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PROGETTO EMMAUS e APRO FORMAZIONE insieme sull’inclusione di persone con fragilità grazie al progetto europeo IMPROVET

Marzo 5, 2025|Cooperativa Progetto Emmaus|NEWS

 

Dall’Armenia quattro donne – due pedagogiste, una psicologa e un’infermiera coordinatrice – a fine gennaio sono salite su un aereo e atterrate in Italia. Poche ore dopo erano ad Alba. Il loro obiettivo non era di natura commerciale o turistica, ma formativa. Il gruppo partecipava ad Improvet Armenia: progetto europeo “Vet to Vet” capofilato da Sepr, centro di formazione francese e cofinanziato dall’Unione Europea. I partner sono Apro formazione (scuola professionale con sede ad Alba) e due centri armeni: Cepfa (Centre d’Enseignement Professionnel Franco-Arménien) a Yerevan e Gsmc (Gyumri state medical college) a Gyumri. Improvet Armenia vuole rafforzare la cooperazione tra centri formazione professionale con l’obiettivo di migliorare l’orientamento scolastico e professionale degli studenti armeni, sostenere lo sviluppo del settore socio-sanitario nel paese soprattutto per quanto riguarda la formazione di figure professionali per l’assistenza alla persona e nel settore odontotecnico.  Un’importanza centrale è giocata anche dai temi legati all’innovazione nella formazione degli adulti, la transizione digitale e verde e l’inclusione sociale.

Apro Formazione è il player italiano del progetto con Alessia Riccardi che si occupa del Project management, Elena Laratore dell’orientamento professionale e Emanuela Iacono consulente per il coordinamento della formazione healthcare dove è operativo il progetto Emmaus.

La collaborazione tra Apro formazione e Progetto Emmaus ha permesso di offrire uno sguardo autentico sull’accompagnamento di persone con problemi di salute mentale o con disabilità e di riflettere sui processi inclusivi capaci di generare protagonismo delle persone con fragilità. La collaborazione ha permesso anche di sperimentare setting formativi innovativi come la peer-education, visite on site e conoscere diversi casi studio. Hanno incontrato la cooperativa sociale Progetto Emmaus, grazie al lavoro preparatorio di Domenico Massano e Davide Tedesco che si sono alternati nella conduzione dei tre successivi incontri formativi con Elena Botto, Sandra Oberto, Carla Vico e Giulio Ronco. Quest’ultimo ha introdotto alcuni dei principi fondamentali dell’approccio basato sulla recovery in salute mentale che tra i suoi cardini fondamentali prevede l’assoluto protagonismo della persona nei processi decisionali, il coltivare le sue risorse personali, l’importanza dell’autonomia abitativa e lavorativa e la costruzione di ponti con la comunità esterna e il contesto di vita. Giulio, che ha anche portato la sua esperienza passata come ospite di una struttura residenziale, ha dichiarato: “Il momento formativo è stato positivo e arricchente. Mi sono sentito ascoltato e compreso raccontando la mia esperienza personale. Mi sono reso conto di aver colto nel segno e, anche se la strada è lunga, siamo pronti a percorrerla”.

Ashkhen Aslanyan è una giovane psicologa e insegnante nel Cepfa (french-armenian vocational education center). È una delle quattro professioniste sanitarie che a inizio gennaio hanno visitato Alba.

Quale l’immagine che vi portate a casa, dopo la visita ad Alba a fine gennaio?

“Abbiamo visitato i luoghi della cooperativa sociale Progetto Emmaus, che lavorano sull’integrazione delle persone con disabilità nella vita attiva. Abbiamo incontrato specialisti che hanno condiviso la loro esperienza lavorativa, condividendo strumenti applicati nella pratica. Abbiamo visto gli ospiti nelle case di cura che si sentono membri di una comunità e sono empatici l’uno verso l’altro. Abbiamo analizzato una panoramica del modello italiano di assistenza sanitaria per persone disabili e con problemi di salute mentale, dei compiti degli Oss e degli educatori. Abbiamo approfondito l’esperienza di lavoro di squadra, su come creare relazioni produttive all’interno di un team e con gli ospiti, come affrontare il burnout, identificarlo e prevenirlo. È seguita l’analisi di strumento per la raccolta dei dati statistici per avere una visione generale dell’umore del team. Gli operatori hanno poi parlato del metodo del gruppo Balint, che utilizzano per bilanciare la stabilità emotiva dei membri del team attraverso discussioni di casi. Parte del tempo lo abbiamo trascorso in Apro Formazione, dove abbiamo visto il suo laboratorio di formazione sanitaria, le attrezzature e il personale, imparando a utilizzarle. Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a una lezione sulla sostenibilità e ci siamo divertiti a far parte del processo educativo, esercitando gli strumenti interattivi dell’insegnamento”.

Dal punto di vista umano, quali elementi vi hanno colpito di più?

“In primo luogo, abbiamo visto un sistema sanitario ben strutturato, dove ogni livello ha compiti ben definiti. Ma ciò che è più importante, quando ci si addentra, è che le persone che svolgono questo lavoro credono nel suo successo. Sì, c’è un sistema ben elaborato, ma senza le persone che credono nel successo dell’iniziativa, nulla sarebbe possibile. In secondo luogo, siamo rimasti impressionati dagli ospiti della cooperativa, che sono liberi nella loro scelta e nell’auto-determinazione. Abbiamo incontrato Giulio Ronco, peer-educator, che qualche tempo fa era ospite della comunità residenziale: ci ha formato su alcuni punti centrali del lavoro di cura. È stato coraggioso e disposto a cambiare la sua vita, ora è lui ad aiutare gli altri a trovare la loro strada”.

Quali sono le differenze tra l’Italia e l’Armenia nell’approccio alla salute mentale?

“Tutto parte dalla filosofia. I termini sono diversi. In Armenia abbiamo le cliniche psichiatriche, mentre in Italia non ce ne sono. Noi chiamiamo le persone nelle cliniche “pazienti”, in Italia vengono chiamati “ospiti”. L’ambiente per gli ospiti è lo stesso che dovrebbe essere nelle famiglie: tutti i membri hanno dei compiti, libertà di scelta, si sentono sicuri e possono sempre fare affidamento sui loro educatori e operatori. La cosa più importante è che non si tratta di una singola comunità, ma di una strategia a livello nazionale che ha cambiato l’approccio delle persone”.

Per informazioni:

Progetto Emmaus: cooperativa@progettoemmaus.it

Apro Formazione: A.Riccardi – Project manager 0173284922 int.278 – a.riccardi@aproformazione.it

 

Aprile 18, 2025 Cooperativa Progetto Emmaus

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