Alle volte noi educatori, psicologi, infermieri, psichiatri cerchiamo nelle nostre riunioni mille significati alle attività che fanno i nostri ospiti; ci interroghiamo, interpretiamo, ipotiziamo… e poi basta chiedere a loro, che come spesso accade, ci spiazzano per la loro lucidità che noi pensiamo un po’ offuscata.
Così dopo anni che alcuni nostri ospiti frequentano la piscina di San Cassiano ho provato a chiedere ad Alberto “Ma perché vai in piscina?”.
Certo c’è da dire che siamo partiti 4anni fa con il GruppoPiscina della comunità, dove alcuni ospiti accompagnanti dagli operatori andavano in piscina, per muoversi un po’, per stare insieme e anche per farsi una doccia. Poi nel tempo il gruppo è diminuito, solo alcuni hanno mostrato costanza e con questi si è iniziato un percorso di autonomia, insegnando loro a prendere il bus, a leggere gli orari, provando a mandarli da soli. In poco tempo sono riusciti a divenire autonomi nei trasporti, anche se ognuno andava per conto proprio. Allora abbiamo lavorato per farli provare, senza obbligarli, ad andare insieme, ricordandogli che l’uno poteva invitare l’altro, che potevano telefonarsi, che andare con qualcuno poteva essere piacevole.
Ormai è circa un anno che Daniele e Alberto ogni due giorni si chiamano, si danno appuntamento e vanno in piscina insieme a fare le loro 40-50 vasche. Ultimamente hanno coinvolto anche altri ospiti, anche perché ora vanno in macchina visto che Daniele ha ripreso la patente… altro che bus.
Ecco noi ci abbiamo messo dentro lo sport, la socializzazione, l’igiene ma quando ho chiesto ad Alberto perché andasse in piscina lui mi ha risposto “E’ un dovere verso me stesso e la mia salute, faccio 45 vasche alla volta e vado o in bus o in macchina con Daniele”. Come dire ci vado perché mi fa bene, perché mi voglio bene e ci tengo alla mia salute come tutti quelli che praticano uno sport.
Max Vullo
Che a volte abbiamo molto da imparare da persone che spessono vivono marginate giudicate come esseri da nascondere di cui vegognarsi della loro esistenza forsr sono coloro che giudicano senza conoscere che si devono vergognare dello propria di esistenza.