Il mio servizio civile si è svolto nei gruppi appartamento e nella comunità terapeutica che lavorano nell’area della salute mentale. Se dovessi riassumere l’esperienza, direi che è stata un atto di scoperta e di crescita non solo professionale, ma soprattutto personale.
Ho deciso di intraprendere il percorso perché affascinata da quel mondo, da persone che chiedono aiuto agli operatori per superare crisi o ansie e poco dopo li vedi prepararsi per recarsi a lavoro o a scuola. In quei gesti vedevo forza e voglia di mettersi continuamente in discussione.
Gli ospiti delle strutture mi hanno permesso di entrare nelle loro case, nella loro delicata e a volte instabile quotidianità. Mi piace ricordare il profumino della pasta che la signora P. mi faceva trovare tutti i giovedì a pranzo. C., invece, mi preparava il caffè tutti i venerdì perché “è bello potersi fermare intorno ad un tavolo a chiacchierare”. Per un attimo i problemi si fanno più piccoli. Gli ospiti mi hanno insegnato l’importanza dei silenzi e della spontaneità che a volte rende “bizzarri”, ma autentici e spontanei.
E’ difficile raccontare le emozioni provate in un anno di servizio. Sono tante, troppe e a volte amplificate. Osservavo gli operatori: li vedevo dare consigli, supportare, ascoltare e affrontare la quotidianità insieme a loro con rispetto, delicatezza, senza esprimere giudizi e con una dose di alleanza per niente banale e costruita nel tempo.
Così ho capito che fare questo lavoro significa imparare a valorizzare una persona nella sua unicità, forse non sempre conforme ai canoni che la società impone. Significa prendere per mano e accompagnare verso nuovi obiettivi. E crederci. Crederci con loro. Significa sbagliare, perché nulla è certo, ma rialzarsi insieme e non perdere mai la voglia di sognare un futuro realizzabile. Più che “rinascita” la chiamerei recupero di gioie e dolori… emozioni!
Ringrazio gli operatori che sono stati per me esempio e ispirazione. Ma il mio GRAZIE più sincero va agli ospiti che mi hanno dato più di quanto io possa aver mai dato loro.
Giulia Rosso