La parte B della cooperativa è dedicata agli inserimenti lavorativi di persone svantaggiate e ad ottobre questa esperienza ha raggiunto gli schermi nazionali. Racconta Alberto Bianco, presidente di Progetto Emmaus: “L’estate scorsa veniamo contattati dalla redazione di Melaverde – programma televisivo di canale 5 – che, volendo fare una puntata sul tartufo, ha proposto la nostra Osteria Sociale Montebellina come spazio cucina per veicolare, a fianco delle ricette, anche un tema di inclusione sociale di persone fragili, pur sempre in un programma di genere enogastronomico.
Inizia così un confronto con scambio di mail e telefonate con gli autori per dare forma alla puntata e veniamo coinvolti con idee e suggerimenti, nel dare significati e contenuti della puntata”.
Prosegue Alberto: “Copione, piano di produzione, lista stakeholder ed esperti da coinvolgere, siti e set per le riprese, immagini di copertura, ricette e liberatorie di vari tipi diventano parte della nostra quotidianità nel mese di settembre.
A metà ottobre, per aggiungere un pizzico di suspance, il Covid ferma la troupe che alla vigilia delle riprese si ferma ai box e viene sostituita in toto (regista, fonico, conduttore, direttore di produzione, autore, conduttore, cameramen, assistenti) e parte la tre giorni nelle Langhe. Un’esperienza ricca e stimolante. Stare dietro alla produzione e alle esigenze di questi professionisti e seguire il cronoprogramma intenso è stata una piacevole novità, perché abbiamo conosciuto persone piene di umanità e sensibilità, disponibili e flessibili nel conciliare istanze e bisogni differenti”. In cucina durante le riprese c’erano Beppe e Andrea, in sala Roberto, Mattia, Giangi e Alice.
E’ proprio Mattia – una delle persone che lavorano nell’osteria – a raccontare: “Quando mi hanno chiesto se avessi voluto partecipare alle riprese, ho risposto in modo affermativo con molta soddisfazione. Si trattava di un’opportunità per la cooperativa e per il territorio di farsi conoscere a livello nazionale. Per quanto riguarda le telecamere, sono riuscito a starci di fronte in modo naturale e non mi sentivo in soggezione. Era bello avere il presentatore di Melaverde per ore intere vicino, una persona professionale e che ha insegnato molto”.
E conclude: “Il lavoro nell’osteria in generale sta andando molto bene. A ottobre per 3 o 4 volte a settimana avevamo fino a 120 persone sedute ai tavoli. Impegnativo, ma davvero soddisfacente”. Roberto Intelisano, responsabile dell’osteria, ha aggiunto: “E’ stata un’esperienza nuova e imprevista: per due giorni circa 40 persone hanno lavorato per imbastire 5 minuti di video. Mi ha fatto piacere che la troupe di Melaverde sia rimasta affascinata dal concetto di osteria sociale e coinvolta nell’incontro con i ragazzi che lavorano qui.
Gli operatori del programma televisivo sono partiti da Bergamo pensando di fare un semplice servizio su un “luogo in cui lavorano persone con disabilità”, ma sono andati via con la sensazione di aver capito davvero cosa significa per noi l’etichetta “inserimento lavorativo”. Sento che abbiamo veicolato un messaggio importante a persone che si occupano ogni giorno di comunicazione, questo ha un valore cruciale per la sensibilizzazione e la creazione di una cultura più inclusiva”.
Dopo le riprese è il momento della messa in onda del programma: domenica 30 ottobre. Conclude Alberto Bianco: “Aumentano l’agitazione e la frenesia, col tam tam dei social di cooperativa che promuovono l’evento e tanta curiosità anima le persone coinvolte e chi ha osservato da lontano”. Franco Bodda, uno dei trifolau coinvolti nelle riprese, dice: “Pazzesco vedere come tre giorni di riprese siano stati condensati in 18 minuti.
Quel mattino siamo stati nei boschi dalle 7.30 a mezzogiorno con i cani a cercare tartufi seguiti dalle telecamere e abbiamo potuto osservare “la macchina della televisione” da vicino, fatta di ripetizioni più volte delle scene, richieste continue alla ricerca della versione ottimale, tra luci, suoni e contesto che cambia. Una bella esperienza”. Il giorno dopo arrivano le telefonate, i messaggi., gli attestati di stima e la soddisfazione per i due milioni di telespettatori che hanno visto in diretta la puntata. “Un ragazzo in osteria mi ha riconosciuto ed era gasatissimo”, conclude lo chef Andrea Adriano.
A prescindere dal bacino di pubblico generato dal programma, il processo di partecipazione e di creazione del prodotto-video ha voluto rappresentare un atto di sensibilizzazione e di narrazione, per contribuire alla diffusione di una cultura inclusiva in cui il mondo della gastronomia e del commercio possono intrecciarsi a paradigmi di pensiero più ampi, sociali e equi.
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Progetto Emmaus