Dal documentario “Mi chiamo io da solo” che racconta la vita nei nostri Gruppi Appartamento
Mi chiamo io da solo è un attimo di vita spalancata. È un pugno di sorrisi che emerge d’improvviso fra stipiti di porte e usci mai osservati veramente, o fintamente scantonati.Porte che eppure, quotidianamente, si aprono e si chiudono sui nostri pianerottoli, accanto ai giardinetti, ai piani alti e bassi dei nostri condomini. Porte che custodiscono le tante storie dei ragazzi che vivono nei Gruppi Appartamento e ogni giorno, con l’aiuto degli operatori della Cooperativa Sociale Progetto Emmaus, combattono la battaglia più difficile: quella contro se stessi, alla ricerca di un equilibrio e di autonomia sempre maggiore e sempre più efficace.
Storie raccontate sottovoce, un poco biascicate, storie anche problematiche. Che nella loro disarmante semplicità hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco, di darsi regole quotidiane per aumentare il gusto della loro libertà e l’armonia della loro indipendenza: la sveglia al mattino, l’impegno sul lavoro, il gioco con gli amici, la condivisione della spesa, dei pasti, i turni delle pulizie e l’arte complicatissima della convivenza.
Perché ogni giorno, all’interno di un Gruppo Appartamento, si compie la più delicata e sottile delle operazione d’amore: quella che vede gli operatori stare accanto e sostenere le persone più fragili facendosi quasi invisibili nel loro operato. Quella che chiama – con pazienza e costanza – le persone alla vita, anche quelle che fanno più fatica, lasciando loro l’orgoglio, la gioia e il diritto di dire: «Mi chiamo io da solo»!
Gabriele Pieroni
L’Area salute mentale ha come obiettivo quello di promuovere e sviluppare modelli di intervento in ambito residenziale e territoriale con persone portatrici di fragilità psichica. Il modello di lavoro delle équipe che fanno parte dell’area parte dall’ascolto dei bisogni e dei desideri delle persone che vengono prese in carico, rispettandone le scelte nell’ambito dei percorsi di cura offerti.
L’Area riconosce quale presupposto fondamentale, il rapporto dell’Oms sulla salute mentale del 2001 secondo il quale il concetto di salute mentale include “il benessere soggettivo, la percezione di una propria efficienza, l’autonomia, la competenza, la dipendenza intergenerazionale, la realizzazione del potenziale intellettivo di ciascuno”. Le équipe multidisciplinari che operano sulle strutture residenziali basano il loro operato su di un modello che vede il gruppo di lavoro coinvolto nella sua interezza nella realizzazione degli interventi concordati con i singoli beneficiari, mantenendo una costante collaborazione con i referenti dei servizi invianti e puntando al coinvolgimento attivo dei famigliari durante il percorso terapeutico. L’Area si propone anche di promuovere una costante collaborazione con la realtà territoriale della città con l’obiettivo di incentivare la partecipazione degli ospiti inseriti alla vita della comunità locale. Gli ospiti inseriti all’interno delle nostre strutture provengono da diversi Dsm del territorio piemontese e sono attive convenzioni con molte Asl della regione.
L’Area salute mentale opera anche a livello territoriale, collaborando con associazioni ed enti del territorio nel fornire supporto domiciliare a singoli o nuclei portatori di fragilità psichica. Dal 2021 la Cooperativa è referente per il progetto “La valigia di Arlo”, finanziato dalla compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “Salute effetto comune” che si pone l’obiettivo di promuovere la salute mentale nelle fasce giovani della popolazione del territorio di competenza dell’AslCn2.
Il modello operativo nelle strutture
La prima fase del lavoro che ogni équipe delle diverse strutture intraprende con il nuovo ospite consiste nell’aiutarlo a trovare una “residenza emotiva”. Solo se la struttura si connota come un luogo emotivamente significativo, con la possibilità di scambi affettivi autentici, può cominciare il vero percorso terapeutico e riabilitativo. Senza confondere la Comunità o il Gruppo Appartamento con la propria casa è però necessario che la stessa non venga vissuta come un asettico luogo di cura o peggio come una erogazione di servizi, pena l’innesco di meccanismi di delega o di rifiuto che renderebbero impossibile ogni incisivo cambiamento della persona.
Riunione ospiti
Attraverso strumenti principali come la riunione ospiti che viene condotta da operatori qualificati, con cadenza settimanale o quindicinale, e la riunione generale, che coinvolge operatori e ospiti (soprattutto nella Comunità Emmaus) si tenta di sviluppare e nutrire l’attitudine al “comunalismo”, ossia quel senso di appartenenza al gruppo/comunità che può in molti casi diventare una delle principali motivazioni al cambiamento. ln particolare, tale componente può attivare potenti meccanismi di auto-mutuo aiuto e contrastare il pericoloso contrapporsi in termini conflittuali del gruppo di utenti e del gruppo operatori. Uno degli obiettivi è proprio quello di permettere alle persone che sono ospitate in struttura di partecipare attivamente, di assumersi la responsabilità di “prendere la parola” nel gruppo allargato utenti operatori.
