Igliano è un piccolo comune sotto i 100 abitanti situato in Alta Langa, la parte più montuosa e meridionale delle colline locali, a ridosso della discesa verso la Liguria. Fa parte di quei piccoli paesini che hanno conosciuto negli anni un notevole spopolamento a favore di centri abitati maggiori, rendendo quindi necessarie azioni di radicamento per generare prospettive future. Da alcuni mesi questo centro all’apparenza lontano dalle aree urbane è sede della realizzazione di un progetto dal titolo “Riqualificazione urbano-paesaggistica e sturt-up dell’accoglienza diffusa”.
Come spiega Flavio Gonella, sindaco di Igliano, “le attività proposte e finanziate dal Ministero hanno l’obiettivo di costruire un sostegno alla realizzazione dei servizi alla persona e l’attivazione di un centro intergenerazionale e interculturale”. L’obiettivo è sviluppare un programma in sinergia con i beneficiari, proponendo attività guidate e modulabili a seconda delle richieste. Si punta a generare anche nuova occupazione, per sostenere il tessuto economico-produttivo del territorio.
E’ stata poi creata una start-up per l’accoglienza diffusa, che ha visto realizzare la ristrutturazione di diversi piccoli immobili nel paese: il progetto è stato affidato a due giovani, Paolo Artusio ed Elisa Salvaneschi, e intende creare un turismo consapevole ripopolando alcune aree marginali attraverso la creazione di un mercato del lavoro nel rispetto dell’ambiente e dell’individuo. Dicono Paolo ed Elisa: “In questi giorni abbiamo aperto la struttura e accolto le prime persone, siamo stanchi, ma molto contenti. Non è stato facile stare dietro alla ristrutturazione, ma possiamo dirci fieri del risultato”.
Una parte del finanziamento è stata affidata a Fabrizio Bisacco, che punta a far conoscere il territorio promuovendo attività sportive di pedalata assistita e trekking, accompagnati da un pranzo con i prodotti del territorio. Racconta: “La partecipazione è stata buona, la pratica fisica e l’esperienza diretta diventano modalità di sperimentazione di sé e del paesaggio, dell’identità del territorio ma anche uno strumento di partecipazione e contatto sociale”.
Infine l’attivazione di un centro inter-generazionale, per preservare la vitalità del paesino attraverso l’incontro di diverse generazioni, storie e provenienze. La nostra cooperativa sta mettendo in campo una serie di risorse ed azioni su questo fronte. Dice Debora Ventura, assistente sociale di Progetto Emmaus: “A luglio abbiamo realizzato un primo evento di conoscenza coinvolgendo gli abitanti del paese e studiando insieme le attività da realizzare. Sono rimasta stupita dalla partecipazione, circa una quarantina di persone, con una presenza multiculturale importante – ad esempio 3 tedeschi, 2 francesi e 2 ucraini. Abbiamo anche iniziato un percorso di teatro dal titolo “Abitare il piemontese” con l’attore Paolo Tibaldi, appunto sulla lingua piemontese e l’origine di alcuni detti. Il primo incontro si è svolto all’inizio di settembre ed il 25 ottobre è previsto il secondo spettacolo, aperto anche ai paesi limitrofi”.
L’attore Paolo Tibaldi afferma che “il piemontese è la nostra lingua, non va dimenticata, anzi va parlata e coltivata trasmettendola alle future generazioni. Prendersi cura della civiltà contadina e della sua parlata significa scoprire e riscoprire sempre qualcosa di nuovo. Le parole sono il manifesto di una cultura, di un’educazione e di una società che ha attraversato diverse vicissitudini nel suo scorrere col tempo. Dietro ad ogni parola si nasconde una storia, così come dietro ad ogni persona”.
In collaborazione con il Comune proporremo altre attività che spaziano da quelle legate all’acquisizione di abilità in ambito tecnologico a momenti di festa di paese, agevolando momenti aggregativi e di condivisione. La vita di comunità si articola lungo molteplici dimensioni, intreccia arti e saperi all’apparenza lontani eppure uniti da un’unica voce, un unico sguardo: quello di un’umanità desiderosa di vita e reciproco sostegno.
(nella foto sopra: l’attore albese Paolo Tibaldi)
Progetto Emmaus