Una canzone di Fabrizio De André ci ricorda che “…è triste sentirsi adulti senza essere cresciuti”; non a caso parto da una canzone per collegarmi alla moltitudine di emozioni, pensieri, immagini che associo a persone e luoghi con i quali “Progetto Emmaus” mi ha messo in relAzione.
Senz’alcuna velleità di giudizio credo che, a ragione, possiate sentirvi “adulti” proprio perché, in questo tempo, siete cresciuti; perché come uno dei protagonisti del film “Nel corso del tempo” potete dirvi: “…mi sento come uno che ha dietro di sé un certo tempo e questo tempo è la mia storia!”. Ecco… la Vostra storia! Una storia che ciascuno di Voi, in ogni momento, può ri-conoscere e raccontare/rsi al di là di ogni (auto)celebrazione; e in questa storia “mi fate posto”, mi permettete di esserCi. GRAZIE! è bello “metterCi a tavola” e… “farFesta!”, fermarsi, condiVivere appartenenze, destino comune.
Nel tempo, le parole che ci hanno avvicinato, i progetti che ancora oggi orientano i nostri sguardi, sono espressione dell’impegno che mettiamo nel co-costruire un futuro dopo di noi che ri-guardi Tutti, che restituisca alle persone con disabilità, alla fragilità, “posto e ruolo” in un mondo capace di attribuire valore a ogni diversità, nel quale “essere Adulti”, ben più di un dato biologico, è la capacità di sapersi interdipendenti.
Mentre scrivo vedo i volti, le rughe, i sorrisi, le preoccupazioni, gli abiti, i tatuaggi delle persone; vedo le luci e i colori della vostra terra. Sento voci, ascolto parole; ricordo il calore dei confronti, gli odori e i sapori della convivialità, un caleidoscopio di momenti che col-legano alle Vostre “radici” e alle vostre “ali”.
Ancora una citazione musicale, questa volta di P. A. Bertoli, mi aiuta a dire come Vi vivo: un’“Impresa sociale” con i piedi nel passato e lo sguardo dritto e aperto sul futuro!”.
(con) Il cuore nel futuro non vuol essere un richiamo enfatico ma solo sottolineare che Tutti, nessuno escluso, abbiamo bisogno dell’“intelligenza del cuore” per provare a lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato. Parafrasando E. Morin, abbiamo bisogno di farCi dono di un sentire/pensare che distingue e unisce e non di uno che isola e separa! Buona Vita a Tutti Noi.
Gianfranco Caramella (formatore)