Dopo appena quattro anni dalla nascita della Cooperativa Insieme sorgeva il desiderio da parte di alcuni fondatori di partire con un altro progetto ancora più grande: una casa di accoglienza per pazienti psichiatrici. Appoggiai sempre l’idea, dando il mio piccolo contributo per realizzarla pur sapendo che Armando, presidente e fondatore di Insieme, ci avrebbe lasciati per dare vita a questa nuova e importante iniziativa dedicandole tutte le sue energie. La cooperativa nacque col nome di “Progetto Emmaus”.
Per iniziare ad animare la nuova struttura, prima dell’effettiva apertura della casa agli ospiti, ci fu un periodo in cui alcuni volontari della Cooperativa Insieme si recavano nei locali di via Rattazzi per svolgere lavori ad essa commissionati. Nell’estate 1996 arrivarono i primi ospiti.
A quel tempo al piano inferiore dell’immobile c’era l’asilo e la suora direttrice era molto preoccupata che i bimbi incontrassero i ragazzi. Dopo un breve periodo, col dissiparsi di timori e apprensioni, i rapporti migliorarono.
Tutto in quel periodo di avviamento veniva affrontato con entusiasmo e al contempo con grande sobrietà; il volontariato era la base essenziale per la realizzazione di molte attività: seguivamo i lavori di ristrutturazione, sistemavamo i locali, cercavamo di reperire quanto necessario senza affrontare spese ingenti. Oggi sembra incredibile pensare che all’inizio non ci fosse neppure un automezzo di proprietà della cooperativa a supporto delle attività degli ospiti; la prima auto di cui potemmo disporre era una Opel Corsa usata donata da Pino, amico di Novi Ligure.
Soprattutto immaginavamo come attuare l’importante principio, condiviso sin dalla nascita della cooperativa, di una vita per queste persone in un contesto del tutto normale. Ognuno di noi contribuiva a modo suo.
Realizzai l’importanza di ricavare un momento ludico nella vita di ogni giorno, perché giocare significa aggregazione e dinamismo. Quindi pensai all’inserimento di un tavolo da ping pong.
Una delle immagini che mi è cara di quel periodo e che spesso torna alla mente è il taccuino su cui Armando – alla Emmaus, così come lo avevo visto fare alla Cooperativa Insieme – soleva annotare con grande cura tutte le entrate e le uscite: una contabilità molto artigianale, che denotava l’estrema attenzione con cui gestiva la situazione finanziaria e gli permetteva di risponderne a terzi con prontezza e grande trasparenza. Ricordando la semplicità di quel periodo, guardo con ammirato stupore a come nel tempo questa realtà abbia saputo strutturarsi, rimanendo radicata ai forti principi che l’hanno mossa sin dall’inizio.
Bruno Barbero