Siamo in treno, viaggio di ritorno dopo cinque giorni di soggiorno; stanchi e sudati! Mimmo è seduto davanti a me, mi guarda sorridente e mi dice: “ Giuly prendi carta e penna, ti detto ciò che penso del soggiorno, veloce!”. Butto la mano nello zaino e raccatto subito la mia agenda, prendo una mezza pagina e lui inizia a dettare, quella metà diventa un racconto di tre pagine, cancellate, con asterischi e scrittura traballante, un po’ per il treno e, un po’ per le risate; ad un certo punto a buttare giù pensieri, non siamo più solo io e lui, ma tutti!
Ognuno vuole mettere una frase, un tocco di suo; non ci accorgiamo di aver alzato i toni, il vagone ormai è nostro, siamo li che gridiamo ricordi, cantiamo pezzi di De Andrè e ridiamo. Il motto diventa: “come un solco lungo il viso, come una specie di sorriso” c’è chi canta, chi ride da sotto la mascherina e, chi racconta gli aneddoti, sbeffeggiando noi operatori.
Tutti vogliono mettere il Loro.
Io e Monica, non abbiamo altro da aggiungere a quello che ne è uscito, se non che torniamo a casa arricchite e fiere del nostro lavoro.
Abbiamo visto persone rigide nei loro schemi, romperli, solo per dimostrarci il loro affetto, con gli occhi lucidi e le guance consumate dalle risate, possiamo dire che, questo soggiorno 2020, che sembrava ormai impossibile, ci ha regalato tanto.
“Al mare siamo giunti con qualche timore: sapranno queste ragazze giovani e, presubimilmente inesperte, guidarci in questa vacanza? Ma ci sbagliavamo, perché queste ragazze hanno saputo esser presenti nei nostri cuori! Hanno portato una ventata di entusiasmo con le loro giovani età; altro che inesperte. Pensate che, anche nei momenti di maggior panico che, dato le nostre patologie, erano inevitabili, esse hanno saputo dare una parola di conforto, richiamandoci alla realtà! Che poi… non era così facile, dato le nostre teste dure. Con una risata dissacrante, tutto si risolveva, appunto, in una risata! E, nonostante la distanza, data dal momento, ogni loro abbraccio ci toccava.
E pensate, pensate ancora, che queste ragazze, pur di guarirci dalle nostre patologie, hanno fatto uso anche della musico terapia; abbiamo cantato in riva al mare , spaventato i passanti e svegliato la gente in hotel; le nostre voci, quando cantavamo, si sono alzate in cielo sempre più stonate, ma nemmeno il rumore del mare ha saputo farle cessare…
Ogni giorno è stata un’avventura, ci hanno messo alla prova spingendoci oltre, pur di farci provare cose nuove come passeggiare a piedi nudi sulla sabbia, bische di dama e karaoke improvvisati.
Ci siamo lasciati con la promessa di ritrovarci ancora qui per il prossimo soggiorno, ancora più agguerriti e più felici che mai”.
Mimmo, Giulia, Monica