Come nei tempi in cui tutto era lento
“L’asilo “fuori dalla porta”, si, mi piace definirla così la nostra piccola esperienza, perché a dire “asilo outdoor” lo trovo limitativo e troppo di “moda.” Cosa vuol dire quindi per noi vivere “fuori dalla porta”? Mi vien da dire che vuol dire tutto, anzi vuol dire “fare tutto” scoperta, esperienza, vita”. Così Cristina, insegnante nella scuola dell’infanzia di Mussotto d’Alba gestita dalla cooperativa Progetto Emmaus, racconta l’esperienza professionale e umana a quotidiano contatto con i bambini. Nella struttura viene portato avanti un metodo d’apprendimento integrale, a contatto con la natura e lasciando che sia il piccolo a sperimentare, scoprire e realizzare processi evolutivi.
Prosegue Cristina: “Da un paio d’anni abbiamo iniziato a pensare ad una nuova scuola, una scuola che esisteva tempo fa, che andava in giro, sperimentava, una scuola che quelli della mia età avevano sotto casa, nei prati, nei cortili, nelle città dove si andava in bici. In quell’epoca le macchine erano poche, il tempo era lento e si assaporava in ogni momento… nostalgia? Non credo. Credo invece che sia una riscoperta, perché in un mondo che ti offre tutto, mettersi alla ricerca è una grande opportunità di crescita – ed è proprio ciò che tentiamo di fare nell’asilo, “uscendo dalle nostre porte” non solo per giocare ma per osservare, sperimentare, costruire e riscoprire”. E aggiunge: “Ogni giorno è una nuova avventura, sia nel nostro parco dove creiamo nuovi giochi con ciò che la natura ci offre, sia andando in giro per il territorio, prendendo il treno, il bus, andando a pranzo al ristorante e – perché no – anche al mercato e al mare”.
Bombe di semi
Questa tensione verso il naturale si manifesta partecipando a progetti come quello in collaborazione con l’amico Renato, dal titolo “L’asilo va nel bosco sulle Colline di Giuca”. Lì si osserva il cambiamento della natura da vicino, si raccolgono i suoi tesori e si condividono. “Nelle successive uscite abbiamo provato a regalare qualcosa noi a Madre Natura”, prosegue Cristina. Ad esempio “lanciando bombe di semi e costruendo casette per gli uccelli, e mettendo in pratica tutte le competenze da noi sviluppate. Abbiamo giocato e ci siamo sporcarti tanto, ci siamo sbucciate qualche ginocchio ma abbiamo anche osservato le nuvole e cercato di vedere in cosa si trasformassero, ci siamo stancati ma abbiamo imparato a condividere, abbiamo imparato che al mondo c’è posto per tutti anche se non sgomito e non mi arrabbio”.
La maestra conclude: “Ecco: tutto questo per noi e i nostri piccoli amici è ciò che c’è “fuori dalla porta”, ciò che ci piace vivere. È un processo lento, che necessita di tempo, passione, compromessi e un briciolo d’incoscienza. Noi educatori dobbiamo fare un grande sforzo per sbarazzarci di tutte le nostre paure e dei nostri preconcetti, dobbiamo divertirci per far divertire, dobbiamo imparare per poter insegnare. Ciò che raccoglieremo dai nostri piccoli amici sarà un’esplosione di vita e ciò che “regaleremo” loro rappresenterà un bagaglio esperienziale che contribuirà a renderli adulti capaci”.
La festa di fine anno: la pioggia non fa paura
E’ nei processi decisionali quotidiani che si realizza questa propensione all’apertura, allo sperimentare, alla naturalità del gesto. Ad esempio quando a fine giugno, in concomitanza della conclusione dell’anno scolastico, la meteorologia inclemente ha scombinato i piani celebrativi. Spiega la responsabile dell’Area Minori di Progetto Emmaus, Doriana Cencio: “Avevamo in programma di andare al parco didattico “Le colline di Giuca”: non ci spaventavano la pioggia e il fango, anzi. Stare all’aperto, giocare con le mantelline e gli stivali fa parte del nostro “essere scuola”. Ma abbiamo pensato ai nonni. Così abbiamo potuto farci forza degli spazi immensi del nostro asilo. Tutto si è svolto nel cortile della scuola, e ha fatto seguito un bel rinfresco all’aperto”.
Prosegue il racconto: “I bambini hanno intrattenuto con allegria e maestria nonni e genitori sfoggiando di fronte a loro il percorso svolto durante l’anno attraverso pillole delle attività svolte. Per il pubblico è stato come sbirciare dalla finestra della scuola… osservare le piccole routine della giornata, mentre si canta e si balla per prendersi cura di sè e del proprio compagno”. Accompagnati da Loredana Cortese, insieme alle maestre e all’insegnante di inglese Antonella Sandri, i bambini hanno ripercorso il progetto annuale mirato alla conoscenza del proprio territorio e del cibo sano e naturale, nonché del nostro corpo”.
Il lavoro col corpo e le lacrime di commozione
“Corpo che si è scatenato in un fantastico ballo free style con Enrico Signa dell’associazione Be Street”, conclude Cencio. “Il tempo è volato: siamo stati bene e abbiamo festeggiato i bambini più grandi con tocchi e diplomi accompagnandoli con un grande applauso e qualche lacrima di commozione per il loro nuovo viaggio verso la scuola primaria”. E come sempre un grazie alle famiglie, che ci regalano emozioni ma soprattutto la possibilità fare un bel pezzo di vita con i loro figli. E presto si parte per il mare”.
Progetto Emmaus