Attività di gruppo
Alcune attività proposte all’interno delle comunità e dei Gruppi Appartamento, vengono utilizzate come occasioni per aumentare le interazioni positive all’interno del gruppo. Possono essere occasionali (es. percorso musicoterapico, gruppo teatro, arteterapia) o stabili (es. bricolage, sport). Tali attività non si esauriscono nel puro intrattenimento, ma hanno una funzione riabilitativa e terapeutica. Viene pertanto curata la fase di progettazione, condivisione e restituzione ai singoli e al gruppo (ospiti ed operatori) per essere consapevoli dell’apprendimento dalle esperienze fatte. Il pensiero base è che il gruppo ha una funzione fondamentale nel processo di crescita ed individuazione di ognuno.
La cooperativa promuove diverse attività sportive, tra cui il calcio e la pallacanestro. Il gruppo “Lo Special Basket”, nato nel 2013 in collaborazione con l’Associazione SportAbili e l’Olimpo Basket Alba, prevede l’alternarsi di allenamenti e ritrovi sportivi alternati da gite fuori porta e tanto divertimento. Lo special Basket è una pallacanestro adattata, che prevede la presenza sul parquet di squadre miste, composta da soggetti normodotati e da soggetti con vari livelli di difficoltà. L’integrazione, dunque, inizia sul campo di gioco, in cui si condividono sudori e fatiche e in cui si lotta insieme per raggiungere il miglior risultato possibile, e la socializzazione continua anche nel dopo spogliatoio, andando a mangiarsi una pizza insieme e dandosi l’appuntamento per altre uscite di gruppo. Il gruppo calcio di Emmaus nasce nell’estate 2007. La partecipazione entusiasta ad un torneo di calcio a 5 parrocchiale spinge ospiti e operatori a dar vita ad una vera e propria squadra “I Fallo Tattico”. Presto arrivano le divise ufficiali, qualche pallone e una palestra per gli allenamenti. Nella stagione ‘07/08, al primo anno di partecipazione al torneo interprovinciale “Matti per il Calcio” organizzato dalla UISP di Torino, i “Fallo Tattico” ottengono il primo posto in classifica aggiudicandosi così il torneo. Entusiasmo alle stelle da parte dei partecipanti! Ormai siamo già rodati da anni di attività ed è possibile dire che con i suoi 16 ospiti coinvolti, al di là dei soddisfacenti risultati di classifica, questo ci sembra un progetto importante. E’ nato un gruppo di persone, che, provenienti da strutture riabilitative, gruppi appartamento, territorio, si incontrano una volta a settimana e condividono la passione per il calcio e per lo sport in generale. Lo sport vero, quello che significa divertimento, allegria, solidarietà, successo, fatica. Un appuntamento importante che spezza spesso la monotonia in favore di una sferzata di allegria che solo il gruppo sa creare. Partecipare al gruppo calcio per gli ospiti vuol dire guadagnarsi un ruolo e riconoscersi in esso, sentirsi responsabili e coinvolti in un progetto di gruppo, avere degli amici, prendersi cura di sé e del proprio corpo, sudare, fare la doccia, sentire l’appagamento per una giornata vissuta pienamente. Essere uno sportivo significa rispettare regole e ruoli, essere puntuale, prestare attenzione alla propria dieta, riconoscere il proprio corpo e usarlo correttamente. Con il calcio e lo sport in generale si ha l’opportunità di imparare a ripartire dopo una caduta, a non mollare. Fare parte di una squadra significa non esser soli; c’è sempre una mano che ti tira su, un abbraccio, un incoraggiamento. Lo sport di squadra educa alla solidarietà e insegna a far affidamento sugli altri. E’ un insegnamento pratico, lo si impara con l’esperienza, con un linguaggio semplice, comprensibile a tutti perché comune a tutti.
Il laboratorio di falegnameria, con la Piccola Falegnameria Emmaus, sviluppa le potenzialità della persona con disabilità attraverso il “saper fare”, e compatibilmente con le abilità di ognuno, favorisce la possibilità di affrontare un percorso di crescita e recupero delle capacità residue ed integrazione con la collettività locale. Il percorso è nato dall’idea degli operatori che lavorano sui servizi territoriali di Bra, nell’ottica di individuare delle attività manuali che rispondessero alla necessità di alcuni giovani ragazzi, con deficit medio-lievi, di occupare il loro tempo in maniera costruttiva, mettendosi alla prova ma, soprattutto, sviluppando delle loro particolari capacità che in futuro potranno potenzialmente trasformarsi in possibili inserimenti socializzanti o percorsi lavorativi.
Anche il Gruppo Orto vede nell’attività manuale un veicolo importante di crescita e acquisizione di autonomia. Il Laboratorio prevede la collaborazione alle attività dell’Azienda Agricola di Taliano G. . Un lavoro che può offrire molteplici opportunità: in una società che va veloce è fondamentale capire che il lavorare insieme per le piccole cose è un modo per vivere meglio.
