A Canale, nel progetto WeCare il World Caffè in ottobre raduna attorno a un tavolo gli inquilini di diversi appartamenti. Una bevanda calda e qualche brioche sollecitano il dialogo sui temi centrali per la comunità, spingono a stabilire ponti di solidarietà dove prima c’era distanza. Culture differenti s’ingegnano per comprendersi. Nel mentre i bambini raccolgono le foglie autunnali: l’estate sfuma e lascia il posto a un freddo progressivo, a nuovi colori e nuovi pensieri.
Prima che si sapesse del lockdown il quartiere sembra così animarsi di nuova linfa vitale, un rigagnolo di creatività scorre nei cortili e tra i balconi: si stabiliscono le criticità su cui lavorare in modo collegiale, si puliscono gli spazi comuni, si inizia un’operazione di sgombero delle cantine. Pure i bambini aiutano, imparando l’attenzione per ciò che hanno attorno. Queste semplici sequenze di gesti sembrano in verità i timidi movimenti di risveglio di una sensibilità comune prima assopita, che induceva le famiglie e gli abitanti del quartiere a un cammino più solitario, meno capace di “vedere” le possibilità che riserva l’incontro con l’altro.
Da lì a pochi giorni in Regione entrerà in vigore il lockdown per contenere l’epidemia: a Canale la possibilità di chiedere aiuto e di offrire aiuto, piuttosto che rassegnarsi all’isolamento, diventa una prevenzione sanitaria supplementare.
Grazie al progetto WeCare in due quartieri di Alba (Piave e Santa Margherita), in Alta Langa e a Canale si realizzano ogni giorno attività tentando di introdurre una nuova grammatica sociale: quella della solidarietà e del mutuo sostegno al posto dell’individualismo e della separazione.