“Eccoci qui! Siamo un gruppo di 8 ragazzi, a noi piace sentirci chiamare così. Perché in fondo, l’età mica conta. Infatti, nonostante quel numero sulla nostra carta d’identità e nonostante qualche etichetta qua e là, siamo arrivati fino a Sampeyre”. Inizia così il racconto – mediato dalla penna di un’operatrice – di un’ospite di Casa Maria Rosa, struttura residenziale gestita dalla cooperativa Progetto Emmaus di Alba e in cui vivono persone con disabilità. La trasferta è avvenuta nel mese di luglio, con pernottamento nella casa diocesana di Sampeyre. La narrazione è quella di un movimento nello spazio dall’apparenza semplice, in verità simbolo di sforzi collettivi, di coraggio condiviso: “Sì, certo, il viaggio è stato tosto per noi, e sì, per voi sarà una semplice ora di macchina ma per noi… be’, per noi è un vero e proprio cammino di Santiago”.
La narrazione si gioca sui dettagli del quotidiano, sulla gestione delle emozioni, sulla scoperta del nuovo: “Partiamo con bagagli pieni, carrozzine pesantissime e le nostre emozioni, e non solo. Poi ci sono gli operatori, che hanno deciso di portare mille cose. Forse avevano paura che ci mancasse qualcosa. Giusto, dimenticavo: con noi ci sono anche 5 operatrici e il nostro super servizio civile. Le guardo mettere la roba sul pulmino, qualche perplessità su questo soggiorno mi viene… Poi, però, vedo i loro occhi carichi di amore e mi sento al sicuro”.
Il soggiorno produce incanto e stupore, aiuta a rompere gli automatismi dell’abitudine. “Rimango ogni giorno incantata da tantissime cose, per esempio adoro il cibo che ci portano e che, con tanto amore, mi frullano, così da permettere anche a me di sentire quei nuovi sapori. Poi ho il privilegio di essere in cima al tavolo, così posso vedere i sorrisi stampati su ogni mio compagno e ammiro l’amore che quelle 6 operatrici ci mettono. Ci fanno avere il bis, ci tagliano tutto con cura. Oltre a questo si prendono anche un po’ in giro a vicenda, ma è bello anche quello. Le guardo ridere e allora mi viene naturale mandare a ognuna di loro tantissimi baci. Questo è il mio unico modo per dire loro: grazie. Ecco, questa è una giornata che mi porto nel cuore, perché, oltre a me, gli altri 7 erano così felici. Chi rideva, chi accarezzava mucche, chi faceva il loro verso, chi semplicemente ammirava”. Esperienze che non svaniscono, che rimangono, costituendo un rifugio, un tessuto interiore che può essere richiamato e rievocato al bisogno: “Ora siamo tornati in Casa Maria Rosa; mi piace stare qui. Ma, nel mentre, sogno, ripenso a quei posti, e ogni tanto sorrido ancora di quei momenti là”.