Entrare a contatto con l’ambiente circostante, connettersi ad esso e ritornare a radici di sensibilità e delicatezza. Creare cultura e capacità empatica verso il mondo animale e vegetale, con la pazienza di chi sa ascoltare. Il progetto “Ti spiego io il bosco” è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Crc all’interno del bando “Impegnati nei diritti”. Si tratta di un percorso di divulgazione del pensiero ecologico che si prefigge di stimolare una sensibilità diffusa verso i benefici derivanti dal vivere a contatto con la natura, in particolare per i più piccoli e le loro famiglie.
Come racconta la responsabile dell’Area Minori di Progetto Emmaus, Doriana Cencio, “oltre alle numerose uscite realizzate nell’anno per gruppi omogenei ed eterogenei per età sono state realizzate alcune occasioni di incontro aperte alla comunità di Mussotto d’Alba. La “Festa di primavera” ha radunato i partner del progetto (scuola, parrocchia, Asl Cn2 e Consorzio socio assistenziale) e altre realtà del territorio che lavorano con la fragilità: la comunità alloggio Abrate, Casa Pina della cooperativa Alice e il loro catering, gli anziani della Casa di riposo A.B. Ottolenghi di Alba, il centro anziani, l’Acli. Ognuno con la propria specificità e attitudine ha condiviso un momento di festa che ha visto coinvolte più di 150 persone all’interno del parco della scuola dell’infanzia Nostra signora del Suffragio di Mussotto d’Alba”.
Nel periodo estivo inoltre ha preso vita il “camp nel bosco”, che ha coinvolto 10 bambini della scuola dell’infanzia: i partecipanti hanno seguito un percorso di pedagogia “outdoor” – ovvero a diretto contatto con la natura e col bosco – pensato dall’insegnante. Grazie all’arte e ai laboratori creativi è stato possibile costruire giochi e strumenti di esplorazione. “Alcune famiglie che hanno vissuto l’esperienza lo scorso anno hanno poi fatto richiesta di ripetere il camp con i bambini di seconda elementare: il progetto ha portato necessariamente a rimodulare e ideare nuovi elementi didattici e accorgimenti”, dice Cencio. “Fili rossi dell’iniziativa sono stati la condivisione (dalla merenda mattutina alla preparazione condivisione del pasto), l’esperienza diretta di osservazione e l’apprendimento attraverso il fare, culminato per chi desiderava con una notte sotto le stelle”.
Cristina Piampiano, la maestra che ha curato il percorso nel bosco, racconta: “Penso alla mia giovane collega “Saretta”, che durante il gioco libero dei bimbi mi serve un caffè di fango. La guardo, sorrido, bevo il caffè fangoso e mi viene da dire che titolo di progetto più azzeccato non poteva esserci: si, perché i bimbi sono riusciti a “spiegarci il bosco”, proprio così con un semplice gesto, un gioco, un tornare bambini. E’ stato un viaggio di scoperta e conoscenza, dove la parte didattica e di apprendimento di nozioni sono state minime, ma si è aperto un mondo di ascolto, stupore, autonomia e lentezza. Tutto ciò è stato possibile solo riconnettendosi con loro e lasciandosi trasportare dalle loro emozioni”.
Non sono dunque gli insegnanti a porsi nella posizione di esperti, ma al contrario: i bambini vengono considerati come i saggi, gli adulti offrono le proprie competenze ma si pongono in posizione di ascolto e umiltà. Prosegue Cristina: “Ricordo i momenti della preparazione dello zaino per “andare nel bosco ”, i discorsi del viaggio (“mia mamma lavora qui” “li vado a far la spesa con papa” “qui abito io Cri”). I bambini si raccontano ed ascoltarli è bello, interessante ed è competenza che si sviluppa. L’arrivo al parco didattico “Le colline di Giuca”, il ricongiungimento con un posto “del cuore”, i proprietari Renato e Elena che ci aspettano, i sorrisi, l’eccitazione. Il caricarsi del nostro bagaglio (lo zaino) e camminare verso ciò che è ormai diventato “il nostro posto speciale”, la colazione con biscotti golosi (perché quando si scappa dalla routine giornaliera bisogna anche coccolarsi), il caldo della stufa e la condivisione, piccoli e adulti, allo stesso tavolo a prendersi il tempo per una colazione lenta e conviviale dove poco alla volta si crea la magia”.
Aggiunge Cristina: “Ed è così che storia dopo storia, scoperta dopo scoperta, passeggiata dopo passeggiata abbiamo imparato ad assaporare il tempo della natura, l’attesa. Il silenzio e la magia dello stupore: se prima passavamo davanti un tronco e basta, ora quel tronco è un mondo abitato da muschi, insetti, formiche, piante. Se prima il terreno era solo terreno, ora è un mondo da scoprire, i fantastici formicai a cono, coleotteri e ragnetti che costruiscono i loro nidi. Ogni cosa è stupore, ogni singolo insetto racchiude in sé una storia e la fantasia vola, il lessico aumenta e raccontare ciò che s’immagina diventa magia”.
Conclude la maestra: “Poi la corsa in autonomia dei bimbi “grandi”, che non è un semplice scorrazzare su e giù per le colline ma un esercizio motorio, un traguardo di autonomia, una competenza di orientamento. E’ competizione, ma una “sana competizione” – perché la corsa si fa in gruppo e si aspetta e si aiutano tutti, e se non arrivo primo non importa, son felice lo stesso perché ricongiungersi con la maestra che aspetta in cima alla collinetta vuol dire che ce l’ho fatta. E ancora la nostra “aula all’aperto”: il vero cuore del bosco, un’aula creata con le piccole manine e con tanta cura e sudore. Qui si raccolgono i pensieri, si ascolta il suono della natura e si ha lo spazio per riconnettersi con ciò che ci circonda. Grazie, quindi, ai nostri piccoli “insegnanti” – che durante l’incredibile viaggio ci hanno spiegato che il caffè fatto di fango può essere il caffè più buono ed importante della nostra vita”.
Progetto Emmaus