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La pedagogia ribelle dei ragazzi dell’alloggio palestra “Le Terrazze”

Luglio 30, 2020|Cooperativa Progetto Emmaus|NEWS

INVERSIONE DI RUOLO

E’ una pedagogia ribelle, invertita. A salire in cattedra non è chi è considerato “competente” dagli stereotipi sociali. Diventa maestro chi solitamente non ha possibilità di insegnamento, riappropriandosi di un ruolo che gli spetta. Un traguardo racchiuso nel video realizzato dal Consorzio socio assistenziale Alba Langhe e Roero in collaborazione con la nostra cooperativa. Nel cortometraggio visibile sul canale Youtube “Autonomia Lab Alba”  alcuni ragazzi con disabilità – Alessandro, Carola e Silvio – prima spiegano come indossare la mascherina e, in uno spezzone successivo, cos’hanno provato durante la Fase 1 della quarantena.

Quella che potrebbe apparire come una semplice videoregistrazione racchiude una storia articolata, che inizia nel 2016 con il progetto sperimentale di Scuola di Autonomia: come suggerisce il nome, l’obiettivo è quello di consentire ai ragazzi con disabilità l’apprendimento di competenze e accompagnarli verso il traguardo dell’indipendenza. Nel 2019 si aggiunge il progetto Alloggio Palestra per quattro persone – Alessandro, Carola, Silvio e Daniela: un “laboratorio” in cui si apprende la convivenza e le pratiche domestiche nell’appartamento di cooperativa alle Terrazze di Alba. Entrambe le attività si sono svolte all’interno della cornice Autonomia Lab di Orizzonte Vela, progetto finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.

 

DALL’AUTONOMIA ALL’INTERRUZIONE, FINO ALL’INCLUSIONE

Grazie a Scuola Autonomia e Alloggio Palestra si è potuto lavorare sulle autonomie quotidiane dal punto di vista pratico e sociale. L’obiettivo era conoscere il proprio limite e le proprie risorse, sperimentandosi nel rapporto con l’Altro nei suoi risvolti emotivi e relazionali. Poi imparare preparare una cena, pulire casa, fare i letti, rispettando i ritmi e le abitudini reciproche. Insomma, si apprendeva l’indipendenza: dal punto di vista psichico, la “differenziazione” del Sé rispetto alla famiglia di origine è considerabile come una tappa evolutiva cruciale per il benessere soggettivo e famigliare.

Dopo l’emergenza sanitaria tuttavia i progetti sono stati interrotti: mesi di sforzi verso l’apertura si sono tramutati all’improvviso in un guscio chiuso, coi ragazzi costretti al ritorno nelle mura domestiche. Il rischio è stato quello di disperdere i precedenti apprendimenti. Perciò l’idea del video. Spiega Mauro Ferrero, educatore del Consorzio socio assistenziale: “Abbiamo capito che durante le prime fasi dell’epidemia le persone con disabilità non erano prese in considerazione e di loro si parlava molto poco. Abbiamo iniziato a fantasticare sulla possibilità di dare voce ai ragazzi, di lasciarli esprimere e di dimostrare che non solo sono parte della società, ma sono una parte competente”.

Nei video dunque sono le persone con disabilità ad insegnare l’uso dei dispositivi di protezione a tutti gli altri, e a raccontare i risvolti emotivi della Fase 1. “Un buon modo di intervenire sulle “autonomie” anche in un momento così particolare di crisi e di emergenza” prosegue la nostra collega Sara Vaschetto, referente per la cooperativa dei progetti Alloggio Palestra e Scuola Autonomia. “Il clima di complicità, confidenza, fiducia, e la libertà di esprimersi derivano sicuramente da un lungo lavoro pregresso, relazioni precedentemente instaurate e che è stato possibile mantenere con i mezzi tecnologici in quarantena. Inoltre oggi acquisire competenze aggiuntive su un uso corretto dei social costituisce un passo necessario verso integrazione e inclusione sociale”.

 

VISIBILITA’ SOCIALE

Aggiungono gli operatori: “Il periodo di quarantena nel mondo della disabilità ha sortito alcuni effetti negativi, come la perdita di socializzazione e di apertura verso gli altri, occasioni che già di per sé non sono molte per queste persone anche in tempi “normali”; oppure il trascurare tutte quelle autonomie relative allo stare fuori, saper prendere un gelato o scendere all’edicola a comprare il giornale – pratiche che col tempo i ragazzi hanno interiorizzato. Altro aspetto negativo è il rischio che alcune situazioni possano regredire e perdere le possibilità di socializzazione e di attività fuori casa, che con molta fatica sono state guadagnate nel tempo negoziando con genitori troppo protettivi. Positivo invece il fatto che alcune famiglie si siano ricongiunte, ritrovate a condividere molto tempo nella stessa casa tutti insieme”. I video registrati si configurano dunque come una presenza affettiva, una base sicura, una bussola nel periodo di bufera: “Il sollievo più grande era dato dal vedere che c’eravamo, anche se attraverso uno schermo, ma c’eravamo”.

Conclude la psicologa e psicoterapeuta Giorgia Micene: “Realizzare questi video per me significa poter dare voce e visibilità e persone che rischiano di esser prese in considerazione solo per quello che non riescono a fare.  Alessandro, Carola e Silvio, per quanto straordinari, non sono che l’esempio dei molti altri ragazzi a cui spesso non viene riconosciuta la loro consapevolezza. Ecco, questo era un pregiudizio che volevamo provare a sconfiggere, o almeno a scalfire. Direi che loro hanno superato le nostre aspettative nel dimostrare di aver compreso quanto gli altri e, in molti casi, molto meglio di tanti altri, le nuove regole dello stare insieme”.

I video sono visibili sul canale Youtube “Autonomia Lab Alba”

I contenuti di questo articolo sono riformulati a partire dall’articolo pubblicato su Gazzetta d’Alba il 7 luglio 2020.

Matteo Viberti

 

Luglio 27, 2020 Cooperativa Progetto Emmaus

Una risposta a La pedagogia ribelle dei ragazzi dell’alloggio palestra “Le Terrazze”

  • Valeria Agosto 3, 2020
    Che bellissima storia ,accompagnare e vedere crescere autonomia è molto arricchente .Grazie .
    Rispondi

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