«Occorre ergersi oltre la nebbia che ci avvolge, non disperdersi in essa, ma salire sull’albero più alto per cercare nuovi orizzonti e nuove strade da percorrere, riscoprendosi cambiati e pronti a ripartire, senza paura di seguire i sogni e le ambizioni». Sono parole trasformative quelle di Armando Bianco, presidente della cooperativa sociale Progetto Emmaus. Antietiche alla tragedia in cui versa il socio-assistenziale (ovvero i deboli: anziani non autosufficienti, disabili, famiglie indigenti, immigrati senza lavoro), settore sempre più vessato da politiche ciniche e tagli di risorse.
Da buoni piemontesi, alla cooperativa Emmaus invece di lacrimare si progettano alternative: «L’obiettivo è creare una fondazione legata alla tematica del “dopo di noi”, cioè la disabilità in età avanzata, raccogliendo le preoccupazioni dei genitori che vedono i figli crescere, diventare adulti, invecchiare», prosegue Bianco. «L’idea, forse ambiziosa, è di creare uno strumento non profit che sia in grado di intercettare risorse sul territorio da enti, istituzioni, famiglie e privati. Il fine? Poter garantire una sostenibilità a percorsi di crescita e autonomia per queste persone, non prescindendo dal servizio pubblico ma immaginando integrazioni e collaborazioni strette nella gestione, anche finanziaria, dei servizi».
La coniugazione tra pubblico e privato diventa l’unica possibile compensazione verso le inadempienze dello Stato, che preferisce destinare altrove le risorse. Prosegue Bianco: «Dopo un approfondimento teorico e giuridico, da inizio anno stiamo girando nel Nord Italia in visita a fondazioni già operative, per confrontarci, capire i punti di forza e di debolezza, i rischi. I periodi di crisi, ce lo ripetono tutti, sono anche straordinarie occasioni di cambiamento: un’opportunità, indotta dalla necessità di mettere insieme pubblico e terzo settore e reinventarsi».
Intanto i vertici della cooperativa Emmaus hanno raccolto, tramite dialoghi e incontri, le prime informazioni utili. Tra i problemi, il principale è il reperimento delle risorse (40 per cento del campione intervistato): per alcune realtà è stato indispensabile, in fase di avvio, il contributo a fondo perduto delle amministrazioni comunali o il contributo di fondazioni bancarie.
L’appello è implicito: qualcuno si dovrà “accorgere” del dramma e intervenire di tasca propria. Sempre legato alle risorse è il problema del mantenimento del patrimonio, per evitarne un’eccessiva erosione nel corso degli anni.
Conclude Bianco: «Oltre il 70 per cento delle spese è legato al personale, mentre in oltre la metà delle fondazioni esistenti sono presenti a livello decisionale i parenti stretti dei disabili. Venendo alle fonti di finanziamento, le donazioni del 5 per mille si confermano la prima fonte di introiti». Un “sogno” realizzabile con l’azione collettiva, dall’imprenditore al politico al cittadino.
Matteo Viberti (da Gazzetta d’Alba del 10.07.2012)
Bella idea… Bravi se riesco faccio un giro a trovarvi così mi spiegate bene. Marco
ps vedo che la foto è ancora gradita…quanto mi date di diritti? Ah Ah Ah
Eh, la foto è bella e si prestava bene… Per i diritti passa a pranzo a CMR!! ciao Sandra
Sandra, devi anche dirgli che il pranzo a CMR, con la cuoca Piera, è un “signor pranzo”…. ciao Marco, ci fa piacere se vieni a trovarci. Un saluto