In base ai temi affrontati e che emergono nel gruppo, si attivano percorsi rivolti ad accompagnare le autonomie, le relazioni etc, come ad esempio il laboratorio “Loro del mattino” che offre uno spazio di svago, dentro al quale le persone coinvolte possano sperimentarsi.
Iniziative esterne
Altro strumento è rappresentato dalle iniziative esterne a cui le Comunità ed i Gruppi Appartamento partecipano e che costruiscono una storia condivisa in cui riconoscersi. Avvalendosi della rete di contatti, attraverso un’intensa attività di animazione sociale, i gruppi di lavoro, promuovono e realizzano gite, soggiorni, vacanze in città d’arte, turistiche etc, partecipano ad eventi organizzati sul e dal territorio e collaborano alle iniziative di volta in volta in programma, in base agli interessi dei gruppi e al confronto attivo.
ll lavoro delle diverse équipe si snoda attraverso momenti formali ed informali di incontro e programmazione sempre centrati al benessere dell’utente che viene preso in carico. Le occasioni informali di scambio si verificano nell’arco di tutta la giornata, dal primo caffé della mattina, alla preparazione dei pasti, alla serata quando l’operatore, libero da compiti gestionali e, talvolta, supportato dalla figura di volontari, può vivere più facilmente, con gli ospiti che lo vogliono, uno spazio non strutturato di incontro.
Gran parte delle comunicazioni più autentiche passano attraverso questo canale: è compito dell’operatore guidare l’ospite ad una elaborazione costruttiva delle problematiche più urgenti, incoraggiandolo ad utilizzare anche gli strumenti informali di aiuto.
Progetto terapeutico riabilitativo
Nel nostro modello operativo il setting coincide con il progetto terapeutico/riabilitativo individuale elaborato nel primi mesi di inserimento, in armonia con il contratto terapeutico concordato tra ospite e Comunità o Gruppo Appartamento. ll fulcro e la base di ogni progetto riabilitativo sono rappresentati dalla riacquisizione della capacità di “prendersi cura” e di autoregolarsi rispetto a scopi ed interessi propri, questo per aumentare l’autostima e il senso di identità dell’ospite (dalla cura del sé alla cura degli spazi condivisi, al “fare” per gli altri). Il progetto terapeutico costituisce il riferimento che continuamente orienta l’agire ed il riflettere e prende avvio dalle indicazioni date dall’Ente inviante l’ospite (e con quest’ultimo è concordato e condiviso) e dal sistema famiglia.
L’ipotesi di intervento alla base del progetto terapeutico e riabilitativo viene analizzata, discussa all’interno dell’équipe e con i diversi soggetti interessati. Al termine di questo processo di definizione il progetto assume una forma definitiva e viene validato: a questo punto si procede con l’attuazione. Essendo uno strumento così importante nel guidare gli interventi e le modalità di relazione con l’ospite, ovviamente, non potrà essere statico, anzi sarà suscettibile, in seguito a momenti di verifica stabiliti periodicamente, di revisioni e variazioni. All’interno delle riunioni settimanali di équipe, durante le supervisioni, il gruppo di lavoro si confronta modellando il progetto sulla persona, tenendo conto delle modifiche e delle variabili intervenute durante il percorso riabilitativo.
L’operatore referente dell’ospite è colui che informa e collega tutte le parti interessate (ospite, servizio inviante, famiglia, équipe).
Rapporto con la famiglia di origine
Altro aspetto importante è il rapporto con la famiglia di origine. Gli operatori si propongono come mediatori fra l’utente e i propri familiari, cercando di abbassare il livello di conflittualità, laddove eventualmente presente, di esplicitare i “non detti” intra-familiari, valorizzando la famiglia come sistema che può attivarsi con una funzione terapeutica. Si attivano anche formazioni, incontri, cicli di intervento con e per i familiari al fine di lavorare ad obiettivi congiunti attraverso la partecipazione attiva e il confronto costruttivo.
Personale qualificato
Le équipe sono composte da personale qualificato: psichiatra, psicologi, educatori professionali, infermieri professionali e operatori socio-sanitari, per i monte ore previsti dalla normativa vigente. Inoltre sono attive e frequenti le collaborazioni con professionisti esterni (psichiatri, psicologi, arteterapeuti, musicoterapeuti, danzamovimentoterapeuti, animatori teatrali, fisioterapisti, formatori etc) che a diversi livelli collaborano con le équipe delle nostre strutture. La bassa incidenza del turn over permette una buona continuità lavorativa ed una reale crescita professionale dei singoli e del gruppo con possibilità di integrazione tra le diverse figure professionali. Strumento importante di condivisione e confronto dei modelli di lavoro è la riunione d’equipe periodica in tutte le strutture. Il processo di crescita professionale viene costantemente accompagnato dalle supervisioni che ogni équipe definisce, richiedendo la consulenza di professionisti esterni.