“Scusi assistente… potrei cortesemente avere lo strumento metallico per eliminare la cheratina eccedente l’estremità degli arti inferiori?”. Questa è stata per anni la frase di John quando voleva le forbicine per tagliarsi le unghie dei piedi. Di lui potremmo raccontare decine di episodi, esilaranti, teneri… mi soffermo su uno.
Primavera 1996: iniziano i primi caldi, John vuole fare ritorno alla sua città, Bra. Dopo vari inutili tentativi per ragionare insieme e farlo desistere dall’uscire, di colpo prende la porta e si incammina verso la stazione ferroviaria ad ampie falcate. Lui, che gli orari dei treni li conosce meglio di noi, punta l’obiettivo senza indugi, ignaro dei miei richiami. Venti metri dietro lo inseguo in maglietta, zoccolette, coi guanti infilati nella cintura dei pantaloncini. Cinquanta metri dietro di me arranca Armando, presidente quasi sessantenne che, vista la scena, si è accodato per essermi di supporto: in camicia e con il puciu cerca di raggiungerci. Il tutto tra gli sguardi incuriositi dei passanti.
Epilogo: andiamo tutti e tre in treno a Bra così abbigliati – tralascio per pudore lo scambio di battute col capotreno che ci ha pizzicato ovviamente senza biglietto – prendiamo un caffè insieme al chiosco, un giro ed una sigaretta ai giardinetti. Infine rientriamo in comunità col treno successivo.
Sul volto di John, dietro agli inseparabili Ray Ban, si intravede uno sguardo soddisfatto e appagato. Il lavoro in quegli anni, e fortunatamente ancora oggi, è anche ricordare singoli episodi, belli, divertenti, che hanno accompagnato i nostri turni e sono stati parte della colonna sonora della vita lavorativa in Emmaus.
Marina Galleano
Ps. John, che non si separa mai dai suoi Ray Ban e ama recitare poesie, ne ha anche composte – così diceva. E comunque è stato bello per noi pensarlo. Qui di seguito uno dei suoi must, diventato anche una t-shirt.
Africa, ma dove vai?
Ma dove vai o Africa?
Vai forse verso il passato,
verso la povertà endemica degli slums,
in case di masserizia e di sventura
e squallida povertà e malaria?
O verso il futuro,
verso la radice dei valori
più alti della dignità umana,
l’amore dell’uomo per l’uomo,
in una terra che non conosce brutalità,
ma rinasce sincera, ricca,
moralmente buona e libera…
Bellissimo mery…. divertente immaginarvi in quella situazione e al contempo commovente. Di strada ne avete fatta e ancora tanta ne farete. Sicuramente con fatica, con sudore ma alla fine gratificati per aver reso quasi indipendenti molti di loro. Vi ammiro tantissimo!
Wow Marina… Bellissimo racconto?!!! E bellissima anche la poesia,uno scritto a più mani il tuo