Ricordo quella volta in cui aiutai A., mio caro amico, a farsi assumere dalla Cooperativa. Se in quel caso toccò a me fare un favore a lui, non so tenere il conto delle volte in cui fu esattamente il contrario.
Conoscevo A. da qualche tempo, perché la mia assistente sociale aveva deciso che avevo bisogno di un affidatario, qualcuno che mi sostenesse nei frangenti difficili della vita e aiutasse ad accettarmi per la persona che ero, con tutti i pregi e difetti.
Nonostante A. avesse appena un anno in meno di me, fu una guida in questo pazzo pazzo mondo. Si ritrovò ad interpretare il ruolo del mentore, proprio come Virgilio per il sommo Dante. Ma se Virgilio aveva guidato Dante attraverso l’inferno, A. sembrava avere un compito ben più difficile: fare uscire me dall’inferno che era diventata la vita.
Perché la mia esistenza, sapete, anche se per la maggior parte della gente potrebbe non aver nulla di speciale, in quegli anni sembrava un vero e proprio inferno, un girone senza via di fuga. Ero pieno di fisime e ossessioni, nella testa le paure prendevano la forma di mostri raccapriccianti. Non avevo spettri e nemmeno demoni da affrontare, ma qualcosa che sentivo ben più grave: mi sembrava di non avere uno straccio di opportunità. Una piccola ed unica opportunità, fosse anche solo striminzita… se ci fosse stata mi ci sarei aggrappato con tutte le forze.
Proprio quando tutto sembrava perduto ecco spuntare l’amico A. per restituire il favore: mi parlò della possibilità di entrare a far parte di un gruppo di ragazzi chiamato “Officina e divertimento”. Queste persone, disse, erano come me in cerca di amici e di una soluzione, una valvola di sfogo per i loro problemi. Si trattava soltanto di andare a far una visita alla loro falegnameria, che si trovava in un luogo chiamato Lab 4. Ne parlai con i miei genitori e infine decisi che avrei tentato.
Mai scelta si rivelò più saggia: quando arrivai ero intimorito da mille pensieri che si affacciavano alla mente, avevo un sacco di pregiudizi e paura di non essere accettato. Col passare dei giorni mi resi conto che io e quelle persone eravamo sì diversi, ma allo stesso tempo fronteggiavamo problemi simili. Questo, non so perché, mi dava conforto.
Col tempo imparai a conoscere nuovi lati di me, e a vedere le cose in maniera più serena.
Fu così che presi la decisione, qualche tempo fa, di lasciare casa mia e mia madre e di andare ad abitare in un Gruppo Appartamento gestito dalla stessa Cooperativa.
Oggi cerco di trovare la mia dimensione. E anche “se uno nasce quadrato non muore tondo”, come dice il titolo del libro pubblicato dal calciatore italiano Gennaro Gattuso, io voglio migliorare ancora e prendere dalla vita tutto quello che di buono viene.
Valerio Fiore