“Dopo 10 anni sono tornato nel mondo. Sono entrato in un supermercato e ho sentito i suoi 100 odori. Ho ripreso a vivere”, ha raccontato uno dei protagonisti del progetto “In viaggio con Arlo” durante un incontro di gruppo.
Prima si chiamava “La Valigia di Arlo”, iniziato nel 2021. La seconda edizione a partire dal 2023 cambiava nome in “In viaggio con Arlo”: il programma si è strutturato in diverse azioni ed era dedicato ai ragazzi di età compresa tra i 16 e i 24 anni con esperienza di disturbo mentale in ambito psichiatrico, alle famiglie e alla comunità circostante. Le azioni si sono svolte sul territorio di Alba e Bra (75 comuni). Il tentativo è stato quello di creare una forza coesiva per superare la frammentazione dei sistemi sanitari pubblici e privati, un unico dispositivo in grado di aggregare le energie presenti sul territorio. La rete di partner era infatti costituita da una molteplicità di attori: l’ente capofila è la cooperativa sociale Progetto Emmaus, a cui si affiancavano l’Asl Cn2 Alba Bra (nelle strutture del Dipartimento di Salute Mentale, la Neuropsichiatria Infantile e il SerD), l’associazione di Promozione Sociale Pons, l’associazione Di.A.Psi Alba Bra OdV, la cooperativa sociale Alice, il Consorzio socio assistenziale di Alba e il Servizio Sociale Intercomunale Ambito di Bra, i comuni di Alba e Bra.
Ha spiegato il direttore della nostra cooperativa, Davide Tedesco, riprendendo la testimonianza del ragazzo che si sentiva “tornare nel mondo”: “La potenza di quelle parole del partecipante al progetto mi ha riportato ad un incontro avvenuto parecchi anni fa con Ron Coleman, paziente del servizio psichiatrico britannico che stava contribuendo, grazie alla sua testimonianza, a diffondere l’approccio “recovery oriented” all’interno dei servizi che si occupano di salute mentale”.
Recovery è una parola che non ha una precisa corrispondenza all’interno della lingua italiana, ma che racchiude in sé diverse sfaccettature. Non è un sinonimo di guarigione clinica, quanto un percorso che l’individuo intraprende insieme alle persone delle quali si fida, professionisti e non, per poter giungere a una vita soddisfacente e attiva anche in presenza del disturbo mentale.
Prosegue Tedesco: “In un contesto, quello italiano ed europeo, che vive un aumento esponenziale nel numero dei giovani e giovanissimi che stanno sperimentando forme di sofferenza mentale che spingono verso l’isolamento, poter dire “sono tornato nel mondo” assume una valenza particolare. Mi riporta al tema della fiducia, della speranza concreta che le cose potranno migliorare, elementi che ogni professionista dovrebbe portare perennemente con sé, nella propria cassetta degli attrezzi, in quanto strumenti imprescindibili per poter innescare percorsi orientati alla recovery. Il 15 ottobre si è conclusa l’esperienza del progetto “In viaggio con Arlo”. Moltissime sarebbero le testimonianze da citare portate da protagonisti, famigliari e operatori che hanno avuto la possibilità di sperimentare sulla propria pelle tutta la complessità e la ricchezza del progetto. Da rappresentante dell’ente capofila chiudo con un ringraziamento a tutti i partecipanti, per l’energia profusa in questi due anni e l’aria di fiducia e di speranza che ho potuto respirare”.
Alberto Bianco, presidente di Progetto Emmaus, aggiunge: “In Viaggio con Arlo e le edizioni precedenti hanno rappresentato un importante spazio di riflessione e confronto tra tutti gli attori che lavorano in salute mentale. Infatti, oltre al fondamentale intervento a favore dei beneficiari, il progetto è stato l’occasione per far parlare tra loro associazioni, servizi pubblici e del privato sociale, e iniziare a mettere a punto un modello di intervento condiviso”. E conclude: “La presenza dei servizi sociali ha arricchito la squadra, perchè sempre più oggi gli interventi vanno strutturati tra realtà diverse. La centralità dei beneficiari e della loro volontà mi sembra sia stato un tratto distintivo irrinunciabile. La sfida oggi è quella di trovare sostenibilità future e linguaggi condivisi sugli interventi da proporre ai beneficiari, e che queste soluzioni siano adeguate ai bisogni che quotidianamente emergono”.