Nei prossimi giorni ad Alba sarà possibile partecipare a due serate che hanno soltanto la sembianza semplici seminari: sono in verità il frutto di due anni di lavoro di decine di persone e del tragitto esistenziale di oltre 50 famiglie. Organizzati dall’associazione Diapsi Alba-Bra Odv, gli appuntamenti avranno come titolo congiunto: “Una buona salute mentale di comunità nel territorio dell’Asl Cn2. Incontri e confronti per un modello orientato alla recovery”.
Si inizia martedì 5 Settembre 2023 (dalle ore 21 alle 23) con l’incontro “Gruppi di Auto Mutuo Aiuto: istruzioni per l’uso”. Il confronto sarà con Renzo De Stefani, ex direttore dell’Area di salute mentale della Provincia di Trento che ha promosso l’approccio del “fare assieme” e il movimento de “Le Parole Ritrovate”: entrambe modalità di approccio alla salute mentale mantenendo l’assoluto protagonismo della persona e della sua famiglia, centrando l’intervento sulla valorizzazione delle risorse della persona e sui suoi desideri – in alternativa agli approcci alla fragilità di tipo paternalistico e gerarchico, dove l’operatore sanitario “somministra” la cura. De Stefani ha anche avviato Gruppi di Auto Mutuo Aiuto con particolare riferimento alla salute mentale e ai problemi alcol correlati.
Gli appuntamenti proseguono il 6 settembre, dalle ore 17.30 alle 20, con la serata dal titolo: “Dal fareassieme alla Recovery: responsabilità e partecipazione nei sistemi di salute mentale”. La presentazione sarà a cura di Massimo Veglio, direttore Generale dell’Asl Cn2, mentre De Stefani condurrà nuovamente la serata.
La storia di Arlo
I due incontri sono soltanto l’ultimo tassello di una storia iniziata nel 2021 con “La valigia di Arlo”: un percorso progettuale a partecipazione pubblica e privata e che ha voluto contribuire a rompere uno schema e a costruire un castello. Per realizzare queste due operazioni sono serviti due anni di lavoro e l’allestimento di una complessa rete di attori. Lo schema da rompere era quello del pregiudizio sociale, che guarda alla salute mentale come a un’area distante dalla vita comune, o alla difficoltà come a un malfunzionamento: al posto di questo concetto, si propone l’idea che la difficoltà rappresenti movimento comunicativo, un elemento relazionale e una reazione a un contesto difficile, momenti di vita che vanno accompagnati e utilizzati per scoprire nuove risorse. Il castello che La valigia di Arlo ha voluto contribuire a edificare riguardava la necessità di un lavoro integrato tra i servizi pubblici sanitari, le organizzazioni e gli enti del terzo settore, ma in maniera non auto-referenziale: piuttosto, l’obiettivo era mettere al centro la persona e non gli operatori, il desiderio individuale e non quello istituzionale.
Nel concreto, dal 2021 al 2023 oltre 50 ragazzi alle prese con le proprie sfide esistenziali e le relative famiglie hanno scelto proprio percorso, accompagnati dagli operatori per scrivere il proprio progetto “terapeutico”. Tutto è stato possibile grazie all’istituzione e al lavoro di una complessa rete formata dalla nostra cooperativa Progetto Emmaus con le Associazioni Pons e Diapsi Alba-Bra OdV, cooperativa sociale Alice, Asl Cn 2 Alba-Bra con i Servizi di Dipartimento di Salute Mentale, Neuropsichiatria Infantile, Serd e Progetti Innovativi, Consorzio Alba Langhe e Roero, Servizi Sociali Intercomunali di Bra, i Comuni di Alba e Bra. Le persone coinvolte hanno partecipato ad affiancamenti individuali, attività artistiche, viaggi esperienziali, incontri di rete.
