Nelle scorse settimane è stata formalizzata la fusione tra la nostra cooperativa e cooperativa Laboratorio. Oggi le due entità confluiscono sotto il nome “Progetto Emmaus” e contano insieme 265 dipendenti, 90 ospiti nelle strutture e oltre mille beneficiari dei vari servizi. Tutto questo si è realizzato con energia ed entusiasmo ma anche affrontando inevitabili complessità organizzative e fatiche emotive. C’è stato un prima e un durante. Una zona preliminare che ha richiesto impegno e dosi supplementari di speranza ed energie, mobilitando paure e sogni, incontri e analisi critiche. In un momento storico in cui tutti si ingrandiscono e perseguono orizzonti di ampiezza, l’interrogativo era: come riuscire a mantenere l’umiltà delle origini, il radicamento nel piccolo, la dimensione di umanità che consente l’atto di cura? Un work in progress del quale essere consapevoli per lavorarci quotidianamente.
Racconta un operatore di Progetto Emmaus dell’area Salute mentale: “La notizia del percorso di avvicinamento che avrebbe potuto portare ad una fusione fra noi e Laboratorio ha suscitato in me, come credo in molti soci, sensazioni contrastanti. Da un lato la consapevolezza che i cambiamenti sono una componente vitale per ogni organizzazione e che, per quanto a volte faticosi, portano alla luce energie nuove e preziose. Dall’altro il timore che le mutazioni possano andare ad indebolire il senso di appartenenza, costitutivo dal punto di vista identitario della nostra cooperativa. Confido nel fatto che il valore dell’incontro fra persone impegnate in uno stesso percorso sia ancora oggi uno degli elementi distintivi e caratterizzanti della dimensione cooperativa, e che mi permettono di guardare al futuro con fiducia”.
Un altro operatore, questa volta di Laboratorio, dice: “Quando nel 2019 abbiamo iniziato a riflettere in modo concreto sul futuro, le parole chiave che hanno da subito caratterizzato le riflessioni sono state: benessere e solidità. Il benessere delle migliaia di persone “fragili” delle quali ci prendiamo cura ed il benessere di noi operatori. L’altro dogma doveva riguardare la sostenibilità futura, in modo da dare continuità all’operato. Oggi abbiamo la possibilità di costruire insieme un domani sostenibile e una grande e bella storia di cooperazione vera. Dico “vera” perché la fusione appena avvenuta e diventata operativa in queste ore è stata il frutto di un lavoro di conoscenza, avvicinamento e fusione impostato a partire dalla base sociale e condiviso con tutti i livelli di entrambe le cooperative. Sono grato (e sempre lo sarò) ad Emmaus per l’accoglienza riservata indistintamente”.
Un’altra operatrice di Progetto Emmaus, appartenente all’Area disabilità, racconta di aver sempre considerato la fusione come una opportunità di crescita, in particolare “per la possibilità che ci veniva offerta di conoscere nuovi colleghi e condividere modelli di lavoro diversi dai nostri. A febbraio 2023 abbiamo iniziato ad allargare gli incontri di area ai coordinatori della cooperativa Laboratorio. Oltre che conoscere le persone siamo andati a visitare le loro strutture. Negli incontri di area ci siamo sostanzialmente raccontati. Il tutto è sempre stato fatto “senza giudizio”, nel senso che non ci siamo mai spinti a formulare valutazioni su quale modello fosse più efficace, maggiormente efficiente, eccetera. In quest’anno abbiamo incontrato, conosciuto ed apprezzato i coordinatori, mentre sono rimasti in questa prima fase sullo sfondo i colleghi oss ed educatori delle varie strutture.” E conclude: “Io credo che non si possa parlare di fusione immaginando semplicemente che Laboratorio diventi Emmaus. Penso che la nostra sfida sarà quella di dar vita a un qualcosa di nuovo, diciamo un “Emmaus 2.0.”, in cui ci sia la possibilità di creare un nuovo modello organizzativo e operativo. Qualcosa di nuovo che al momento non esiste e sarà frutto di un processo che non immagino breve ed immediato, ma che sicuramente ci arricchirà tutti”.
Una delle fatiche è portata dalla voce di chi ha curato il processo amministrativo, burocratico e fiscale necessario alla fusione. Dicono le lavoratrici di Progetto Emmaus: “Ci siamo rese conto che il fatto di ingrandirci, per ora, ha avuto l’effetto di aumentare i carichi di lavoro, senza sapere e prevedere quando se ne vedrà il beneficio con un nuovo equilibrio.” La fatica riportata riguarda dunque la nuova complessità da mettere a sistema, con il processo organizzativo, il cambiamento che le lavoratrici e i lavoratori amministrativi hanno dovuto gestire in tempistiche contenute sul fronte delle buste paga, del sistema di caricamento ore, processi di fatturazione e altri livelli da rivisitare.
Un’altra operatrice di Laboratorio conclude con riflessioni simili dal punto di vista pratico: “Sotto il profilo operativo la fusione si è rivelata (e si sta rivelando, perché siamo in pieno passaggio) in linea con le aspettative e come mi immaginavo: un’infinità di incombenze burocratiche. Succede che facendo una cosa se ne presentano almeno altre due, con la sensazione che ci sia un meccanismo perverso che moltiplica le incombenze anziché smaltirle.” Il processo di cambiamento richiede energie di coltivazione e atti costanti di cura, integrazione e cucitura relazionale. Non è soltanto una mutazione operativa o un’aggiunta di servizi al repertorio, ma il tentativo di ripensare in modo globale l’identità collettiva, l’opportunità di aggiungere meccanismi di solidarietà nelle metodologie di progettazione e realizzazione, di costruire ponti etici e inclusivi sulle comunità di riferimento e immaginare modi di lavorare sempre più orientati alla tutela dei diritti delle persone.
Alberto Bianco, presidente di Progetto Emmaus, aggiunge: “Ringrazio tutte le operatrici e gli operatori per le energie messe in campo in questo anno straordinario, la pazienza dimostrata e la passione nel lavoro quotidiano. Stiamo realizzando un grande progetto che ha come obiettivo lo sviluppo e la sostenibilità di Progetto Emmaus domani e nel futuro. Lavoriamo per coniugare l’entusiasmo e la passione con la concretezza di un gruppo allargato e la necessità di garantire nuovi equilibri e proporre a tutti spazi di scambio e di crescita.”
Conclude Bianco: “Dobbiamo proseguire così, concedendoci il tempo di conoscerci meglio giorno per giorno per armonizzare i modelli di intervento, coniugando i punti di forza ed affrontando le naturali debolezze che possono emergere in un momento di cambiamento. Le storie delle due cooperative ed il loro radicamento al territorio sono lì a dimostrare che nei momenti delicati possiamo dare il meglio e generare miglioramenti nel nostro modo di lavorare e nel modo di affrontare i bisogni delle persone, bisogni in continuo cambiamento. Credo fermamente nella capacità e professionalità dei 265 lavoratori e lavoratrici di interpretare al meglio questo percorso innovativo con passione, fiducia e determinazione”.
Progetto Emmaus
Nelle foto: le parole dei soci e lavoratori legate al processo di fusione, alcuni momenti di incontro durante il processo tra le due cooperative, la locandina della giornata di incontro tra operatori di Emmaus e Laboratorio.