Da sempre nutro un profondo senso di ammirazione per tutto ciò che lascia un segno positivo nella vita delle persone, per tutti quelli che in un qualche modo rimangono… nel tempo, nella storia, sui libri ma soprattutto nel cuore. La cooperativa Emmaus e i colleghi con cui ho lavorato questo segno positivo lo hanno lasciato… e anche profondamente.
Come accade con gli ospiti di cui si prende cura, anche con gli operatori la Cooperativa riesce a smussare gli angoli e le rigidità che talvolta bloccano l’agire. Apro dunque su una delle esperienze che più mi ha coinvolto, basata sul “principio della fiducia” riposta nelle capacità di un operatore.
Come amante della montagna credevo nelle potenzialità curative di questo elemento naturale, se complementari ad una terapia farmacologica. Osservavo con ammirazione i servizi sanitari e sociali che da anni utilizzavano la “montagna-terapia” come strumento di cura e riabilitazione e ad essi avrei voluto unirmi o creare un’attività simile per gli ospiti di cui mi prendevo cura. Ma come sostenevo poc’anzi, alcune rigidità bloccavano il mio agire: la paura di non essere all’altezza di un progetto nuovo, di non saperlo portare avanti e di non sapere come affrontare le difficoltà in arrivo. Ed è qui che Cooperativa e colleghi mi fecero sentire una forte presenza, trasmettendomi fiducia e la sensazione che non sarei stata sola. Perché ci credevano… ci credevano più di me.
Nacque così un’esperienza piccola, ma bella. Dal 2016 al 2018 ogni mese organizzammo una gita in montagna, ogni mese l’opportunità di staccarsi dalla quotidianità per raggiungere luoghi dove regna la quiete e dove spesso è più semplice sintonizzarsi col proprio stato d’animo, ascoltarlo. Valle Ellero, Valle Gesso, Valle Stura, Valle Maira, Valle Varaita, Valle Po, Val d’Aosta. Abbiamo camminato insieme ammirando laghi, cascate, grotte, faticando non poco per raggiungerli e a stare insieme, ma sempre nel rispetto reciproco…
Ci ritrovammo una sera in un’ovovia valdostana che conduceva in un rifugio nel piccolo borgo di Chamois, ad ascoltare le note di un concerto blues suonate da artisti stranieri, per poi rientrare in tarda serata con pile frontali al nostro dormitorio. Momenti belli, persone belle che, come dicevo, lasciano il segno.
Luana Giordano