Nel 2021 c’è chi ha tentato di smussare spigoli e ricostruire ponti laddove due anni di chiusura avevano provocato macerie. Racconti colorati spuntano dai viaggi organizzati dalla Comunità Aurora di Pollenzo: grazie al contributo della Fondazione Crt nell’ambito del progetto “Alza la testa’”, ospiti ed operatori hanno potuto escogitare missioni per uscire dall’isolamento. Storie costituite da un linguaggio semplice, un “lessico famigliare” fatto di cibi, panorami, piccoli ricordi che assolvono una funzione di riparo.
Ad esempio quello della gita di giugno, in Liguria, dove la quotidianità “fuori dalle solite mura” diventa insostituibile medicina. Raccontano le operatrici: “È stata una giornata rilassante e divertente, gli ospiti hanno fatte lunghe passeggiate lungo al mare, il bagno e il riposo sulla sdraio all’ombra. Poi la camminata verso il bastione per mangiare la focaccia, il pranzo in un ristorantino nel centro storico di Laigueglia”. Sempre in giugno, il viaggio a Venasca in un ristorante “immerso nel bosco, da cui dal terrazzo si vedono le mucche al pascolo e la fioritura dei prati. Abbiamo deciso questo pranzo per dare la possibilità agli ospiti di salutare una ex operatrice in un clima di convivialità e di serenità. Nel pomeriggio abbiamo fatto una breve passeggiata nei prati, giocato a palla e raccolto i fiori da portare in comunità”.
Il contatto con la natura e con gli elementi del paesaggio diventano terapia. Come in luglio con la gita al santuario di Valmala in val Varaita: “Siamo sempre andati in inverno con la neve ai bordi della strada e quest’anno abbiamo deciso di scoprire quel luogo con il sole e il bel verde delle pinete. Alcuni ospiti hanno preferito stare sulla panchina a riposare all’ombra e altri hanno intrapreso un breve sentiero tra gli alberi. Verso metà pomeriggio siamo saliti sul pullmino e lasciandoci alle spalle le numerose piccole nicchie di madonnine lungo la strada”. O ancora a Crissolo, dove la natura si unisce all’antropologia del luogo, al contatto umano: “Durante questa camminata gli ospiti hanno osservato in autonomia i fiori e le particolarità architettoniche e una volta seduti su una panchina abbiamo chiacchierato e conosciuto alcune persone anziane del posto che ci hanno raccontato la storia delle borgate”.
In autunno, quando tutto si avvia al riposo, anche la gastronomia può funzionare in maniera curativa: “Abbiamo fatto visita ad una fattoria didattica in Alta Langa, la struttura di Vilma Traversa. Durante il tragitto abbiamo osservato i colori della natura e il susseguirsi di piccoli paesini. Ad attenderci c’era la signora Vilma che ci ha fatto accomodare in una bella sala con mattoni a vista e il caminetto acceso, che conciliava l’autunno ormai inoltrato. Un pasto con materie prime eccellenti e preparato con cura hanno fatto da sfondo a questa piacevole giornata”. E gli animali procurano contatti nuovi, un’intimità estranea capace di stupire: “Dopo pranzo ci siamo preparati per fare la visita guidata alla fattoria: la stalla con gli animali, dove abbiamo potuto vedere un vitellino appena nato il giorno prima ed il caseggiato dove si produce la famosa toma di Roccaverano. All’esterno della stalla abbiamo avvicinato i conigli, gli asini e i maialini”. Il lungo tragitto si chiude con la gita a Verona e il Lago di Garda, e quella Frassino di novembre.
A cornice del cammino risuonano le parole di Patrizia Bonada e Cristina Castelnuovo, operatrici della Comunità Aurora: “Siamo tutti viaggiatori, turisti curiosi. Viaggiare arricchisce la mente e il cuore, dona momenti di gioia e accrescimento culturale. Vuole dire anche organizzare, superare difficoltà e imprevisti che ci formano e forniscono esperienza da utilizzare nella vita di tutti i giorni. Importante che il viaggio, alla fine, sia un’esperienza positiva, dalla quale ritorniamo con il piacere di essere a casa e con la voglia di ripartire. Viaggiare e osservare il bello aumenta l’autostima e il confronto reciproco, aiuta sempre più ad acquisire autonomia e indipendenza con la gioia della condivisione. Tutti devono avere la possibilità di muoversi a proprio piacimento, spostarsi e visitare le mete desiderate, ma nel mondo della disabilità non sempre ciò è realizzabile perché ci si trova a combattere tra il desiderio di viaggiare e l’impossibilità di farlo – oppure il dovere scegliere le destinazioni in base all’accessibilità sia economica che organizzativa. Quando noi viaggiamo non prendiamo soltanto da chi incontriamo sul nostro cammino, ma diamo anche moltissimo: portiamo noi stessi come dono”.
Aggiungono Patrizia e Cristina: “Durante questi anni di pandemia la comunità Aurora è stata isolata per via delle restrizioni. I rapporti umani e il contatto fisico erano limitati e ciò ha fatto scaturire negli ospiti peggioramenti della patologia. Ci siamo trovati ad affrontare richieste di uscita che non si potevano esaudire più di tanto, a spiegare il perché di mancati abbracci e gite fuori porta. Con l’arrivo della bella stagione finalmente ci è stata data l’opportunità di aprire la comunità Aurora in uscita, e di organizzare gite al mare e in montagna, città d’arte e soggiorno estivo. Man mano che si rincominciava ad uscire abbiamo notato un miglioramento a livello di ansia e di umore negli ospiti, alleggerendo di conseguenza il carico emotivo degli operatori. Inoltre, con molta sorpresa tutti hanno dimostrato di essere nuovamente adeguati, collaborativi e pazienti nell’affrontare la routine di un viaggio. Un episodio in particolare ha dimostrato i nostri pensieri. A Verona un ospite durante una telefonata alla mamma ha ringraziato (commosso) di aver avuto la possibilità di partecipare a questa gita in quanto non aveva mai visto una città cosi bella. Ha anche ringraziato la mamma di avere pagato una parte del viaggio, ben consapevole delle difficoltà economiche che stava affrontando la famiglia. Da questo episodio è nata l’idea di formalizzare per l’anno 2022 il nostro progetto, con il nome di “I ragazzi del trolley””.
Progetto Emmaus