Dopo due anni, grazie al contributo della Fondazione CRC, il progetto ha potuto proseguire nei mesi dell’estate 2023. In questo modo, i ragazzi e le famiglie che hanno scelto di partecipare ai percorsi hanno potuto trovare una continuatività evitando la frammentazione.
Gli eventi del 5 e 6 settembre
Tornando alle serate di inizio settembre, come spiega Anna Ruscazio, referente per l’associazione Diapsi Odv, “gli enti pubblici e privati che a diverso titolo si occupano di salute mentale sul territorio dell’Asl Cn2 insieme ai comuni e ai consorzi- socio assistenziali, si sono attivati negli ultimi anni per una crescente collaborazione nella cura delle persone con sofferenza psichica e per avviare la costruzione di un modello di cura orientato alla recovery, che vuole cioè mettere al centro gli utenti coinvolgendo le loro famiglie e attivando la cittadinanza. Un modello che ha bisogno di dialogare con altre esperienze, utili a offrire spunti di riflessione ed esempi di buone pratiche”.
Per quanto riguarda il concetto di recovery, esso assume un’importanza centrale nel mondo odierno della salute mentale. E’ preferito all’etichetta di “guarigione dalla malattia” e quindi come esito atteso di una serie di interventi. Col termine recovery si identifica piuttosto un processo di ri-appropriazione del proprio percorso di vita da parte di soggetti portatori di fragilità psichica. Il progetto si propone di attuare interventi che ruotino attorno a due cardini principali: da un lato il ruolo assegnato agli utenti individuati – che non saranno solo i beneficiari delle azioni del progetto, bensì protagonisti delle scelte circa gli obiettivi da raggiungere e gli strumenti da utilizzare; dall’altro quello del modello di riabilitazione psicosociale, che presuppone che il miglioramento della qualità della vita delle persone portatrici di sofferenza mentale trovi risposta non solo a livello clinico, ma attraverso le effettive possibilità di partecipazione alla vita della comunità locale.
A questo link è possibile guardare il video dell’intervento di Anna Ruscazio a Radio Alba, in cui è raccontato il progetto e si riflette sulla tematica della salute mentale: https://fb.watch/mLrelTjc3I/
Progetto Emmaus
Interessate il progetto proposto dal relatore De Stefani,interessante che parole chiavi come amore responsabilità ascolto etica
siano scritte in progetti e son state considerate come apporto lavorativo in senso professionale da attuare da operatori.
Interessante che da utente queste parole le ho imparate nella vita,nonostante la mia ignoranza e fragilità mentale,le porto a vivere nel mio quotidiano,perché la vita insegna,ma poi bisogna essere un bravo allievo!!!
Triste è:quando ti affidi a operatori che operano con freddezza,rigidità, in una gerarchia direngenziale che fa terra bruciata all’utente,quando porta in luce delle criticità,vissicitudini spiacevoli ,di mancanza di rispetto,dignità e …diritti.
Quindi quando si parla nelle slide di Giovanni,bene!,quel Giovanni sono io,e desidero un servizio fatto di operatori professionali che tuteli le mie risorse,potenzi le mie capacità,sappia accompagnare nella mia strada,e nn mi abbandoni nel momento in cui mostro le criticità di operatori che mancano di responsabilità,etica,di umanità!!!
Perché’ a questo punto meglio vadano a fare il mio lavoro:le pulizie e lavaggio piatti,perché nn pulita un area o rotto un piatto nulla succede,ma calpestare la dignità,i diritti,l’etica di una persona fragile è altra roba!!!
Quindi al convegno è stato interessante la reazione dei presenti,si capisce molto dalla mimica,quanto è reale la distanza tra il dire e il fare…c’è l’oceano!!!
Ringrazio solo la vicinanza del relatore De Stefani ,per i molti blasonati laureati ho compreso che siete nell’oceano!!
Fate un favore alla vostra intelligenza e soprattutto alle persone fragili…fate che quelle belle parole delle slide con l’esempio di Giovanni,sia reali😉