Al termine di un anno complesso, il “vino sociale” di Progetto Emmaus sembra irradiarsi di significati. 8Pari è il nome di un vino che nel suo codice genetico trasmette un messaggio assente nelle ordinarie bottiglie. E’ un atto che antepone il soggetto all’oggetto, che considera valore il processo necessario a produrre e non il prodotto stesso, pur mantenendo una qualità artigianale molto elevata. In un mondo dominato da logiche opposte, in cui domina l’interesse per l’oggetto a prescindere dalla componente umana che lo genera, si tratta di una pedagogia ribelle e di una difesa immunitaria verso l’anomia e l’esclusione.
I responsabili del progetto Alessandro Milanesio e Antonio Murtas in una sorta di “diario emotivo” di fine anno raccontano il continuo divenire di 8Pari
e il suo attraversare la lunga quarantena.
Vino che resiste
“In questo momento l’attività di 8Pari, come tutte le progettualità lavorative e sociali, è condizionata dalla pandemia in corso e dalle misure di prevenzione del contagio. Questo sicuramente incide sull’organizzazione pratica delle nostre attività settimanali, per cui ovviamente indossiamo la mascherina e i dispositivi di protezione individuale: manteniamo, sia sui mezzi di trasporto per raggiungere le vigne che nei filari, il distanziamento sociale, ma tutto sommato portiamo avanti l’attività agricola con costanza. Ad essere penalizzata è la parte di promozione del progetto e la vendita delle bottiglie, elementi importanti perché danno un pò il senso di chiusura e di completezza del lavoro e del coinvolgimento a 360 gradi delle persone fragili che fanno parte della squadra (attualmente cinque tra ospiti e utenti). Partecipare a un evento in cui puoi raccontare ad altri il tuo progetto, in cui puoi degustare il vino frutto delle tue fatiche e narrare la tua storia è un passaggio peculiare di 8pari. Soffriamo quest’assenza. Ma, in un periodo in cui le persone fragili rischiano di rimanere ancora più indietro, 8Pari è un prototipo di una possibile risposta all’esclusione sociale”.
“Mi piace fermarmi a ragionare sul concetto di prototipo, ossia un modello a cui altri si ispirano per costruire futuro. Ecco, se vediamo 8pari in questa accezione, allora possiamo dire che esso rappresenta una difesa importante contro il rischio di aumento di esclusione sociale che può verificarsi in questo periodo: in tal senso ci auguriamo che ci siano altri progetti che vogliano ispirarsi al progetto per dimostrare che è possibile fare vino e cibo (e anche altro perché no?) in modo “sociale”, ponendo l’accento sulla relazione e sulla qualità del prodotto. Siamo disponibili a fornire aiuto e accompagnamento a chi si trova oggi a progettare e costruire risposte che vanno in questa direzione. 8Pari è acquistabile, ad oggi, tramite Whatsapp al numero 3489154618: te lo portiamo direttamente a casa!”.
Alessandro Milanesio
Da molto lontano
“Per comprendere il mio legame con 8Pari torno indietro con la mente, al periodo dell’infanzia. Sono cresciuto in vigna, in Sardegna. Quando venne a mancare mio nonno mio padre installò nuovi vigneti. Io nacqui in quel momento. Sono belli i primi ricordi. Ero piccolissimo, avevo tre o quattro anni e ricordo che andavo in giro a raccogliere le pietre che sarebbero servite a bloccare i pali. Ricordo i cavalli, le prime vendemmie con le forbicine per tagliare i grappoli. In Sardegna non si usano le ceste, ma bacinelle molto grosse. Era un momento di festa e una volta terminato il lavoro andavamo al fiume a lavare gli strumenti. Queste radici sono rimaste anche durante la mia avventura nel mondo sociale. Ho sempre sentito la necessità di appaiare queste due dimensioni: l’educazione al lavoro e l’intervento sociale, per dare la possibilità a persone fragili di offrire il proprio contributo”.
“A un certo punto, circa 15 anni fa, decisi di smettere di fare l’educatore “classico”. Decisi di reinventarmi, volevo spendere il valore educativo nel mondo del lavoro – che restituisce dignità e senso di valore personale. In Progetto Emmaus il vino 8Pari mi ha fatto riscoprire il valore terapeutico del lavoro in un ciclo di vita naturale, accompagnando la produzione nelle varie fasi annuali, nella ciclicità, nell’attesa. La “semina” ad esempio insegna ad aspettare interi mesi prima di gustare il frutto del lavoro. In questo divenire non mancano i momenti critici, come quando ti confronti con una sorta di fallimento che soltanto in parte dipende da te – ad esempio la malattia di un vigneto e la conseguente necessità di estirpare la pianta. Ci è capitato di recente: non è stato facile, ma abbiamo imparato molto. Anche con i ragazzi qualche volta capita che il percorso non proceda come previsto: qualcuno molla, e allora il valore umano e sociale è quello di poterne parlare, confrontarsi, dare voce alle emozioni. Tutto questo è un’operazione di cura, metafora di crescita umana e della sua possibilità terapeutica”.
“Nel 2020 abbiamo vissuto un momento difficile quando è stato deciso di chiudere il progetto a causa dell’emergenza sanitaria. Si era creato un bel gruppo di lavoro, la socializzazione veniva messa in pericolo. Molti ragazzi si affidavano e contavano sul supporto di 8Pari e del lavoro in vigna. Siamo riusciti a mantenere fili per tenerci allacciati. Durante il lockdown il vino ha cambiato nome, abbiamo coinvolto i ragazzi nel processo necessario a sceglierne uno nuovo. E’ stato bello ricominciare lentamente: lo shock iniziale è servito per rinsaldare il gruppo, per mostrarci ciò che è veramente importante”.
Antonio Murtas
Per raccontare il Progetto 8Pari, attività all’interno del progetto “L’interdipendenza: l’autonomia che si fa sistema” co-finanziato con il POR (FSE) 2014-2020 e realizzato nell’ambito della Strategia di Innovazione Sociale della Regione Piemonte WE.CA.RE. (Welfare Cantiere Regionale) con cui abbiamo l’obiettivo di produrre un vino che sia prima di tutto bene relazionale, Alessandro Milanesio l’11 dicembre è stato intervistato, insieme ai produttori Ornella e Giovanni Correggia, dalla testata online IdeawebTv. Il video è visualizzabile qui sotto