residenzialità diciamo a tempo pieno. Però questo serve anche per rompere il ghiaccio, per entrare meglio nelle dinamiche di gruppo, per monitorare la salute. Piano piano poi il percorso è stato più facile. Qui c’è molta attenzione alla responsabilizzazione dell’utente, alla crescita umana, al lavoro verso gli obiettivi di indipendenza”. E conclude: “Qui ho vissuto periodi in cui stavo molto bene – ero espansivo, facevo giri in macchina e uscivo con amici – e periodi più difficili. Da dicembre in avanti, quando ho cambiato terapia e intanto il percorso in comunità proseguiva, le cose sono andate ancora meglio. Penso che questa comunità, per il fatto di essere collocata nel centro di Alba, racchiuda un valore aggiunto e faciliti l’integrazione, i contatti con l’esterno, gli scambi. Grazie anche a un rapporto personalizzato e dedicato con gli operatori, sento che questo è un luogo prezioso che permette lo sviluppo integrale della persona, tra sfide e soddisfazioni che fanno parte della vita”.
Una persona è una persona
Nel video si ascolta poi la voce di Alberto Bianco, presidente di Progetto Emmaus, che spiega: “Abbiamo strutture molto piccole, dove se da una parte c’è la tensione per il raggiungimento dell’equilibrio economico, dall’altra permettono di cucire in maniera sartoriale di personalizzare tutti gli interventi”. Scorrono immagini di partite a calcetto, cibo cucinato, una quotidianità “terapeutica” proprio grazie ad una concezione dell’abitare non soltanto come un’azione che cura i bisogni materiali, ma anche quelli relazionali, sociali, umani, proprio attraverso la condivisione e l’incontro. Aggiunge Lorenzo Garzaro, direttore sanitario della Comunità: “Nel linguaggio medico siamo abituati a dire che una persona è schizofrenica, invece una persona ha la schizofrenia, ma una persona è una persona”.
Tra il dentro e il fuori: voci di persone in cammino
Ma la residenzialità di Progetto Emmaus, afferente all’Area psichiatria, è anche costituita dai Gruppi Appartamento. Dalle strutture “2Passi” e “Si può fare” raccogliamo altre voci, gocce di vissuti, esperienze e immagini. Raccontano come il rapporto tra l’interno dell’abitazione e mondo esterno possa assumere infinite sfumature e riverberarsi nelle emozioni con dettagli e traiettorie molto differenti.
Dice Roberto: “In generale ad Alba mi trovo bene, è una città vivibile. Le persone sono simpatiche, ma poi puoi trovare brutte sorprese pure, cioè persone diciamo non molto educate, ma la maggior parte sono brave persone. Ad Alba ho fatto il gruppo calcio a 5 dal 2017, quindi sono ormai 5 anni e sono un attaccante. La squadra si chiama “Fallo Tattico”. Nel 2018 abbiamo vinto la coppa al primo posto ad Alba e quest’anno siamo arrivati ultimi, coppa 11esimo posto. Nel gruppo calcio c’è da frequentare gli allenamenti e fare le partite a Torino. Gioco con Giuseppe, il mio compagno di stanza, ma siamo tutti dei bravi ragazzi”.
La città diventa luogo di esperienza, di contatto e appartenenza. Dice Giuseppe: “Mi trovo bene ad Alba. Sono qui da 12 anni, sono passato dalla comunità ai gruppi appartamento, poi ho fatto un periodo di nuovo da mio padre a Settimo Troinese, ma alla fine sono tornato qui. Qui vado a fare la spesa al Mercatò, gioco a pallone e vado ad aiutare al bar di Romolo. Non mi ricordo come l’ho conosciuto, ma quando è aperto gli porto il giornale, a volte lo aiuto a montare il dehors e svuoto i tavolini quando la gente ha finito di mangiare e bere. In cambio lui mi dà la colazione gratis. Romolo è bravo, mi trovo bene con lui. Lavorando lì ho conosciuto tante persone, quasi tutti, e mi salutano sempre. A Settimo non conosco più nessuno perché tutti si sono trasferiti, quindi preferisco stare qui che conosco un po’ di gente. In gruppo appartamento mi trovo bene con tutti, anche se ogni tanto la convivenza è difficile. Mi piace tanto fare la merenda tutti insieme, andare in giro nel weekend e mangiare al ristorante, perché queste cose a casa non le faccio”.
Caffè, mare e il sogno di andare a casa
Aggiunge Milena: “Sono venuta qui ad Alba nei gruppi appartamento diversi anni fa, dopo che sono stata male e i miei genitori non potevano più tenermi a casa. In gruppo appartamento mi trovo bene, con gli altri ospiti anche. Mangio con loro, esco con loro e sto molto bene. La parte più difficile è riuscire ad andare d’accordo tra tutti, quella che invece mi piace di più e il rapporto che ho con gli altri ospiti, con cui condivido tutte le mie avventure, sia passate che di adesso. Un’altra cosa che mi piace tanto è il gruppo “loro del mattino”, quando in gruppo ci troviamo davanti la comunità e poi con il mezzo andiamo da qualche parte a prendere un caffè, facciamo due passi e poi torniamo a casa. Ogni tanto facciamo gite più lunghe, dal mattino alla sera. La mia preferita è stata quando siamo andati al mare a Pietra Ligure. Anche se qui mi trovo molto bene, spero di stare meglio e andare a casa presto”.
La cosa più bella è aver preso la patente
Simone conclude: “Scrivo perche mi sento di dirvi due o tre cose: Emmaus per me e’ stata una casa e lo e’ ancora a tutti gli effetti l’Emmaus e’ una ottima possibilità di mettersi alla prova sia per il fuori che per il dentro, dipende da uno cosa fa e come si comporta. Grazie a tutti quanti gli operatori sono riuscito a fare grandi cose, ma la cosa più bella e’ aver preso la patente!”.
Il servizio video di Silvia Bacci, con montaggio di Max Carnemolla, è visibile sulla pagina del Tg Regionale a questo link
Guarda il servizio sul sito di Rai 3
PROGETTO EMMAUS