Come tutti gli anniversari che vengono celebrati, è inevitabile fare riferimento agli inizi. Quando la storia partì fu un’avventura inedita, scaturita dall’immaginazione e fantasia dei fondatori.
I materiali di cui si disponeva erano pochi e ciò che ne sarebbe venuto fuori non era ancora chiaro. C’era la consapevolezza che stavamo per vivere un’avventura unica su di un terreno delicato ed accidentato, in una terra ancora di nessuno.
Si affacciava l’opportunità di coltivare rapporti nuovi ed originali con enti, associazioni e singoli volontari. Si iniziò con un ristretto numero di amici: Beppe Rossi e Fernanda Caraglio, Mario Priasco, Giovanna e Celso Boggione, la cugina Giovanna di Piobesi, Beppe Bolla, Bruno Barbero.
I primi ospiti erano persone indirizzate a noi da amici. Casi che non avevano ottenuto risposte risolutive o soddisfacenti: Paolo con la sua schizofrenia, Valentina con un figlio problematico e violento, Riccardo senza genitori e parenti, Pierdomenica, Marco, eccetera.
Con tutti si instaurava un rapporto non solo di amicizia ma anche di condivisione con le loro ansie, il loro sogni e le loro paure. E così a poco a poco Progetto Emmaus è aumentata di numero, con persone che riponevano fiducia in noi. Si stipulavano convenzioni e accordi con tutte le Asl piemontesi.
Un grazie a chi permesso questo, ovvero le suore minime del suffragio, proprietarie dell’immobile di via Rattazzi in Alba, che hanno sempre dato fiducia, condiviso i nostri progetto ed aderito alla nostra mission.
Armando Bianco